Una riforma tributaria ancora work in progress - QdS

Una riforma tributaria ancora work in progress

Una riforma tributaria ancora work in progress

venerdì 19 Aprile 2024

Mancano all’appello numerosi Decreti legislativi in attuazione delle disposizioni della Legge delega 111/2023. Si attendono chiarimenti per settori estremamente importanti quali la riscossione e il sistema sanzionatorio

ROMA – Stentano a decollare i Decreti legislativi contenenti la riforma della riscossione e quella del sistema sanzionatorio, in attuazione delle disposizioni della Legge delega, ossia la numero 111 del 9 agosto 2023. Attualmente ne sono stati pubblicati in Gazzetta ufficiale otto, mentre altri, tra cui quelli sulla riscossione e sulle sanzioni, benché già approvati in via preliminare dal Consiglio dei ministri, sono in attesa dell’approvazione definitiva con l’approdo in Gazzetta.

Sappiamo anche che sono stati pubblicati, in bozza, nove Testi unici, affinché, dopo una “consultazione pubblica”, entro il 13 maggio gli addetti ai lavori abbiano la possibilità di fornire le proprie osservazioni e dare un contributo alla emanazione di un nuovo Codice tributario che, finora, è sempre sembrata un’utopia.

Stratosferica quantità di norme tributarie attualmente vigenti

Non c’è dubbio, infatti, che non è stata cosa facile, e non lo sarà nemmeno nel prossimo futuro, individuare la stratosferica quantità di norme tributarie attualmente vigenti (si parla di circa 1.000 disposizioni legislative), riorganizzale per settori omogenei, coordinarle, abrogando quelle non più attuali. Mancano ancora all’appello, peraltro, altri dei testi unici previsti, come quelli riguardanti l’Irap, la legislazione relativa ai servizi catastali, geotopocartografici e di pubblicità immobiliare.

In ogni caso, i tecnici dell’Agenzia delle Entrate hanno fatto un ottimo lavoro. Peccato, però, che i nove Testi unici presenti sul sito dell’Agenzia per la consultazione pubblica di cui prima si parlava, sono costituiti da più di 3.500 pagine, una quantità che non solo dà subito l’idea del lavoro svolto da coloro che hanno faticato, nell’attuale confusa situazione legislativa, per elaborarli, ma anche delle difficoltà che, una volta entrati in vigore, i contribuenti e gli addetti ai lavori avranno per potere concretamente applicare quanto, nelle 3.500 pagine dei nuovi Codici tributari risulterà alla fine scritto, non mancando di sottolineare che “ignorantia legis non excusat”.

Ma, tornando ai Decreti legislativi riguardanti settori estremamente importanti, come quello della riscossione e quello del sistema sanzionatorio, si è capito che, nonostante già approvati in bozza dal Consiglio dei Ministri, non stiano “trovano la quadra” con la Ragioneria dello Stato, nel senso che cambiare il numero delle rate concedibili ai contribuenti in difficoltà, ovvero, in materia di sanzioni, fare scattare l’eliminazione del doppio binario (amministrativo e penale), incide comunque sul bilancio dello Stato.

La cartella di pagamento entro il nono mese

Dalla bozza di decreto approvato lo scorso 11 marzo, sembrerebbe che, a partire dal 2025, in caso di impossibilità del recupero delle somme dovute dai contribuenti morosi, entro il 31 dicembre del quinto anno successivo all’affidamento del carico all’Agente della Riscossione, avverrà automaticamente il “discarico amministrativo” delle quote non riscosse, ad eccezione dei casi in cui siano in corso procedure esecutive o concorsuali, di accordi di ristrutturazione e transazioni fiscali o previdenziali, nonché per le quote interessate da dilazioni di pagamento. La cartella di pagamento, primo atto esecutivo, dovrà essere notificata al debitore non oltre il nono mese successivo a quello in cui è avvenuto l’affidamento del carico, nonché degli atti interruttivi. Sarà comunque ampliato il numero delle ipotesi di accertamenti “impoesattivi”, ossia gli avvisi e le liquidazioni degli enti impositori immediatamente esecutivi, nel senso che non avranno più bisogno dell’iscrizione a ruolo per l’attivazione delle procedure esecutive da parte dell’agente della riscossione.

Sembrerebbe poi che anche l’istituto della rateizzazione (art. 19 del Dpr 602/73) dei carichi affidati all’Agente della Riscossione subirà un’importante modifica. Sarà possibile, infatti, anche la concessione di un numero massimo di rate pari a 120. In caso di debito non superiore a 120.000 euro, si applicherà un meccanismo che, su semplice richiesta del contribuente che dichiara di versare in temporanea situazione di obiettiva difficoltà, aumenta il numero delle rate (da 84 a 108) di biennio in biennio a partire dal 2025. Quando il debito fiscale è d’importo superiore a 120.000 euro, su richiesta del contribuente, che documenti però la temporanea situazione di obiettiva difficoltà, l’Agenzia delle Entrate può (anzi potrebbe) concedere la rateizzazione delle somme dovute fino a un massimo di 120 rate, anche in questo caso con un meccanismo che, a partire dall’anno prossimo, aumenta di biennio in biennio il numero delle rate.

Per quanto riguarda poi il Decreto sul sistema sanzionatorio tributario, le novità dovrebbero riguardare la revisione della misura delle sanzioni previste per le violazioni amministrative e penali con l’obiettivo di assicurare maggiore proporzionalità della pena rispetto alla violazione commessa (come diverse volte richiesto dalla Corte di Giustizia Europea), l’integrazione fra le diverse fattispecie sanzionatorie, la revisione dei rapporti tra processo penale e processo tributario e l’introduzione di meccanismi di compensazione tra le sanzioni da irrogare e quelle già irrogate (divieto del “bis in idem”).

Occorre infine ricordare come il vice ministro all’Economia, Maurizio Leo, abbia recentemente affermato che, in generale, “l’obiettivo è semplificare il sistema eliminando sovrapposizioni, ma anche rendere più facilmente esigibili i crediti dei contribuenti”.

Ha poi precisato che “le nuove sanzioni amministrative varranno solo per il futuro e non per il passato, saranno operative solo dopo l’entrata in vigore del decreto attuativo”.

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