C'era stato un incontro per il caro carburanti e i rincari, ma non era andato bene. Molti pensavano che ci potesse essere più tempo, ma la situazione sta precipitando, anche se non per tutti
Il tanto temuto rischio del blocco di trasporti in Sicilia, che paralizzerebbe di fatto l’Isola come successe coi “Forconi” nel 2012, potrebbe già scattare da oggi, domenica, a causa di una fuga in avanti di alcune categoria sindacali.
C’era stato un incontro per il caro carburanti e i rincari, ma non era andato bene. Molti pensavano che ci potesse essere più tempo, ma la situazione pare stia precipitando, anche se non tutti sono d’accordo.
La polemica
“L’annunciato blocco dell’autotrasporto proclamato per domenica sera da alcune sigle, è la solita e piccola fuga in avanti. Non è spegnendo i motori dei camion e bloccando l’economia siciliana che si contrasta la crisi che sta travolgendo il comparto dell’autotrasporto. Non è qui, nella nostra isola, che si decidono i sostegni e gli aiuti per fronteggiare l’aumento esponenziale del carburante e dei costi di gestione delle attività (italiane e europee) del settore. Il blocco fatto in questo modo serve solo a soddisfare il protagonismo fine a se stesso dei soliti”.
CNA FITA condivide le ragioni della protesta ma non ne condivide il metodo. “Qui non è in gioco solo il destino dell’autotrasporto – affermano il presidente Saro Tumino e i responsabili regionali Giorgio Stracquadanio e Daniela Taranto – qui rischia la paralisi l’intero sistema economico siciliano. E poi è risaputo che lunedì, 21 febbraio, c’è un incontro tra le Organizzazioni e il governo proprio su questi temi. Così come è risaputo che l’intero settore è in stato d’agitazione. Che senso ha allora questa fuga in avanti? Se non la voglia di esibirsi che diventa prevalente sugli interessi generali della categoria. CNA fa appello alle Prefetture e alle Questure siciliane – concludono Tumino, Stracquadanio e Taranto – affinchè agli autotrasportatori, che non condividono l’impostazione della protesta, venga garantito il diritto di spostarsi liberamente. L’imposizione di alcuni non può diventare regola generale”.
La questione carburanti
“Il rincaro dei carburanti mette in ginocchio il settore dell’autotrasporto e il rischio di tensioni è sempre più vicino. Si teme che sarà più conveniente spegnere i motori anziché continuare a viaggiare in perdita, con gravi conseguenze sulle prospettive di ripresa economica, in quanto i costi non sono più sostenibili”. È la denuncia del mondo Autotrasporti di Confartigianato, che viene rilanciata dal presidente regionale siciliano, Salvatore Di Piazza.
“Imprese investite da un ciclone spaventoso”
“Questo settore è fondamentale per l’economia italiana – dice Di Piazza -, nel nostro Paese oltre l’80% delle merci viaggia su gomma, e i nostri mezzi nelle fasi peggiori della pandemia, in particolar modo con la paura generata durante il primo lockdown, hanno continuato a viaggiare garantendo costantemente l’approvvigionamento dei beni primari”.
“Le imprese dell’autotrasporto sono state investite da un ciclone spaventoso – si legge in una nota -. Dall’aumento dei carburanti in testa su tutto, all’aumento dell’ad-blue, al costo dei pneumatici. Senza considerare le pesanti ricadute dovute al caro energia, ai costi delle autostrade. Tra i disagi anche la carenza di autisti e le strade spesso impraticabili”.
“Autotrasportatori subiscono rincari da un anno e mezzo”
“I nostri autotrasportatori – aggiunge Di Piazza – subiscono da un anno e mezzo il rincaro dei carburanti. Gli aumenti vertiginosi delle materie prime, di luce e gas, riguardano anche il gasolio per autotrazione, che è ancora il carburante più diffuso, ma anche l’additivo Ad-Blue per i veicoli più moderni e il Gnl (gas naturale liquefatto). Aumenti che ricadono interamente sui già scarsi margini di profitto delle imprese del trasporto”.
Nell’arco dell’ultimo anno, prosegue la nota, il prezzo alla pompa del gasolio per autotrazione è rincarato del 20,7%, con un impatto di maggiori costi, a livello nazionale, pari a 535 milioni di euro per le micro e piccole imprese dell’autotrasporto merci. Una batosta che si scarica interamente sui margini di profitto e sul valore aggiunto aziendale, considerato che i prezzi alla produzione nel trasporto merci, al terzo trimestre 2021, sono in calo dell’1,2% rispetto ad un anno prima. A tutela di migliaia di piccoli e medi autotrasportatori, Confartigianato Trasporti Sicilia sollecita “provvedimenti immediati per alleggerire la pressione sulle imprese”.