Rincari, quattro siciliani su cinque rischiano di annegare - QdS

Rincari, quattro siciliani su cinque rischiano di annegare

Michele Giuliano

Rincari, quattro siciliani su cinque rischiano di annegare

venerdì 04 Febbraio 2022

L’analisi Mec-ConsumerInst sull’aumento dei prezzi: quattro milioni di persone in ginocchio per le continue stangate. La stima: "La spesa annuale salirà a 27.500 euro"

PALERMO – I continui rincari stanno ormai diventando insostenibili per buona parte dei siciliani. A partire dalla bolletta elettrica, passando attraverso i beni di consumo, che siano alimentari o di altra categoria, tutti i prezzi stanno salendo in maniera vertiginosa, con percentuali a doppia cifra che si sono visti soltanto quando avvenne il passaggio dalla lira all’euro.

Questo dicono i dati elaborati dal Mec, Movimento elettori consumatori, e, si legge nelle parole di Claudio Melchiorre, presidente del movimento, ”Sono quattro milioni i siciliani che con quest’ultima stangata si ritrovano ad annaspare”.

In base all’analisi Mec-ConsumerInst, infatti, a consumi costanti, una famiglia siciliana di 4 persone pertanto spenderà nel 2022 circa 9.200 euro su base annua tra spesa e consumi necessari, 2.800 euro per trasporti, 900 euro per l’istruzione dei figli, 4.600 per tasse e contributi, 7.500 per affitti, 600 euro per abbigliamento.

Il budget annuale di una famiglia siciliana 27mila e 500 euro

Il totale del budget annuale di una famiglia siciliana salirà quindi a 27mila e 500 euro, mentre il reddito medio disponibile resterà fermo a 19.500 euro.

Così, “ai due milioni di poveri si aggiungono altri 2 milioni, che appartenevano al ceto medio e che non sanno dove trovare 8 mila euro di spese ordinarie. Siamo nei fatti nella peggiore crisi economica e sociale che l’Isola abbia mai visto dal dopoguerra e il tema non appare nemmeno per sbaglio sull’agenda politica siciliana. Forse qualcuno spera che i siciliani non si accorgano di essere finiti sul lastrico”.

Se i prezzi stanno salendo alle stelle, la stretta per la crisi economica non pare consentire infatti aumenti salariali, e molte imprese resteranno schiacciate in questa morsa tra impossibilità di vendere, con redditi insufficienti, e l’impossibilità di restare aperte, per far fronte agli aumenti di energia e materie prime. Anche il grande flusso delle esportazioni potrebbe entrare in crisi, in questa situazione, visti i prezzi per i trasporti sempre più proibitivi e i tempi di consegna sempre più lunghi, a causa delle difficoltà di reperimento delle materie prime e delle difficoltà logistiche legate all’aumento sproporzionato e velocissimo delle spedizioni in tutto il mondo.

“La bolletta elettrica – dice Melchiorre – per molti è aumentata fino a cinque volte, mentre i trasporti chiedono un dazio che può arrivare al 30%, entro breve”.

Oltre agli aumenti dei prezzi dei beni semi durevoli, i beni di consumo come frutta e verdura sono aumentati del 10%, appena un po’ meno le proteine, con un +9%. Gli aumenti sono generalizzati e a pesare in modo consistente anche il fatto che la Sicilia importa quasi tutto, compresi i prodotti agroalimentari. Anche la produzione locale parte dall’isola per le centrali di lavorazione del centro nord, per poi tornare con un ricarico notevole sia commerciale che per trasporto, per cui è difficile comunque contenere la spesa, anche per beni di prima necessità. Se si guarda alla bolletta elettrica, la spesa per kwh per una famiglia siciliana oggi è arrivata a 46,3 centesimi per chilowattora. Lo scorso anno, la stessa unità costava 20 centesimi, con punte di 30 nel mercato libero.

Nonostante i limiti agli oneri di sistema, l’aumento della bolletta elettrica, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sarà, quindi, di due terzi. Questi aumenti potrebbero portare al tentativo di rinnovare il parco grandi elettrodomestici, con l’acquisto di prodotti a minor consumo, anche nell’ottica dell’utilizzo di bonus disponibili al momento. Le buone intenzioni però cozzeranno con un aumento generale dei beni semidurevoli che si stima attorno al 20%.

Ancora peggio se si guarda al gas per riscaldamento. Tra settembre 2021 e febbraio 2022 ci sono stati due aumenti: uno di 66 centesimi e l’altro di 36, con un totale di 102 centesimi di euro. La spesa per metro cubo di gas sale a 162 centesimi, contro i 60 centesimi al metro cubo di appena pochi mesi fa, portando la spesa mensile media a 120 euro al mese.

Gli aumenti dell’energia hanno comportato anche un aumento dei prezzi di pellet di legno, sansa, nocciolino del 20%, in media, per semplice aumento della richiesta, portando la spesa media per una famiglia che vive in un appartamento di 80 metri quadri, a circa 100 euro al mese per il solo riscaldamento, sempre confidando nel fatto che il clima non rigido duri per tutto l’inverno in corso, mentre comincia la pressione per aumentare anche il prezzo dell’acqua che, come noto, porta con sé anche l’addizionale per le acque reflue.

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