PALERMO – Personale scolastico, edilizia scolastica e altre criticità che incidono sui Livelli essenziali delle prestazioni sono state oggetto di attenzione del nostro giornale, su queste pagine, nei giorni scorsi. Sul finire della settimana, ma pubblicato oggi, abbiamo accolto un ampio chiarimento dell’assessore regionale all’Istruzione Mimmo Turano che ha fornito dati e chiarimenti sullo stato della scuola siciliana.
Assessore, esiste un censimento certificato dall’Assessorato regionale sul numero di edifici scolastici con certificazione di agibilità completa, collaudo statico, adeguamento antisismico, prevenzione antincendio?
“A livello nazionale, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha istituito un’anagrafe nazionale degli edifici e ciascuna regione possiede una propria articolazione operativa locale. In Sicilia esiste una piattaforma denominata Ares, Anagrafe regionale edilizia scolastica, che contiene informazioni tecniche sui 4.141 plessi scolastici presenti nell’Isola. I soggetti che possono accedere a questa banca dati, che consente di avere una mappatura completa del sistema dell’edilizia scolastica regionale, sono Regione, enti locali e istituzioni scolastiche. In merito all’inserimento della documentazione relativa alla certificazione di agibilità, al collaudo statico, di adeguamento antisismico e prevenzione antincendio la competenza è degli enti locali, che sono i proprietari degli edifici: ossia Province e Comuni, che insieme alle scuole, hanno l’obbligo di inserire tutte le informazioni riguardanti i plessi nonché la popolazione scolastica. La Regione gestisce la governance, cioè supervisiona il sistema. Questo significa che la Regione può solo sollecitare la corretta compilazione del sistema. In ultimo interviene solo per l’adeguamento dei plessi e finanzia nei limiti delle risorse disponibili gli interventi richiesti da Province e Comuni, che proprio su questa piattaforma caricano i progetti per adeguare gli edifici scolastici. Sul tema dell’edilizia scolastica, dunque, una precisazione è d’obbligo: la Regione ha un potere limitato allo stanziamento delle risorse, noi possiamo solo finanziare gli interventi che ci richiedono Comuni, Province e scuole, perché gli edifici sono di proprietà e competenza degli enti locali. Questo significa che la responsabilità legale della manutenzione e gestione degli edifici scolastici è demandata dalla legge agli enti locali. Dunque la manutenzione straordinaria e ordinaria spetta a loro. Ciò posto vorrei sottolineare che solo nel 2025 abbiamo destinato 8,1 milioni di euro a interventi di manutenzione straordinaria nelle scuole. Continuiamo a investire su sicurezza, efficientamento energetico e adeguamento normativo degli edifici”.
Sugli edifici scolastici c’è una complessità burocratica evidente dovuta a diverse proprietà e competenze con conseguenti diversi centri di costo e di responsabilità; come si risolve questo ginepraio per adeguare tutte le scuole a standard più elevati e potendo anche aggiudicare bandi utili a interventi di miglioramento che in assenza di certificazioni di agibilità e collaudi non possono essere aggiudicati?
“Parliamo di una tema complesso, i soggetti proprietari dei plessi, Comuni e Province, insieme alle Regioni e al Ministero articolano il programma di intervento che si cristallizza nell’elaborazione e approvazione del piano triennale di edilizia scolastica”.
Dall’arrivo del Pnrr quanti edifici scolastici sono stati riqualificati, messi in sicurezza, adeguati agli standard antisismici, costruiti di sana pianta o sono oggi in fase di costruzione con cantiere aperto?
