Salute mentale, la Sicilia prima regione in Italia per Tso - QdS

Salute mentale, la Sicilia prima regione in Italia per Tso

Antonino Lo Re

Salute mentale, la Sicilia prima regione in Italia per Tso

venerdì 22 Aprile 2022

A sostenerlo i promotori di un'indagine che è stata presentata oggi presso la Sala Rossa dell'Ars. Per l'assistenza in salute mentale la Sicilia spende una cifra superiore alla media nazionale ma l'efficienza del sistema non è garantita

Per l’assistenza in salute mentale la Sicilia spende una cifra superiore alla media nazionale ma l’efficienza del sistema non è garantita. La situazione è anzi “disastrosa” sostengono i promotori di un’indagine che è stata presentata oggi presso la Sala Rossa dell’Ars.

Sindacati e associazioni hanno messo insieme i dati della Società italiana di Epidemiologia Psichiatrica con altri raccolti localmente, arrivando a descrivere un quadro connotato da servizi insufficienti, personale sottodimensionato, prestazioni per utente in numero inferiore al resto del Paese. In Sicilia, si evince dall’indagine, il numero di posti nei servizi psichiatrici di diagnosi e cura è pari al 50% di quelli previsti. E’ la prima regione d’Italia per trattamenti sanitari obbligatori (Tso) ma le Rems (residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza) sono in numero irrisorio, tant’è che “le Cta (comunità terapeutiche assistite) si trovano – dice il documento presentato oggi- a gestire pazienti con misure di sicurezza non compatibili con la logica dei ricoveri volontari delle Cta”. L’indagine rivela anche che il numero di prestazioni per utente in Italia è pari a 14,2 mentre in Sicilia a 9,7.

Il problema del personale ridotto

E nell’isola prevalgono i posti letto residenziali- 7 ogni 10 mila abitanti- con tempi di permanenza superiori alla media nazionale (815 giorni la media italiana, 2016 giorni quella siciliana) mentre diminuiscono del 27% rispetto alla media nazionale i posti nelle strutture semi residenziali. C’è poi il problema del personale che vede ridotte al lumicino nei dipartimenti di salute mentale figure come gli assistenti sociali, i psicologi, i terapisti della riabilitazione. Negli stessi dipartimenti- viene rilevato dai promotori dell’indagine- si riscontrano nove diversi modelli di organizzazione. La conseguenza di questo è “la fine della possibilità di presa in carico multi professionale della persona che afferisce ai Dsm, modello considerato di riferimento per la cura del disagio psichico”.

Una situazione generale “drammatica” che necessita quindi di correttivi per il cartello composto da Cgil Fp comparto e Medici, Uil Fp comparto e Medici, Anaao, CIMO, Società Italiana di psichiatria epidemiologica, Unione Nazionale Associazione Familiari, Si Può Fare, Fondazione Giovanni Amato, Associazione Autismo oltre , Associazione un futuro per l’Autismo, Associazione Famiglie in rete, Legacoopsociali, Confcooperative.
Peraltro la normativa “all’avanguardia” che con il budget salute prevede che lo 0,2% del bilancio delle Asp sia dedicato a percorsi riabilitativi non residenziali dei Dsm “incontra da parte delle Asp – dice il documento- qualche resistenza ad essere applicata”.

Il questionario

Un ulteriore passo sarà un questionario di valutazione dei Dsm che sindacati e associazioni proporranno per valutare le criticità di ogni modello organizzativo e chiedere interventi per giungere a un sistema di assistenza per la salute mentale efficiente, rispettoso dei diritti e della dignità degli utenti. lI questionario sarà inviato all’Assessore alla Salute, ai direttori generali delle Asp e ai direttori dei Dsm per la raccolta dei dati.

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