Requiem per una morte annunciata - QdS

Requiem per una morte annunciata

Antonino Lo Re

Requiem per una morte annunciata

Giovanni Pizzo  |
mercoledì 24 Agosto 2022

Il quadro del centrosinistra, isolano e nazionale, era in confusione da mesi, e la fine dell’alleanza di governo sotto Draghi ne è stata la lapalissiana conseguenza

Su questo sito, ma non solo, la predizione era netta ed acclarata da prima che le primarie del centrosinistra fossero celebrate. Il quadro del centrosinistra, isolano e nazionale, era in confusione da mesi, e la fine dell’alleanza di governo sotto Draghi ne è stata la lapalissiana conseguenza. Era chiaro soprattutto alla base dei partiti, agli iscritti, ai simpatizzanti, a tutti. Tranne ai dirigenti del centrosinistra isolano, che per mesi hanno fatto la parte degli struzzi quando la calura è cocente. Qui sotto, dentro la sabbia, è tutto a posto, dicevano. E per mesi si sono inseguiti tra allarmi e rassicurazioni, tutto tiene dicevano. Non teneva nulla ovviamente, se non la speranza di mantenere alcune caselle concordate tra di loro, questo a te e questo a me. Poi il surriscaldamento della campagna elettorale nazionale ha portato i nodi al pettine, e si è visto che il re, l’alleanza anomala siciliana, non era un vestito a festa, ma di una nudità cruda ed impietosa. Oggi dalle fonti ufficiali del PD si grida allo scandalo, perché Conte per qualche dollaro in più alle nazionali ha fatto perdere il centrosinistra in Sicilia.

Ma perché se fossero rimasti insieme vincevano? E se vincevano avrebbero candidato un’icona sopportata a stento dai dirigenti piddini come la Chinnici? Se c’erano i presupposti di una vittoria, che non si improvvisa, si costruisce con liste forti e rappresentative, non sarebbe stato candidato il vicesegretario Provenzano da almeno sei mesi?

La verità che il PD sapeva che in Sicilia perdeva, ed aveva fatto un patto locale con Cancelleri, che invece ci teneva moltissimo. Poi il vecchio Grillo ha parlato e ha segato Giancarlo il bicandidato, lasciandolo a combattere a mani nude, insieme ad i suoi colleghi esodati. Uno vale uno e voi non valete più, la sintesi dell’elevato, vi ho fatto fare il giro ma la giostra è mia, ve lo ha detto pure Di Battista, che infatti non ci sale.

Il PD locale, non potendo contare sui posti al sole del governo regionale, cercava di salvare a Roma parte della nomenclatura, perché una parte sarebbe stata esodata, soprattutto gli orfiniani, a questi si aggiungono, per pelosi veti, sia Lupo che Villari, nonché la tragica farsa giocata a Cracolici. Ma con il colpo di testa all’incrocio in zona Cesarini di Conte, che va per la sua strada in solitaria, candidandosi addirittura a Palermo, tutto salta, soprattutto la messa in piega di una Chinnici, che potremmo definire basita dal dolore stupefatto come una Pietà di Michelangelo.

Mentre scorrono le note della Requiem di Mozart, il segretario del PD catanese, Angelo Villari passa armi e bagagli alla verace lista di Cateno De Luca, che finora aveva predetto tutto. Ma Zarathustra Cateno è andato più in là. Quota il centrosinistra spaccato sotto il 30, Armao nettamente sotto il 5, e quota Schifani a non più del 33, scenario in cui Lui si vede verso la vetta 40, sfruttando un fiume carsico, irrilevabile di voto disgiunto.

Questi sono gli aruspici, la realtà oggi è una marcia funebre, lenta e funesta da camposanto e non più da campolargo. Verranno cercati pallidi ed emaciati capri espiatori, ma la dura verità non cambierà.

Così è se vi pare.

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