“Tutti i progetti di edilizia scolastica finanziati dal Pnrr sono gestiti direttamente dagli enti locali e dal Ministero, che ha escluso le Regioni da qualunque azione di carattere economico. Noi abbiamo solo una mappatura degli interventi in corso. Complessivamente il totale degli investimenti per l’edilizia scolastica in Sicilia ammonta a oltre 800 milioni di euro per circa 500 interventi. A queste somme si aggiungono ulteriori risorse nazionali e comunitarie, anche per costruire nuove scuole. Ad esempio, con fondi nazionali, a Castelbuono è in corso il completamento del progetto previsto per la scuola Minà-Palumbo che prevede la demolizione e la costruzione ex novo della scuola.
Riguardo al personale scolastico, qual è lo stato dell’arte per il personale docente e quale per il personale Ata?
“Questa è una materia di competenza nazionale e il ministro Valditara sta lavorando per migliorare il sistema scolastico italiano e renderlo davvero al passo con i tempi”.
Nelle scuole mancano le mense, il “tempo normale” non viene attuato se non in pochi istituti, le famiglie si trovano spesso in grave difficoltà dovendo rinunciare a un secondo lavoro full time nel nucleo famigliare oppure dovendo spendere buona parte del secondo reddito in associazioni che si occupano dei figli dopo l’orario scolastico; perché in Sicilia non si riesce a far quadrare il rapporto tra la scuola e le esigenze delle famiglie che pagano il prezzo più alto, magari anche a discapito del Pil della Regione?
“Sia il Ministero che la Regione hanno finanziato ripetutamente progetti di costruzione di nuove mense. Solo negli ultimi due anni in Sicilia abbiamo investito circa 15 milioni di euro per la realizzazione di mense nelle scuole. A questo si aggiungono numerosi progetti finanziati nelle scuole, come ad esempio l’avviso 10 Scuole Aperte per il territorio, che ha destinato circa 27 milioni di euro per contrastare la povertà educativa e favorire il tempo pieno nelle scuole. Negli ultimi due anni, l’Assessorato regionale all’Istruzione ha destinato oltre 132 milioni di euro alle scuole siciliane fra risorse comunitarie e regionali. Con la circolare 27 del 2024 circa 1 milione e 500 mila euro sono stati assegnati per attività di orientamento e contrasto alla dispersione scolastica; 7 milioni di euro sono stati stanziati per percorsi di apprendistato; 26,7 milioni per percorsi di istruzione e formazione professionale che assolvono all’obbligo formativo. Con la circolare Fuori orario abbiamo destinato 2 milioni di euro agli istituti comprensivi per attività extra didattiche. Con la legge 26 del 2024, invece, 1 milione 736 mila euro sono andati alla lotta al crack. Inoltre, con 1,8 milioni sono stati finanziati progetti contro il bullismo e il cyberbullismo; mentre 5 milioni di euro sono destinati alla didattica immersiva e già in molte scuole sono in funzione le aule immersive. Infine, 59 milioni di euro del Pr-Fesr Sicilia 2021–2027 sono andati a interventi di riqualificazione degli spazi comuni che oltre alle mense riguardano palestre, auditorium, laboratori, biblioteche e spazi esterni, anche sportivi. E ancora i finanziamenti per l’acquisto di nuovi scuolabus nei comuni di piccole dimensioni, perché il diritto allo studio passa anche da quello alla mobilità”.
Gli interventi della Regione siciliana, quindi del suo assessorato, sono rivolti agli enti responsabili delle scuole intese come edifici scolastici che in certi casi non hanno personale idoneo a progettazione di interventi oppure gli interventi ricadevano sotto la responsabilità di commissari con limitazioni di competenze agli affari correnti; ritiene sia necessario un intervento normativo, una riforma nazionale, che riconduca la scuola a un solo ministero e un solo ente per Regione, quindi l’Assessorato regionale?
“Non c’è mai stata alcuna limitazione nell’attribuire finanziamenti per interventi nelle scuole, se una scuola richiede un finanziamento, previsto da un bando, possiede già un progetto”.
Come giudica il livello delle scuole siciliane, nel suo insieme di ambiente di scolarizzazione e socializzazione dei giovani siciliani?
