Rifiuti, gli impianti volano della crescita - QdS

Rifiuti, gli impianti volano della crescita

redazione

Rifiuti, gli impianti volano della crescita

sabato 09 Ottobre 2021

E’ ormai evidente da decenni che il ritardo di sviluppo delle nostre regioni del Sud dipende dal gap infrastrutturale esistente, rispetto al resto del Paese

di Chicco Testa
Presidente di Fise Assoambiente

E’ ormai evidente da decenni che il ritardo di sviluppo delle nostre regioni del Sud dipende dal gap infrastrutturale esistente, rispetto al resto del Paese. Mancano ferrovie, strade, aeroporti e fibra ottica, ma mancano anche depuratori, acquedotti ed impianti per la gestione dei rifiuti urbani e speciali. La sfida dei prossimi anni nel campo dell’economia circolare potrebbe essere uno dei volani di crescita dell’economia meridionale. La Transizione ecologica è al centro infatti del “Piano per il Sud 2030” presentato a febbraio 2020 dal Governo. Al Sud è riservata una parte importante delle risorse sia del Pnrr che dei Fondi strutturali 2021-27. Scarti industriali, simbiosi, bioeconomia, gestione sostenibile dei rifiuti urbani sono le parole chiave per una rinascita verde del Sud

Alcuni dati: la raccolta differenziata nelle regioni del Sud/Isole nel 2019 è stata pari al 50,5% del totale dei rifiuti urbani contro una media italiana del 61,3%, e una media del nord Italia 69,6%. Si tratta di 4,6 milioni di tonnellate di raccolta differenziata, destinati nel 2035 a diventare quasi 7 milioni. Una base per lo sviluppo di filiere di economia circolare, specie nel settore della frazione organica e della bioeconomia, considerata la vocazione agricola e agroalimentare dell’area. Filiere che potrebbero integrarsi con parte dei rifiuti speciali prodotti, nel 2018 pari a 33,4 milioni di tonnellate. Resta poi da affrontare il flusso di rifiuti non riciclabili e degli scarti del riciclo, per un totale di circa 2 milioni di tonnellate, destinabili a recupero energetico o a riciclo chimico, superando la mancanza di impianti attuale e l’eccessivo ricorso alla discarica (2,8 milioni di tonnellate nel 2019 pari al 31% del totale, contro una media nazionale del 21% e un dato del nord dell’11%). L’obiettivo europeo è del 10 % al massimo entro il 2035. Il passaggio da discarica a recupero è una grande opportunità per l’economia del Sud.

La situazione attuale registra un forte deficit impiantistico già oggi, destinato ad aggravarsi in assenza di investimenti con il raggiungimento degli obiettivi europei (ricicli, discarica) al 2035. La prima cosa da fare è realizzare gli impianti per il trattamento della frazione organica (digestione anaerobica, con produzione di biometano e compost). Mancano impianti sia per la gestione dell’attuale flusso di raccolta differenziata dell’organico (la sola Campania esporta 475.000 tonnellate anno) che per la gestione dei flussi attesi da qui al 2035 (il raddoppio del valore attuale). Si stima un deficit impiantistico a regime pari a oltre 2 milioni di tonnellate per la sola frazione organica da rifiuti urbani al 2035. Una previsione di investimenti che potrebbe tener conto anche del flusso di fanghi della depurazione civile (650.000 tonnellate di rifiuti l’anno), e degli scarti agricolo/forestali e della diffusa industria agroalimentare. Insomma un pezzo di “bioeconomia”.

Va poi potenziata la rete di piattaforme per il riciclo dei materiali secchi (ingombranti, Raee, pannelli solari, inerti, spazzamento) e degli imballaggi (carta, vetro, plastiche, metalli).

Infine vanno fatti investimenti per impianti di recupero energetico e per il riciclo chimico della frazione combustibile presente negli scarti del riciclo e dei rifiuti non riciclabili. Oggi nel Sud si incenerisce 1 milione di tonnellate di rifiuti urbani (700.000 solo ad Acerra), gli impianti sono pochi (6) e ne servirebbero 4/5 nuovi, a partire dalla proposta di realizzarne rapidamente almeno uno in Sicilia. Il deficit stimato è di circa 1,2 milioni di tonnellate al 2035.

In alternativa si potrebbero valutare investimenti nel riciclo chimico, magari valorizzando i siti petrolchimici esistenti. Un progetto che potrebbe riguardare anche le oltre 5 milioni di tonnellate di Ecoballe ancora stoccate in attesa di destinazione presso gli Stir campani. Un Piano di investimenti complessivo stimato da Assoambiente in almeno 5 miliardi di Euro nei prossimi 5 anni, realizzabile dagli operatori di mercato, a fronte di incentivi e un quadro regolatorio ed autorizzativo chiaro, semplice e stabile. Le risorse del Pnrr e dei Fondi strutturali potrebbero essere usati per finanziare strumenti economici efficaci più che contributi a fondo perduto.

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