Riscossione Sicilia, occorre uno scatto di dignità da parte dei 74 rappresentanti isolani in Parlamento - QdS

Riscossione Sicilia, occorre uno scatto di dignità da parte dei 74 rappresentanti isolani in Parlamento

redazione

Riscossione Sicilia, occorre uno scatto di dignità da parte dei 74 rappresentanti isolani in Parlamento

venerdì 15 Gennaio 2021

Riceviamo e pubblichiamo le considerazioni di una nostra lettrice, Maria Francesca Briganti

Caro Direttore,

In seguito all’approvazione della legge di Bilancio, come è stato reso noto, abbiamo perso un’importante pilastro della nostra autonomia; nella mia precedente lettera ho reso un quadro generale in cui lanciavo l’appello a tutti i siciliani ad adire alla Corte Costituzionale per sollevare la questione di legittimità costituzionale. In effetti, a pensarci bene, i siciliani dovremmo pretendere una presa di posizione da parte dei 52 parlamentari siciliani eletti nel 2018 al Parlamento, tranne la Senatrice Drago, che è stata l’unica contraria alla statalizzazione di riscossione Sicilia e che è stata interprete in Aula, pochi giorni fa, di un intervento in cui spiega gli abusi perpetrati ai danni dello statuto.

Qualcuno mi ha scritto che non ci dormo più su Riscossione Sicilia, forse è vero, ma sicuramente per il modo illegittimo con la quale è stata sottotratto alla nostra sovranità ci deve far finalmente ribellare e pretendere che lo Stato centrale rispetti la nostra autonomia.Se ci pensa bene, quando leggiamo le leggi o i riferimenti di quest’ultime sui vari decreti, sovente troviamo la scritta: “secondo i leali principi di collaborazione”. Ebbene, la Sicilia ha sempre ubbidito senza opporsi, anche perché lo schieramento di Parlamentari siciliani votati per tutelare la propria terra, ha prodotto gli effetti di cui siamo oggi tutti vittime.

Questa premessa era propedeutica per spiegare ai lettori quanto è importante la questione: alla Sicilia spetta l’accertamento e la riscossione dei tributi, pertanto senza un ufficio regionale, quale era la nostra agenzia delle entrate, dove finiranno i nostri tributi? Nelle mani dello stesso Stato che ci riconosce solo le spese, cioè le risorse che dobbiamo versagli, mentre le entrate le tiene per se, perché anche i siciliani devono contribuire all’imperfetta macchina burocratica italiana. Intanto i siciliani pagano da se, la quasi totalità delle funzioni amministrative, oltre a pagare i generosi stipendi degli onorevoli all’Ars, ma nel contempo, quando ci sono emergenze o situazioni di forti disagio, come la situazione dei disabili, puntualmente Roma risponde che abbiamo lo statuto.

è impossibile tenere un rapporto di leale collaborazione, quando lo Stato non rispetta la Sicilia; nell’ultimo decennio la nostra economia è stata messa in grande difficoltà dalla crisi di produttività e di ricchezza, le entrate fiscali, sempre più ridotte, non sono state più sufficienti a fare fronte alle spese, la scelta scellerata di inserire il “vincolo del pareggio di bilancio” ha ridotto le risorse delle casse regionali e comunali, che a loro volta hanno creato grossi disagi per la fasce sociali più deboli.

La Sicilia ha visto retrocedere l’economia senza poter in alcun modo, soprattutto per volontà politica, combattere per evitare il fallimento delle imprese, l’emigrazione dei giovani e di conseguenza l’aumento della povertà. In tutto questo lo Stato che si preoccupa di Riscossione Sicilia, ha mai pensato ad una politica di investimenti nel settore industriale, del commercio, dell’agricoltura etc? I governi siciliani cosa hanno fatto per bloccare questo disastro economico e sociale? Poco e niente visti i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, perché la Sicilia è una colonia alla quale si può prendere tutto, ma non si può dare nulla, ed in Parlamento, i deputati e i senatori, hanno chiuso tutti e due gli occhi e una volta tornati in Sicilia, ritornano con la stessa cantilena chiedendo la fiducia alle elezioni. Con questo ennesimo atto incostituzionale, la Sicilia è stata data in dote a Roma, sino a quando non ci sarà una scatto di orgoglio degli eletti siciliani.

Maria Francesca Briganti
Palermo

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