Taormina tra scandali e conti in rosso - QdS

Taormina tra scandali e conti in rosso

Massimo Mobilia

Taormina tra scandali e conti in rosso

mercoledì 20 Novembre 2019

Quello del servizio idrico è uno dei settori in cui si registra la maggiore scopertura: 6 mln di € circa. Le vicende di cronaca degli ultimi giorni hanno riacceso i riflettori su questi temi spinosi

TAORMINA (ME) – Mentre il Comune cercava di recuperare milioni di euro da tasse non riscosse, professionisti assoldati a tale compito ne intascavano una parte, andando a configurare i reati di peculato e corruzione.

Si può riassumere in questi termini l’ultima incresciosa vicenda, venuta fuori nei giorni scorsi all’ombra di Palazzo dei Giurati, grazie alla maxi operazione della Guardia di Finanza di Taormina, coordinata dal Gruppo Fiamme gialle di Messina che, dopo una complessa indagine, ha portato alla luce l’attività illecita che negli anni – addirittura pare dal lontano 1993 – sarebbe stata perpetrata da un avvocato incaricato dal Comune a recuperare le morosità relative al servizio idrico, con la connivenza di un dirigente comunale preposto e sottomesso a tale sistema, che in totale avrebbe fruttato un valore pari a 817 mila euro.

L’Autorità giudiziaria ha così ordinato gli arresti domiciliari nei confronti dell’avvocato sessantenne Francesco La Face, e il divieto di dimora nel territorio di Taormina nei confronti del sessantasettenne Giovanni Coco, ex dirigente comunale in pensione, oltre al sequestro tre beni immobili di proprietà del legale e di conti correnti bancari intestati al dirigente, includenti il Tfr ricevuto dal Comune.

In sostanza, il connubio criminale non avrebbe mai presentato le reali rendicontazioni di quanto incassato dagli utenti, ai relativi uffici finanziari, ascrivendo somme generiche senza le effettive specifiche. Funzionava così: gli utenti pagavano direttamente l’avvocato, che poi solo in parte versava al Comune, mentre il dirigente preposto manometteva il sistema informatico AcqueWin3 – contenente i dati dei morosi – in modo tale da chiudere, solo apparentemente, il debito ed emettere le ricevute che l’avvocato presentava all’utente.

Le indagini, in particolare, hanno evidenziato che, su quasi 934 mila euro di somme ricevute dal legale nella riscossione delle bollette, soltanto 178 mila euro sarebbero effettivamente finiti nelle casse del Comune. Di contro, il dirigente comunale avrebbe trattenuto a suo favore circa 16 mila euro dalle utenze, e ricevuto dall’amico avvocato “favori” per circa 25 mila euro. Il sistema ha trovato conferma dalle intercettazioni telefoniche messe in campo dagli inquirenti, e da perquisizioni che hanno fatto emergere un “pizzino”, ritrovato nell’abitazione dell’ex dirigente, contenete uno schema che proverebbe una sorta di “giustificazione fittizia” concordata tra le parti, nel caso fosse stato scoperto il raggiro.

“Il Comune di Taormina si costituirà parte civile”, ha dichiarato il sindaco della Perla, Mario Bolognari, che in una nota ha voluto sottolineare come la Casa municipale, in questa vicenda, è sicuramente parte lesa, ricordando inoltre che l’avvocato non svolgeva incarichi di riscossione almeno dal 2013.

Tema attualissimo, quello della mancata riscossione dei tributi a Taormina che, lo ricordiamo, oltre a essere Comune aderente a un Piano di riequilibrio finanziario per riconosciuti debiti fuori bilancio pari a circa 18 milioni e mezzo di euro, ha proprio nei residui legati alle tasse uno dei maggiori punti di criticità, sulla quale ogni anno si sofferma la Corte dei Conti. Negatività che hanno rallentato l’approvazione degli ultimi bilanci, a tal punto che si è arrivati da poco a esitare in Consiglio comunale il Rendiconto del 2017. Anno in cui la capacità di riscossione sembra essersi fermata al 55%.

Il servizio idrico è uno dei settori dove si registra la maggiore scopertura, che sfiorerebbe i 6 milioni di euro, aggravata negli anni principalmente dalle attività commerciali. Ragioni che hanno convinto l’Amministrazione Bolognari a pubblicare un avviso volto a esternalizzare la riscossione coattiva dei tributi, fino a un valore di 4 milioni di euro. L’obiettivo, infatti, è quello di passare almeno dal 55% al 65% nella capacità di riscossione, recuperando circa 3 milioni e mezzo di euro a favore del debito comunale spalmato sul Piano di riequilibrio.

Twitter: @MassimoMobilia

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