Scoperto all’Università di Oxford un sonetto inedito di Shakespeare - QdS

Scoperto all’Università di Oxford un sonetto inedito di Shakespeare

Scoperto all’Università di Oxford un sonetto inedito di Shakespeare

martedì 11 Marzo 2025

Trovata una versione manoscritta di una delle poesie d’amore più famose della letteratura inglese. Autrice del ritrovamento la professoressa Leah Veronese

“Amore non muta in poche ore o settimane, ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio: se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato”: sono alcuni versi del sonetto 116 di William Shakespeare (1564-1616) una delle poesie d’amore più celebri e amate della letteratura inglese. Ora Leah Veronese, professoressa di Storia della letteratura inglese dell’Università di Oxford, ha scoperto una nuova versione manoscritta del famoso sonetto nascosta in un’antologia del XVII secolo. Il ritrovamento, solo il secondo nel suo genere, era annidato tra le carte di Elias Ashmole (1617-1692), collezionista d’arte, storico e alchimista inglese, fondatore dell’Ashmolean Museum di Oxford. Grazie a lui, questa poesia d’amore assume toni più politici.

Durante il lavoro di ricerca per il dottorato a Oxford, presso la famosa Bodleian Library della città universitaria, la ricercatrice Leah Veronese ha esplorato una ‘miscellanea’, un manoscritto contenente vari testi di diversi autori.

“Sfogliando il manoscritto, la poesia mi ha colpito come una strana versione del sonetto 116. Quando ho consultato il catalogo (prodotto nel XIX secolo), la poesia era descritta, non senza precisione, come ‘sulla costanza in amore’ – ma non menzionava Shakespeare – spiega Veronese in un comunicato dell’Università di Oxford -. Credo che la combinazione del verso in più ‘L’errore che acceca coglie queste menti’ e l’assenza di Shakespeare nella descrizione del catalogo originale, possa essere il motivo per cui questa poesia è passata inosservata come copia del Sonetto 116 per tutti questi anni”.

In questa versione inedita, il Sonetto è stato trasformato in canzone dal compositore Henry Lawes, con cambiamenti significativi, tra cui l’aggiunta di sette versi e modifiche ai distici di apertura e chiusura. Ad esempio, inizialmente Shakespeare scrive: “Non sia mai ch’io ponga impedimenti, all’unione di anime fedeli; amore non è amore se muta quando scopre un mutamento, o tende a svanire quando l’altro s’allontana”. Nella versione inedita, questo passaggio è diventato: “L’errore che acceca coglie tutti questi spiriti / Che con falsi appellativi chiamano amore / Che cambia quando si trova cambiato”.

Leah Veronese analizza questo adattamento come un appello alla lealtà religiosa e politica nel contesto della guerra civile inglese (1642-1651). Le aggiunte conferiscono al sonetto una dimensione politica, allontanandolo dalla sua interpretazione tradizionale, legata all’amore romantico. Elias Ashmole, che possedeva il manoscritto, non fu solo il fondatore dell’Ashmolean Museum ma anche un importante sostenitore della monarchia durante la guerra civile inglese.

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