Scuole e sicurezza, un anno dopo lo stop: ecco com’è cambiata la situazione a Messina - QdS

Scuole e sicurezza, un anno dopo lo stop: ecco com’è cambiata la situazione a Messina

Lina Bruno

Scuole e sicurezza, un anno dopo lo stop: ecco com’è cambiata la situazione a Messina

venerdì 06 Settembre 2019

Le proroghe concesse hanno consentito di garantire l’attività. Ma ben poco si è modificato
Il punto della situazione a dodici mesi delle ordinanze di chiusura del sindaco De Luca

MESSINA – Cosa è cambiato nelle scuole a un anno da quelle ordinanze sindacali che ne disponevano la chiusura per la loro alta criticità? Nella sostanza ben poco.

C’è una proroga che ha aiutato per quanto riguarda la certificazione per l’adeguamento antincendi; le strutture infatti avranno tempo fino al 31 dicembre 2021 per mettersi in regola, mentre gli asili nido dovranno farlo entro la fine di quest’anno.

Sul fronte del rischio in caso di terremoto, invece, non si poteva pensare di affrontare il complesso tema della vulnerabilità sismica – con studi su circa duecento edifici scolastici e reperimento di risorse per progettazioni e interventi – in poco più di un anno. “Sono cose – ha evidenziato l’assessore comunale alla Protezione civile, Massimiliano Minutoli – che vedranno la risoluzione nel giro di due o tre anni. Le indagini e gli adeguamenti, dove necessari, richiedono tempo”.

Le ordinanze dello scorso anno del sindaco Cateno De Luca hanno in ogni caso contribuito ad accendere i riflettori sulla criticità di quasi tutte le scuole messinesi e sulla necessità di programmare monitoraggi tecnici approfonditi ed eventuali interventi di consolidamento. Dovevano poi seguire gli screening e la redazione di schede Aedes. Per il 90% dei plessi non ci sarebbe alcun certificato che accerti il livello di vulnerabilità sismica malgrado Messina sia tra le città più a rischio. “Io non vedrei rischi – ha affermato Minutoli – perché dov’era necessario intervenire strutturalmente si è intervenuto e si sta intervenendo”.

Il nuovo anno scolastico, quindi, può partire senza ritrovarsi con i soliti problemi di manutenzione non effettuata. “Sono stati predisposti – ha sottolineato l’assessore – lavori di piccola manutenzione nei plessi, in vista della riapertura delle scuole. Come Protezione civile ho predisposto anche qualche intervento di messa in sicurezza, insieme alla scerbatura e alla pulizia esterna. L’Amministrazione si sta comunque occupando di intercettare le risorse necessarie per le verifiche e gli accertamenti. Ci sono due finanziamenti in arrivo e anche il Miur ha messo dei fondi a disposizione. Su due istituti, in particolare la Leopardi, che presentava evidenti criticità, sono in corso degli interventi di carattere strutturale”.

Minutoli ha poi parlato della sinergia, nata per affrontare meglio questi temi, tra Amministrazione e ordini professionali. Una collaborazione che però non annulla le difficoltà di reperire le risorse per la progettazione e per i complessi e costosi studi sulla vulnerabilità. “Dialoghiamo molto bene con l’Amministrazione – ha detto il presidente dell’Ordine degli ingegneri, Francesco Triolo – anche se non possiamo occuparci delle verifiche se non con un incarico ufficiale. Siamo disponibili a dare consigli e indirizzare anche nell’interpretazione delle normative tecniche”.

Sulla criticità delle scuole cittadine il professionista ha affermato di non avere elementi tecnici per pronunciarsi. “Pensiamo che i fabbricati – ha detto – siano a rischio perché ce lo dice la nuova norma che dopo il terremoto dell’Aquila ha modificato molti parametri. Le nuove Norme tecniche individuano gli indici minimi di vulnerabilità sismica che dovranno essere raggiunti in caso di miglioramento degli immobili storici e di adeguamento degli edifici scolastici esistenti. Gli studi di verifica sul patrimonio comunale richiedono molte risorse. Andare a fare delle indagini significa non soltanto fare un esame sui materiali: lo studio per caratterizzare la vulnerabilità sismica di un edificio è un qualcosa di molto complesso, bisogna capire i materiali che lo compongono e fare poi un’analisi di calcolo, una cosa molto dispendiosa”.

“Occorre vedere – ha concluso – se il Comune riesce a trovare i mezzi per fare tutto questo. Molti Enti con problemi di risorse si sono limitati a controllare il calcestruzzo e il ferro, ma da strutturista dico che non serve a niente. Non è sufficiente capire la natura del materiale che compone un edificio, bisogna vedere com’è agglomerato”.

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