Riciclaggio, “virus” che prospera grazie al Covid. Il lockdown? Pericoloso assist all'illegalità - QdS

Riciclaggio, “virus” che prospera grazie al Covid. Il lockdown? Pericoloso assist all’illegalità

Eleonora Fichera

Riciclaggio, “virus” che prospera grazie al Covid. Il lockdown? Pericoloso assist all’illegalità

giovedì 09 Luglio 2020

Frodi su Dpi, truffe online per raccolte fondi, usura e infiltrazioni mafiose, Bankitalia, "Tra marzo e maggio del 2020 in Italia balzo delle segnalazioni. +8%". Già nel 2019, prima della pandemia, impennata di casi in Sicilia (+26,3%)

PALERMO – Nel 2019 in Sicilia i casi di operazioni finanziare sospette (riciclaggio, finanziamento al terrorismo e transazioni per l’acquisto di armi di distruzioni di massa) sono aumentati del 26,3% rispetto all’anno precedente. Il balzo in avanti, certificato dai dati diffusi dalla Uif (l’Unità di informazione finanziaria di Bankitalia) nell’ultimo Rapporto annuale, è il più alto d’Italia. La nostra Isola, infatti, è in cima alla classifica delle Regioni seguita, da Molise (23,8%) e Basilicata (17,4%).

Lo scorso anno, da tutta Italia, la Uif ha ricevuto complessivamente 105.789 segnalazioni di operazioni sospette, 7.759 in più rispetto al 2018 per un incremento percentuale del 7,9%. Su questo incremento, pesano notevolmente le segnalazioni di attività collegate al riciclaggio: 104.933 rispetto alle 96.946 dell’anno precedente. In crescita anche le segnalazioni legate al finanziamento di programmi di proliferazione di armi di distruzione di massa (86 nel 2019 contro le 18 del 2018).
Per contro, invece, sono diminuite le segnalazioni relative al finanziamento del terrorismo (appena 770 nel 2019 contro le 1.066 dell’anno precedente).

Gli incrementi più significativi, dicevamo, hanno riguardato la Sicilia, Regione dalla quale sono arrivate, in valore assoluto, 7.399 segnalazioni contro le 5.857 del 2018. Tra le province, se si guarda alla distribuzione delle segnalazioni ricevute per 100.000 abitanti, spiccano Catania, Palermo, Trapani e Ragusa (tutte nella cosiddetta “fascia arancione”, con percentuali di incidenza che si aggirano tra il 50 e il 75%). Un discorso a parte, invece, riguarda criminalità organizzata nigeriana. Buona parte dei flussi di denaro intercettati in Italia, infatti, è stata registrata in Sicilia, nello specifico nelle province di Palermo e Ragusa. Anche per quanto riguarda il finanziamento al terrorismo, poi, la maggior concentrazione di segnalazioni ha interessato la nostra Isola (Ragusa principalmente e in misura minore Trapani e Enna). La concentrazione di segnalazioni in queste aree, chiaramente, potrebbe essere legata a una maggiore percezione di rischio dovuta alla massiccia presenza di flussi migratori nelle provincie siciliane.

Stando ai dati diffusi dalla Uif, in totale, le segnalazioni registrate in tutta Italia hanno riguardato operazioni eseguite per 91 miliardi di euro (erano 71 l’anno precedente). Ma come si sono mossi questi soldi? Principalmente utilizzando tre canali: i bonifici postali (nel 31% dei casi), le disposizioni di trasferimento (il money trasfer ha interessato il 23,8% dei casi) e le operazioni in contante (19,7%). Queste ultime, poi, sono state la principale tecnica utilizzata per finanziare le attività terroristiche (con un’incidenza del 27% sul totale). Per quanto riguarda le classi d’importo, invece, il grosso dei movimenti (il 44%) si è concentrato nella cosiddetta fascia intermedia (da 50.000 a 500.000 euro). “Movimentata” anche la fascia sotto i 50.000 euro, cui è riconducibile il 38,3% delle segnalazioni.

Chi sono le “fonti” delle segnalazioni?
Principalmente i soggetti obbligati. Nel 64,5% dei casi, infatti, si è trattato di operatori bancari e di Poste mentre nel 23,3% di intermediari e altri operatori finanziari. Contenute le segnalazioni arrivate dai prestatori di servizi di gioco (6%) e liberi professionisti (4,8%). Minimo il contributo della Pubblica amministrazione che nel 2019 ha inviato appena 47 segnalazioni (nel 2018 erano state 43).