“Da quando guido questo assessorato sto investendo ingenti risorse per migliorare la qualità dell’offerta formativa e dunque dell’istruzione degli studenti siciliani. Abbiamo avviato un percorso che sta già dando i primi risultati”.
Per Legambiente l’ecosistema scolastico rimane in affanno tra edifici carenti e scarsi investimenti per le manutenzioni
ROMA – In Italia sul fronte dell’edilizia scolastica negli ultimi 25 anni la scuola italiana arranca. Non solo è fragile, ma continua a soffrire di forti disuguaglianze territoriali, con divari strutturali e funzionali che penalizzano soprattutto il Sud e le Isole. I fondi stanziati per la manutenzione, straordinaria e ordinaria, sono sempre pochi e frammentari e in alcuni casi diminuiscono. A dimostrarlo i dati relativi al 2024 ma anche a quelli degli ultimi 25 anni raccolti da Legambiente nel suo ultimo report nazionale “Ecosistema Scuola”, giunto alla XXV edizione, e che diffonde oggi in occasione del suono della campanella per milioni di studenti. Stando al report, che raccoglie i dati 2024 di 97 comuni capoluogo su 112 e che riguardano 7.063 edifici scolastici di loro competenza, tra scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, nel 2024 solo il 47% degli edifici dispone del certificato di agibilità, appena il 45% ha il collaudo statico, meno del 15% degli edifici in zona sismica è stato progettato o adeguato secondo la normativa antisismica, ancora il 54,8% degli edifici non ha beneficiato della verifica di vulnerabilità sismica.
Preoccupa la sicurezza dei solai, il cui crollo rappresenta ancora oggi la principale causa di incidenti nelle scuole italiane. Solo il 31,2% degli edifici scolastici ha beneficiato di indagini diagnostiche sui solai negli ultimi cinque anni: il dato è leggermente più alto al Nord (32,0%) e al Sud (36,1%), ma scende al 33,9% nelle Isole e al 22,5% nel Centro. Gli interventi di messa in sicurezza dei solai sono stati ancora più limitati: solo il 10,9% degli edifici ne ha beneficiato a livello nazionale. Il Sud registra la percentuale più alta (17%), seguito dalle Isole (15,9%), mentre il Nord si ferma al 9,2% e il Centro al 7,7%. Per Legambiente si tratta di una grave carenza di prevenzione, senza contare che in seguito al tragico incidente di Rivoli, sono stati stanziati fondi specifici per incentivare le indagini diagnostiche sugli edifici scolastici. La scuola pubblica italiana fatica, inoltre, anche sul fronte della sostenibilità e servizi. Gli interventi per l’efficientamento energetico riguardano solo il 16% degli edifici, solo il 6,5% degli edifici con certificazione energetica risulta in classe A, il 66,6% si colloca nelle ultime tre classi energetiche (E, F, G). L’adozione di impianti da fonti rinnovabili è ancora troppo marginale (21%), con forti disparità tra le Isole, ferme al 10,8%, e il resto del Paese. Dati non buoni anche per i servizi scolastici: il tempo pieno è attivo nel 38% delle classi, ma solo nel 16,8% nelle Isole. Il servizio mensa è presente nel 73,7% degli edifici, ma scende al 38,8% nelle Isole. Le strutture sportive sono disponibili solo nel 50% delle scuole ma meno della metà è accessibile in orario extrascolastico nel Mezzogiorno.
