Doppio sistema di gestione degli aeroporti per rilanciare il turismo in Sicilia

Un doppio sistema di gestione degli aeroporti per rilanciare il turismo in Sicilia

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Un doppio sistema di gestione degli aeroporti per rilanciare il turismo in Sicilia

Antonio Schembri  |
giovedì 30 Giugno 2022

In occasione dei 30 anni di Airgest come gestore dell'aeroporto di Trapani si è fatto il punto sul turismo in Sicilia, come leva per la ripresa economica.

Un dato di netta ripresa, per collegamenti e frequenze dei voli, quantità di passeggeri e presenza stabile di compagnie aeree: tornate, queste, a salire di numero e diventate adesso 7, operative su 15 tratte nazionali e altrettante internazionali.

Dopo una sequenza di fasi critiche che, soprattutto tra il 2018 e il 2021, ha toccato i massimi livelli negativi, prima con l’abbandono di Ryanair e di Alitalia e, a seguire, con le conseguenze della pandemia sull’intero sistema dei trasporti (e di quelle di una guerra in territorio europeo, ancora da valutare), l’aeroporto Vincenzo Florio di Trapani-Birgi festeggia i 30 anni d’attività della Airgest, la società per azioni che lo gestisce dal 1992, con uno stato di salute tornato vitale.

Sui monitor le liste dei voli in partenza e in arrivo si aggiornano adesso con una rapidità fino allo scorso anno ferma al ricordo di bei tempi andati. Ancora niente a che vedere con i poco meno di due milioni di passeggeri fatti registrare nel 2010 dallo scalo fiancheggiato da ettari di vigneti e dagli acquitrini delle Saline di Trapani e Marsala con le isole Egadi sullo sfondo. Ma con una prospettiva di recupero costante che, a fine anno, “potrebbe farci avvicinare a 1 milione di passeggeri”: parola di Salvatore Ombra, tornato a presiedere la Airgest nell’estate del 2019, dopo il ben più fortunato periodo tra il 2007 e il 2012, con un solo anno di tempo concessogli dal governatore Nello Musumeci per riattivare una struttura ridotta in stato pressoché cadaverico.

Lo stato di salute degli aeroporti siciliani

Il trentennale della Airgest offre l’occasione per riflettere sull’attuale stato di salute degli aeroporti di carattere regionale del Mezzogiorno. “Diversi tra questi stanno crescendo in maniera esponenziale, superiore anche al periodo pre-pandemico – afferma Pierluigi Di Palma, presidente dell’Enac, l’ente nazionale dell’aviazione civile – Questo perché se il Covid ha creato grandi problemi al traffico aereo, ha d’altro canto determinato la fidelizzazione dei turisti italiani verso regioni prima meno frequentate: cosicché nel giro di due anni si sta osservando un forte traffico soprattutto negli scali di Puglia e Sicilia, con un volano economico che attinge adesso anche alla circolazione turistica straniera”.

Secondo gli analisti del settore dei trasporti si stanno confermando le previsioni che quello attuale sarebbe stato un periodo di seria crisi, seguito però da una ripresa repentina. “Le garanzie disposte nel nostro paese a tutela dei lavoratori del trasporto aereo si sono rivelate, a differenza di altre realtà aeroportuali europee, un presidio di sicurezza fondamentale per la ripartenza”, sottolinea Di Palma.

Inevitabile, in questo quadro, l’argomento della gestione degli aeroporti. L’idea di un management unitario per gli scali siciliani è ormai annosa e nell’elaborazione del piano nazionale degli aeroporti, una delle linee guida è proprio quella delle reti aeroportuali. “L’orizzonte del nostro governo è di creare un sistema di gestione unitario per mettere in sinergia tutti e 6 gli aeroporti siciliani – dice l’assessore regionale alle infrastrutture Marco Falcone -. Significa riuscire a economizzarne i costi e valorizzarne le potenzialità”.

Le resistenze alla gestione unitaria

Le resistenze però non mancano, legate agli spazi di business. E provengono soprattutto dall’aeroporto di Palermo nei confronti dello scalo di Trapani – Birgi. “Ma si tratta di limiti superabili – considera Falcone -. Se non su una struttura di gestione unitaria a livello regionale, si può perlomeno lavorare su un doppio sistema gestionale, quello della Sicilia Orientale e quello della Sicilia Occidentale. Sarebbe forse la sintesi più efficace”. Ed è in effetti quella verso la quale puntano a incontrarsi gli aeroporti di Catania e di Comiso, dopo l’accordo siglato qualche giorno fa.

