Sanità, il punto sui dipartimenti interaziendali in Sicilia - QdS

Dipartimenti aziendali e carenza medici, “fumata nera” dopo la riunione a Palermo

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Dipartimenti aziendali e carenza medici, “fumata nera” dopo la riunione a Palermo

Giuseppe Bonaccorsi  |
giovedì 26 Gennaio 2023

Nessuna intesa dopo la riunione all’assessorato regionale alla Salute tra i rappresentanti delle 17 aziende sanitarie dell’isola e l’assessore Volo per la nascita dei dipartimenti interaziendali.

Si è svolta all’Assessorato regionale alla Salute una riunione interlocutoria tra l’assessore Giovanna Volo e i 17 rappresentanti di tutte le aziende sanitarie dell’isola per fare il punto sulle procedure per la nascita dei dipartimenti interaziendali.

Secondo l’intento dell’assessore questo nuovo organismo dovrebbe servire per cercare di superare la gravissima carenza di specialisti in molti ospedali delle singole province, soprattutto in discipline salvavita.

Alla riunione hanno partecipato tutti i delegati delle singole aziende provinciali e queste ospedaliere.

Sanità, la riunione e il punto sui dipartimenti interaziendali

Sin dall’inizio della riunione, però, sarebbero sorte le prime difficoltà affinché questi dipartimenti interaziendali vengano realmente avviati, non ultima la questione della carenza di organico che si starebbero verificando anche in alcuni dei grandi ospedali dell’isola, con una fuga di specialisti e specializzandi verso reparti definiti più tranquilli. Una “spina nel fianco” che sarebbe stata inferta alla sanità pubblica sin da prima che arrivasse l’ultimo assessore, che al suo insediamento avrebbe trovato una situazione a dir poco disastrosa.

Durante la riunione, vista la difficoltà logistica a trovare il bandolo della matassa, sarebbe emersa anche la possibilità di far nascere temporaneamente dei comitati interdisciplinari per specialità che collaborino tra loro. Avrebbero il compito di trovare alcune soluzioni, quantomeno in attesa anche dei concorsi banditi, come quello per oltre 190 posti in varie discipline pubblicato recentemente dall’Asp Catania sulla gazzetta ufficiale.

Nessuna soluzione per superare l’emergenza

Allo stato una soluzione che consentirebbe di superare l’emergenza attuale non sarebbe stata trovata, per varie motivazioni, compresa la quasi impossibilità a far partire dipartimenti interaziendali che accorpino varie aziende, con possibili contenziosi e difficoltà poi a far quadrare l’organico anche nei grandi ospedali.

Tanto per fare un esempio, sembra che in diversi reparti di emergenza della città di Catania si sia registrata negli ultimi mesi una diminuzione di organico di una decina di unità, con medici che hanno lasciato il loro posto perché vincitori di concorso in discipline e reparti definiti più tranquilli, riducendo organici che sarebbero già sull’orlo dell’emergenza. Questo andazzo riproporrebbe nella sua totale emergenza anche il nodo degli emolumenti dei medici che si occupano di medicina interventistica, che hanno lo stesso stipendio di colleghi che svolgono il loro lavoro in settori molto meno soggetti ad aggressioni e denunce penali.

Il dramma della carenza dei medici in Sicilia

Un tema che aveva recentemente sollevato anche il professore Corrado Tamburino, direttore del dipartimento di Cardiologia del Policlinico di Catania e responsabile della Rete dell’infarto acuto per la Sicilia orientale. Tamburino, riferendosi proprio alla carenza di medici in discipline salvavita come nelle cardiologie, traendo spunto dall’emergenza che si è verificata poco tempo fa nel reparto dell’ospedale Gravina di Caltagirone aveva detto che uno dei temi da risolvere era per l’appunto lo stipendio del medici salvavita.

