Moody’s ci grazia come le altre agenzie. Tutto stabile, quieto, lo spread non sale galleggia fermo sulle onde di un PIL che quest’anno, con mld spesi in RDC e superbonus è salito, poco non moltissimo, ma è salito. La preoccupazione è per l’anno prossimo, le previsioni reali e non erotiche sono allo 0,7% di crescita, vedremo il primo trimestre, quello che precede le europee. La Germania, la grifagna Deutschland uber alles, non cresce, decresce, e come afferma la Meloni ci trascina al ribasso.
I problemi sono due però in Italia. Da un lato il debito che non ci consente manovre espansive, e poi c’è il tarlo che sta rodendo le settimane degli italiani. Più che un tarlo è una brutta pantegana che sta rodendo i risparmi che si assottigliano nonostante la nostra proverbiale capacità, e che coloro che galleggiano su stipendi sottili o precari toglie fiato e settimane di spesa. Questo brutto roditore si chiama inflazione e si sta mangiando i salari reali, diminuendo la domanda interna in una spirale che mortifica consumi ed imprese.
Il carrello tricolore antinflazione non ha dato effetti sperati. Pane, pasta, latte, olio, frutta, benzina e bollette ci stanno svuotando il portafoglio. Renzi l’altro giorno lo ha detto chiaro, da massaia, e le battute sagaci di Giorgia su Bin Salman servono alla dialettica politica, ma non all’amministrazione di una crisi inflattiva. Meloni oggi non è all’opposizione, che si può fare anche con una battuta alla Proietti, purtroppo è al Governo e lì servono gli sghei non la lingua. Il taglio del cuneo fiscale non è sufficiente a riportare il potere d’acquisto a livelli decenti, e senza quello, possiamo respirare un poco su disoccupazione, non c’è spesa, né trippa per gatti che sono le imprese del nostro mondo manifatturiero.
Ci vuole un intervento sul salario reale e una ripresa di investimenti praticabili altro che fantomatico PNRR, che sta diventando una barzelletta superiore a quella del Ponte sullo Stretto. La pratica di governo è più stretta di qualsiasi ponte.
Così è se vi pare.