Aeroporti da ammodernare e ampliare nel rispetto dell’ambiente

In Italia oggi 14 aeroporti attirano l’80% del traffico aereo. Molti altri quindi rimangono marginali. “Ma è proprio a questi che guardiamo con attenzione nell’ottica dei prossimi 20 anni, in cui la stima del traffico aereo globale indica un incremento da 4 a 8 miliardi di passeggeri – dice Di Palma -. Si tratta di ammodernarli, ampliarli, renderli più efficienti. E di conciliare queste operazioni con la tutela dell’ambiente”.

La sfida dei trasporti oltre il traffico aereo

La sfida dei trasporti, però, non si limita al traffico aereo. “Questa va impostata anche in chiave di mobilità interna, ossia attraverso il potenziamento del sistema stradale e il coordinamento con le altre porte d’accesso alla Sicilia, ovvero la portualità e la rete ferroviaria – sostiene Toti Piscopo, patron di Travelexpo.
Malgrado questi tasti dolenti, la Sicilia è comunque tornata a essere molto attrattiva. Lo scorso inverno il New York Times l’ha collocata al settimo posto tra le mete preferite nel mondo. “È quindi un momento da cogliere per recuperare il tantissimo tempo perduto negli ultimi 40 anni”, aggiunge Piscopo.

Cresce il tempo di permanenza dei visitatori in Sicilia

Un riferimento temporale che si appunta in particolare sulla vicenda dell’autostrada Palermo- Catania: “presa finalmente in carico dall’Anas dopo 40 anni di non manutenzione – dice Manlio Messina, assessore regionale al turismo, che aggiunge: “la Sicilia attraversa una fase di grandi possibilità sul fronte turistico. Lo confermano i riscontri sul tempo di permanenza dei visitatori, passato da 2,6 notti a 3,2 notti”.

Dati che insieme con quelli degli aeroporti siciliani, sono destinati a non bastare senza concreti miglioramenti nel sistema infrastrutturale siciliano. “Oggi – sottolinea Messina – i parametri degli investimenti su questo fronte vengono calcolati in base al numero degli abitanti; ed è un assurdo controsenso che la Sicilia e il Sud si spopolino perché le infrastrutture sono insufficienti o mancano del tutto”.

Turismo come volano della crescita economica

Le attuali 30 tratte giornaliere dell’aeroporto di Trapani-Birgi, “sono il segno di una scommessa vinta con resilienza – dice il presidente della regione Nello Musumeci. Adesso, però, è tempo di capire se davvero il governo regionale voglia fare del turismo il vero motore della sua crescita economica”. Obiettivo raggiungibile se – continua il governatore – si punta fortemente sul segmento del turismo culturale, basato sull’enorme dotazione di beni artistici architettonici e naturalistici della Sicilia”.

Il collegamento aereo è un presupposto di questo processo, ma vi si deve aggiungere necessariamente una rete di servizi di qualità sul territorio: “Inconcepibile – rimarca Musumeci – che, in una regione come la nostra, gli alberghi non siano almeno semipieni a settembre e ottobre; invece in quei mesi chiudono battenti”.

Considerazioni a cui si accompagna qualche dato snocciolato durante la tavola rotonda di ieri a Birgi.
La Sicilia totalizza 5 milioni di turisti all’anno. Il fatto che adesso si fermino una notte in più genera un incremento sul giro d’affari di almeno mezzo miliardo di euro. Ma il sistema turistico regionale viaggia ancora molto in ritardo, sul fronte dei numeri, rispetto, per esempio, a quello delle Isole Canarie, che accolgono 90 milioni di visitatori ogni anno. Oltre al mare, al clima e al patrimonio Unesco, occorre quindi puntare sull’offerta culturale.

“Il ricco programma di eventi per l’estate in corso, soprattutto a Palermo e a Catania, indica che questa scelta è centrale per il governo regionale”, dice l’assessore Messina. Ma l’urgenza è anche quella di poter lavorare in un mercato equo.

“La prossima settimana – annuncia – istituiremo il Cir, il codice identificativo regionale per contrastare l’abusivismo. Chiunque voglia aprire una attività ricettiva, da luglio dovrà mettersi in regola”.

Antonio Schembri

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