Regione, no ai sussidi ora solo investimenti - QdS

Regione, no ai sussidi ora solo investimenti

Carlo Alberto Tregua

Regione, no ai sussidi ora solo investimenti

sabato 09 Gennaio 2021

Attivare lavoro produttivo, non passivo

La Regione continua nella sua politica suicida che è quella di dare sussidi e prebende a tutti, oltre che continuare nell’altra politica suicida che è quella di assumere, assumere e assumere nella Pubblica amministrazione personale non qualificato, perché non ha attraversato il necessario esame del concorso pubblico.
Come è noto, il lavoro della Pubblica amministrazione – senza organizzazione e fondato su piante organiche obsolete che non hanno alcuna connessione con le esigenze dei nostri tempi – è un lavoro passivo, cioè non è produttivo di ricchezza.
È noto anche a chi ha poche informazioni di economia che solo il lavoro produttivo, cioè quello che genera ricchezza, aiuta i cittadini a vivere meglio, perché sforna prodotti e servizi di pubblica utilità.
Ora, si dirà che anche i dipendenti pubblici sfornano servizi. è vero. Però solo se i servizi sono utili ai cittadini, se sono prodotti in tempi necessari e non di più, se costano il meno possibile: se fosse così sarebbero utili. Ma non è così.

La politica economica della Regione non può essere più indirizzata all’assistenzialismo, alla distribuzione di mance, sussidi, consulenze e così via, ma deve sterzare per fare un’inversione a U, per indirizzare tutte le risorse disponibili agli investimenti in infrastrutture, in immobili per le scuole e per le Pubbliche amministrazioni regionale e comunali, che così eviterebbero di pagare canoni a vuoto.
La Regione deve supportare le attività produttive, manifatturiere, agricole, commerciali, artigianali e dei servizi, facendo correre i suoi enti finanziatori come Irfis, Crias e Ircac.
Al di là di questi ovvi suggerimenti, vi è la questione di fondo e cioè la nuova, moderna ed efficiente organizzazione della Pubblica amministrazione regionale, nella quale sono pagati oltre tredicimila cedolini ogni mese, fra dirigenti, funzionari e dipendenti.
A riguardo, non sappiamo se i cedolini vengano ancora fatti a mano oppure se il procedimento sia stato interamente digitalizzato. Come non sappiamo, e siamo in attesa di informazione dall’assessorato competente, se tutti i fascicoli in entrata, in lavorazione e in uscita, siano stati digitalizzati, per cui essi sono tracciati e si può rilevare senza incertezze il tempo che impiegano nel percorso fra l’entrata delle richieste e le uscite delle risposte.
Il Piano Triennale del Fabbisogno del Personale, redatto dalla Regione, non tiene conto del carico di lavoro per Dipartimento, Area, Servizio e Unità intermedia. Questo l’abbiamo scritto piu volte, con la conseguenza che esso è destituito di fondamento in quanto prima di determinare tale fabbisogno, ogni azienda pubblica che si rispetti dovrebbe determinare quale sia il carico di lavoro, vale a dire le richieste in entrata cui vengono date risposte, positive o negative, in uscita; viene predeterminato il tempo del percorso del singolo fascicolo e, solo dopo, quanti addetti dei diversi livelli siano necessari per evadere le richieste di cittadini, imprese e altri enti che necessariamente devono transitare dalla Regione.
Non ci risulta che tale Piano Triennale del Fabbisogno sia stato redatto con questi criteri di efficienza, per cui la determinazione in oltre tredicimila persone è campata in aria. Potrebbero volercene solo seimila o ventimila.

La questione è vecchia come il cucco, ci siamo tornati tante volte e saremo costretti a ritornarci poiché non vediamo un cambio di mentalità nel funzionamento della Regione, nonostante il presidente Musumeci abbia più volte dichiarato che sette decimi del personale regionale sia inutile.
Abbiamo chiesto con Pec, e siamo in attesa di risposta, di sapere qual è il carico di lavoro complessivo dei dodici dipartimenti e della presidenza della Regione, enumerato in fascicoli in entrata, evasi e in giacenza alla fine di ogni anno, per il 2019 e per il 2020. Questo parametro è già indicativo del rapporto fra dipendenti e pratiche evase e dà il metro di efficienza o inefficienza dell’apparato regionale. Ovviamente andrà paragonato con quello di altre Regioni.
Riepilogando, due grandi innovazioni occorrono da oggi alla conclusione della legislatura: 1) Serve una svolta nella spesa da quella cattiva corrente a quella indispensabile per gli investimenti; 2) è necessaria un’inversione a U sul funzionamento dell’apparato regionale per passare da inefficiente, come ora, a efficiente, come serve ai siciliani.
Restiamo in attesa di sentire il presidente della Regione per sapere se intenda imboccare la strada del Risorgimento Sicilia.

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