Il lockdown? Un pericoloso assist all’illegalità

Nonostante l’ultimo Rapporto presentato dalla Uif faccia riferimento all’anno 2019, il documento ci offre anche qualche anticipazione sull’anno attualmente in corso. Anche se si tratta di dati ancora parziali, è già possibile fare un primo bilancio per avere un’idea di quanto la pandemia abbia influito sulle attività monitorate da Bankitalia. “Fra marzo e maggio – ha dichiarato il direttore dell’Uif, Claudio Clemente – il numero delle segnalazioni analizzate e trasmesse agli organi investigativi è aumentato di circa l’8% rispetto allo stesso periodo del 2019. L’attività è stata volta anche a comprendere, anticipare e condividere con gli operatori le minacce: frodi su Dpi, truffe online per raccolte fondi, infiltrazioni dei gruppi mafiosi, usura. La realtà che ci attende si preannuncia piena di nuove sfide, rese ancora più impegnative dalla complessità dell’attuale periodo storico. Le scelte strategiche operate e perseguite con determinazione dall’Unità in questi anni puntano su un approccio fortemente dinamico nell’individuazione e nell’analisi delle minacce, nell’interazione con i segnalanti, nell’innovazione tecnologica, nella formazione del personale, nella cooperazione interna e internazionale e si stanno rivelando cruciali per far fronte con efficacia ai nuovi rischi”.
“Le ultime normative italiane – ha sottolineato poi Clemente – ostacolano l’accesso alle informazioni investigative per l’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia nella lotta al riciclaggio. Anche a seguito di gravi problemi riscontrati in alcuni paesi del Nord e dell’Est Europa, a causa dell’infiltrazione nel sistema bancario di rilevanti flussi illeciti, gli organi europei hanno avvertito la necessità di riconsiderare l’effettiva adeguatezza dei sistemi antiriciclaggio dei singoli paesi, delle stesse norme comuni e della loro concreta applicazione. Emerge un quadro normativo europeo che sollecita una ulteriore crescita dei livelli di collaborazione a livello sia domestico sia internazionale”.
“Non sempre in tale direzione – ha precisato il direttore – si sono mossi i recenti interventi legislativi italiani che, per taluni profili, hanno reso di fatto ancor più difficile e complesso l’accesso della Uif alle informazioni investigative, incidendo negativamente sulla capacità di fornire alle altre Fiu (Financial information unit) una collaborazione tempestiva ed efficace. Anche sul fronte domestico, la nuova disciplina ha segnato un arretramento, restringendo ulteriormente il perimetro delle autorità con cui è possibile scambiare informazioni, con il rischio di ridurre l’efficacia complessiva del sistema di prevenzione”.

Il “piano” del Governo Conte, dal tetto al contante al cashback

Come contrastare le attività illegali registrate dalla Uif? Considerando che le transazioni in contante rappresentano ancora una fetta considerevole delle operazioni rintracciate, un assist potrebbe arrivare dalle misure di Governo che mirano a ridurre la circolazione fisica di monete e banconote.

Un primo aiuto potrebbe arrivare già nei prossimi mesi, con i benefici che dovrebbero derivare dal cosiddetto “tetto al contante” entrato in vigore qualche giorno fa. Dal primo luglio, infatti, non sono più consentiti gli acquisti cash per importi superiori ai duemila euro. Il rischio è di incorrere in multe fino ai 50 mila euro. Entro i prossimi due anni, poi, è previsto un ulteriore abbassamento della soglia consentita a mille euro.

Al vaglio del governo, poi, anche interventi per incentivare i pagamenti digitali. Tra le ipotesi, lo sgravio dell’Iva per chi ricorre alla moneta elettronica e il cashback.
Quest’ultimo (l’ex bonus befana) consisterebbe in una sorta di premio per chi predilige l’uso dei pagamenti elettronici.
Nello specifico, il bonus dovrebbe consistere nella restituzione a gennaio di una quota della spesa tacciabile (quindi, non in contanti) effettuata nell’anno precedente.

L’idea del premier Giuseppe Conte è quella di restituire una quota compresa tra il 2 e il 4% della spesa, con un tetto che dovrebbe aggirarsi intorno ai 250 euro, degli acquisti fatti tramite carte e bancomat.

Le perplessità delle opposizioni

Nonostante la limitazione dei pagamenti in contanti sia, indubbiamente, un metodo efficace per contrastare transazioni economiche illegali, qualcuno, dall’opposizione, storce il naso e critica le misure messe in campo dal Governo. In particolare, il tetto al contante entrato in vigore dal primo luglio, non è piaciuto a qualche rappresentante del centro destra e al leader della Lega, Matteo Salvini.

“Il tetto all’uso del contante – ha dichiarato Salvini – è una sciocchezza. Culturalmente credo che ogni cittadino debba poter spendere i suoi soldi dove vuole, come vuole e quando vuole. Non siamo servi della banca e del bancomat. La Germania non ha limiti. L’evasione fiscale la combatti con i controlli e abbassando le tasse. Abbassando il tetto del contante il risultato sarà che la gente andrà a comprare quelle cose all’estero”.

“Una misura miope – ha tuonato Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati – che, soprattutto in un periodo di crisi, deprimerà ulteriormente i consumi degli italiani e gli introiti per commercianti e imprese. Un’altra picconata alla nostra libertà”.

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