Da sinistra a destra solo timidi segnali di apertura, la Dc rompe gli indugi. Cuffaro: “Alla Presidenza della Regione proporremo una donna”
di Raffaella Pessina e Patrizia Penna
PALERMO – Il dibattito sulle elezioni regionali del 2022 si è improvvisamente acceso dopo la tornata elettorale di qualche giorno fa che, in Sicilia, ha permesso ai partiti di delineare, in maniera più netta, scenari e possibili alleanze.
Le riflessioni sul “dopo Musumeci” sono strettamente connesse, forse come non è mai successo prima d’ora, ad un altro grande dibattito, quello legato alla parità di genere in politica che in Sicilia resta ancora un miraggio.
Chi saranno i candidati alla poltrona di Presidente della Regione? Le amministrative hanno risposto solo in parte a questa domanda e i partiti sono al lavoro per trovare la quadra. Pd e M5s avranno il difficile compito di individuare una figura politica che metta d’accordo tutti (e già si invocano le primarie) e di riproporre anche per Palazzo d’Orléans un’alleanza che alle amministrative è stata premiata dai siciliani. Strada in salita anche per il Centrodestra: la riconferma del presidente uscente, Nello Musumeci, continua a provocare qualche malumore.
Quanto all’ipotesi di un candidato donna alle Regionali del 2022, l’impressione è che la coalizione di centrodestra non abbia preso in seria considerazione la volontà di esprimere un candidato donna.
Il Pd, dal canto suo, ha solo accarezzato l’idea di candidare una donna e lo ha fatto attraverso le parole del segretario regionale Anthony Barbagallo: “L’obiettivo del Pd – ha detto al QdS – è garantire una nuova classe dirigente, freschezza e speriamo pure di indicare una donna, che sarebbe un bel segnale. Come lo sarebbe donna diventasse presidente dell’Assemblea regionale siciliana”.
Di speranza, però, si sa, a volte si muore.
Sulla parità di genere, la vera sorpresa arriva dai centristi della nuova Democrazia cristiana di Totò Cuffaro, il futuro candidato alla Presidenza della Regione sarà una donna. È quanto rivela il neo segretario regionale ed ex Presidente della Regione siciliana: “La politica negli ultimi anni ha perso totalmente i valori fondanti della sua missione, noi vogliamo riportarli in auge, per questo promuoveremo in questo campo tutte le donne capaci di esprimere e trasmettere nuovamente emozioni, oltre che professionalità e competenze”. “La Sicilia è pronta per candidare una donna – ha detto Cuffaro – e la Democrazia cristiana riparte da questo tema ideale forte, vogliamo ridare protagonismo a coloro che vogliono difendere i valori della vita”.
La possibilità di candidare una donna alle poltrone di comando della Sicilia (presidenza Regione e presidenza Ars) era stata lanciata dal Quotidiano di Sicilia che, anticipando i tempi, ha portato avanti un dibattito sulla parità di genere che sta avendo grande risonanza mediatica. Il QdS ha sondato, con interviste ai capigruppo dei partiti (e non solo) presenti a Palazzo dei Normanni. Molte le riflessioni nelle quali si esprimevano dubbi in merito, per la difficoltà di trovare una donna con capacità ed esperienza. In qualche caso, è stato proprio il discorso sul merito a servire ai deputati da “assist” per non affrontare del tutto la questione.
Il percorso non sarà tutto rose e fiori , questo lo sapevamo già. Perché come ha detto la deputata regionale Marianna Caronia c’è “la percezione di un asse totalmente contrario alla parità di genere”. Agli ostacoli di natura ideologica, si aggiungono quelle di natura legislativa. La Sicilia “fuori legge” deve al più presto dotarsi di uno strumento normativo che regolamenti la doppia preferenza di genere alle elezioni regionali. Senza tale strumento il rischio ricorsi diventa concreto così come assai probabile è che dai ricorsi scaturisca la paralisi dei processi elettorali. Da mesi il disegno di legge sulla doppia preferenza di genere (che modifica la legge elettorale) si trova nei cassetti della prima commissione legislativa permanente Affari istituzionali dell’Ars. Dopo le audizioni dei sindacati e delle associazioni coinvolte, il presidente della commissione aveva fissato il termine degli emendamenti che dovranno essere discussi. Una volta esitato dalla commissione di merito, il documento andrà in Aula per la sua definitiva approvazione.