Altra nota dolente riguarda i fondi stanziati per la manutenzione. Nel 2024 quelli per la manutenzione straordinaria degli edifici scolastici diminuiscono, con una media nazionale di 39.648 euro per edificio, in calo rispetto alla media annua degli ultimi cinque anni (43.563 euro). La spesa effettiva si ferma a 29.061 euro. Il Nord si conferma l’area con maggiore capacità di programmazione e spesa, con 41.699 euro mentre il Sud e le Isole faticano a trasformare le risorse disponibili in interventi concreti, rispettivamente con 5.564 euro e 5.234 euro. La manutenzione ordinaria, pur essenziale per la gestione quotidiana degli edifici, resta sottofinanziata e diseguale, con una media di appena 8.338 euro spesi per edificio a livello nazionale. “Per garantire edifici sicuri, sostenibili e adeguati ai bisogni educativi – commenta Claudia Cappelletti, responsabile nazionale scuola di Legambiente – la scuola pubblica italiana ha bisogno di investimenti regolari e consistenti nella manutenzione straordinaria e in quella ordinaria. Seppure da anni vengano stanziati nuovi fondi per l’edilizia scolastica questi continuano a risultare estremamente frammentati, sia per fonte che per livello di governo, generando una dispersione che ostacola la pianificazione strategica e la trasparenza nell’allocazione delle risorse. Per questo chiediamo, in primis, che venga definito un piano e una strategia nazionale per la manutenzione delle scuole prevedendo risorse certe, procedure semplificate e criteri di riparto equi, capace di affrontare con urgenza i casi più critici e garantire il diritto allo studio in ambienti sicuri, accessibili e salubri. Allo stesso tempo è importante anche replicare le buone pratiche già attive nel Paese, come raccontiamo nel nostro report, e che hanno per protagoniste scuole attente alla sostenibilità”.
Ai dati del 2024, si affianca anche la fotografia scattata negli ultimi 25 anni che evidenzia la mancanza di una strategia solida e continuativa per la manutenzione dell’edilizia scolastica (sia ordinaria che straordinaria), accompagnata da pochi fondi, seppur stabili, per la manutenzione ordinaria. In particolare, negli ultimi 25 anni si registra un andamento irregolare relativo agli edifici che hanno beneficiato di una manutenzione straordinaria, un dato che oscilla tra il 40% e il 60%. Tale analisi se da una parte suggerisce una presenza significativa di interventi, dall’altra segnala una discontinuità che può dipendere dalla disponibilità di risorse economiche e dalla capacità dei Comuni di attivarle, sia da situazioni emergenziali, come nel 2021, quando la pandemia da Covid-19 ha reso necessario riorganizzare gli spazi scolastici. Per quanto riguarda gli edifici che necessitano di interventi urgenti, dopo un picco iniziale nei primi anni 2000, la percentuale di edifici che necessitano di interventi urgenti cala gradualmente fino a stabilizzarsi attorno al 30–35% nel decennio successivo. Dal 2018, però si osserva una nuova risalita, che riporta il dato vicino al 40% nel 2024. Sul fronte dei servizi, negli ultimi 25 anni si registra un arretramento del servizio scuolabus. Se nei primi anni del 2000, circa il 38% di edifici scolastici usufruiva del servizio scuolabus, nel 2024 si passa a poco più del 20%. Le fonti pulite registrano, invece, una crescita, seppure lenta, nelle scuole. Un progresso importante ma che necessita di un nuovo slancio.
“Dalla fotografia di Ecosistema Scuola relativa agli ultimi 25 anni – spiega Elena Ferrario, presidente di Legambiente Scuola e Formazione di Legambiente – emerge, in sintesi, un sistema che fatica a consolidare i propri risultati. La manutenzione straordinaria c’è, ma non è sufficiente a contenere la crescita delle urgenze e la distanza tra le due curve, tra ciò che si è riusciti a fare e ciò che resta da fare, continua a rappresentare il vero nodo da affrontare. Serve una risposta più stabile, una programmazione di lungo periodo e un impegno costante anche per la manutenzione ordinaria, che dovrebbe essere il pilastro della prevenzione e della sicurezza, così come è importante garantire i servizi scolastici, l’istallazione delle rinnovabili e il funzionamento dell’Osservatorio per l’edilizia scolastica come luogo di co-programmazione”.