Nel corso della riunione sarebbe emerso, ma al momento soltanto come “battuta”, la necessità che il nuovo Assessorato metta nel conto anche una possibile riorganizzazione degli ospedali, magari prevedendo la soppressione di quelli che – essendo non molto lontani dai grossi centri e dai grandi ospedali – potrebbero essere chiusi col trasferimento del personale a dare man forte ai centri più grandi. Su questo punto ci sarebbe stato silenzio. Evidentemente nessuno avrebbe intenzione di prendere in esame una decisione simile, così difficile, che tra l’altro striderebbe e tanto con le disposizioni prese soltanto qualche anno fa dal precedente Governo regionale che, al contrario, ha riaperto il Pronto Soccorso dell’ospedale di Giarre anche se medici in circolazione non ce n’erano.

Al termine della riunione il sindaco di Militello, Giovanni Burtone, che fa capo a una cordata di sindaci del Calatino che si battano per un’assistenza sanitaria più equa con quella offerta nelle grandi città. Avrebbe avuto un incontro interlocutorio con l’assessore per capire che orientamento l’Assessorato intende seguire. Si sarebbe parlato di una possibile bozza in fase di elaborazione. Ma sui tempi per il varo di questo documento nessuna notizia così come nessuna notizia sta emergendo sulle indiscrezioni in ambito sanitario su una eventuale modifica della legge 5 della Rete ospedaliera, magari con un accorpamento tra i piccoli ospedali e le grandi aziende (le Asp si occuperebbero soltanto della Medicina territoriale). Una sorta di rivoluzione che non si capirebbe dove andrebbe a parare.

La nota del 5 gennaio su dipartimenti interaziendali e carenza medici

Era stata l’assessore Volo, il 5 gennaio, a inviare ai commissari straordinari delle aziende sanitarie dell’isola una nota per aprire la programmazione del piano predisposto recentemente che mira a tamponare la grave carenza di medici nelle discipline di emergenza e in quelle di Cardiologia esplosa solo poche settimane fa in attesa dei risultati dei nuovi concorsi banditi.

La decisione scaturisce dall’emergenza che si è verificata poco più di un mese fa nel reparto di Cardiologia dell’ospedale “Gravina” di Caltagirone, dove per alcuni giorni è stata sospesa l’attività della Rete dell’infarto proprio a causa della mancanza di sanitari. Un episodio gravissimo che ha messo in luce quello che i medici andavano ripetendo da prima della pandemia e cioè che esiste su tutto il territorio siciliano, ma anche in quello della penisola, una gravissima mancanza di specialisti nelle discipline di emergenza-urgenza a causa anche di una serie di scelte e di errori fatti nel passato dagli organismi decisionali, partendo da quello banale, ma fondamentale, del mancato raffronto nel corso degli ultimi anni tra i medici pensionati e quelli occorrenti per coprire i vuoti di organico.

Scelte, non si capisce con quale criterio, che hanno impoverito gli organici riducendoli all’osso mese dopo mese, soprattutto in alcuni ospedali periferici, come alcuni della provincia etnea dove ci sono reparti che hanno in organico un solo medico, come nel Pronto soccorso di Militello o turni coperti da altri colleghi che arrivano dagli ospedali della grande città, come nel caso dell’ospedale di Giarre.

L’assessore nella nota inviata a tutti i commissari disponeva che bisognava “provvedere urgentemente alla copertura dei posti vacanti. Nelle more – scriveva ancora la responsabile dell’assessorato – le Ss. Ll. sono inviate, con ogni sollecitudine che la delicatezza del caso merita, ad avviare, tramite accordi diretti tre le specifiche strutture, un sistema di mutua integrazione dei fabbisogni di personale localmente emergenti, ivi compresa la trasversale copertura dei turni previsti nelle singole unità operative, mediante lo spostamento temporaneo di figure specialistiche corrispondenti. Resta inteso che a tale sistema dovrà ricorrere solo nei casi di massima necessità-urgenza una volta infruttuosamente esaurite tutte le manovre di tipo organizzativo e gestionale a disposizione dei singoli titolari apicali delle strutture operative in sofferenza”.

Più facile a dirsi, sembra, che a farsi.

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