È il secondo giorno di guerra in Israele, cresce ancora il numero di morti sia sul fronte israeliano sia su quello palestinese: le ultime
È il secondo giorno di guerra in Israele, dopo gli attacchi iniziati nelle prime ore della giornata di ieri, 7 ottobre 2023. Subito dopo il presidente israeliano in persona, Benjamin Netanyahu, ha dichiarato ai suoi connazionali: “Siamo in guerra”.
Inizialmente, erano partiti diversi missili dalla Striscia di Gaza verso lo Stato ebraico, immediatamente le forze militari di quest’ultimo non hanno esitato a rispondere con il contrattacco e ancora si continua sia da una parte sia dall’altra. Il numero dei morti e dei feriti continua a salire vertiginosamente e il quadro è sempre più tragico.
Gli ultimi risvolti del conflitto in Israele
A lanciare i missili dalla Striscia di Gaza è stata l’organizzazione fondamentalista islamica – riconosciuta da molti Paesi come terroristica – Hamas, la quale ha rivendicato gli attacchi. Dopo i missili, alcuni militanti sarebbero riusciti a varcare alcuni confini dello Stato ebraico e hanno preso anche diversi ostaggi, tutti cittadini israeliani.
In forza ad Hamas, in “solidarietà” al popolo palestinese, da oggi vi sarebbe anche Hezbollah, organizzazione paramilitare e gruppo politico di musulmani sciiti del Libano. Infatti, proprio il movimento islamico sciita libanese di Hezbollah ha rivendicato il lancio di colpi di mortaio verso il nord di Israele. In una nota, il gruppo terroristico afferma di aver preso di mira tre siti militari israeliani nella regione contesa del Monte Dov. Le forze di difesa israeliane non hanno riportato feriti e hanno affermato di aver risposto con colpi di artiglieria. Nella medesima nota, Hezbollah dichiara che l’attacco con ”un gran numero di razzi e proiettili” è stato condotto in solidarietà con la ”resistenza palestinese”.
”L’intera nazionale musulmana si unirà al diluvio” se ”questa follia continuerà”. Lo ha dichiarato Hashem Safi al-Din, capo del Consiglio esecutivo di Hezbollah, in una conferenza stampa rivolgendosi a Stati Uniti e a Israele. La loro colpa, ha aggiunto, è quella di aver ”superato tutte le linee” con le violazioni commesse nei luoghi sacri all’Islam.
La distruzione dei missili, i feriti e i morti
Le forze armate israeliane hanno risposto con colpi di artiglieria il Libano dopo che numerosi colpi di mortaio sono stati lanciati verso Israele. Lo riferisce l’Idf in una nota spiegando che sono state ”adottate misure in preparazione di questo tipo di possibilità e continueremo a operare in tutte le regioni e in qualsiasi momento necessario per garantire la sicurezza dei civili israeliani”.
Da fonti israeliane e da fonti palestinese arrivano numeri drammatici per quanto concerne feriti e morti. Da una parte è salito a 1.854 il numero delle persone rimaste ferite in Israele e trasferite in ospedale in seguito all’attacco a sorpresa lanciato da Hamas.
Lo scrive il Times of Israel spiegando che tra i feriti ci sono 19 persone che versano in condizioni critiche, 326 che sono gravemente ferite e 359 in condizioni moderate. A completare il bilancio ci sono anche 821 persone ferite leggermente e 20 in cura per stress traumatico. Altre 223 persone sono sotto controllo medico. I morti sarebbero più di 350 dopo gli attacchi di Hamas in territorio di Israele.
Un missile lanciato dalle forze di Hamas sullo Stato ebraico ha colpito un luogo dove si stava svolgendo un rave e solo in questa occasione 250 giovani avrebbero perso la vita. Lo riportano i media locali, fra questi vi sarebbero molti cittadini statunitensi ed europei.
D’altro canto le informazioni che arrivano dalle vittime palestinesi sono altrettanto drammatiche. Da primi aggiornamenti sono 256 i palestinesi che sono stati uccisi nella Striscia di Gaza nei raid condotti da Israele in risposta dell’attacco lanciato a sorpresa da Hamas. Lo ha reso noto il ministero della Sanità nella Striscia di Gaza, secondo il quale altri 1.788 palestinesi sono rimasti feriti.
Successivamente, nel corso della giornata i dati sono saliti, infatti risultano almeno 313 i palestinesi che sono stati uccisi in un’azione di ritorsione militare israeliana contro la Striscia di Gaza dopo l’attacco sferrato dall’ala armata di Hamas contro Israele. Lo ha detto il ministero della Sanità dell’enclave palestinese, aggiungendo in una nota che quasi duemila persone sono rimaste ferite.
Le forze militari di Israele e Hamas
Il gabinetto di sicurezza israeliano ha confermato che il Paese è ufficialmente in guerra e può quindi intraprendere ”azioni militari significative”. Lo ha annunciato l’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che dopo l’incursione di centinaia di miliziani di Hamas in Israele aveva già parlato di stato di guerra. Il voto del gabinetto di sicurezza di Israele conferisce alla dichiarazione di Netanyahu valore legale. Questo è in conformità con la Legge 40 dello Stato di Israele, ovvero che il Paese non può entrare in guerra senza una decisione del governo in tal senso.
Le Brigate di al-Qassam, braccio armato di Hamas, hanno detto di aver ”rifornito di armi le nostre forze” che si trovano attualmente all’interno di Israele e di aver inviato altri uomini. Al momento, ha aggiunto il portavoce di al-Qassam Abu Ubaida, i miliziani del gruppo armato sono ancora impegnati a combattere contro i soldati israeliani.
”Abbiamo inviato nuove truppe all’alba. I nostri mujahedin continueranno ad attaccare gli invasori”, ha aggiunto. In particolare, ”sono stati inviati rinforzi” in alcune aree, in un certo numero di località di kibbutz e nei villaggi di Sufa, Holit e Yated.
Il coinvolgimento dell’Iran
Da Gerusalemme affermavano che dietro gli attacchi di Hamas vi erano le forze dell’Iran, un’affermazione abbastanza grave che allargherebbe le forze coinvolte in questa guerra scoppiata all’improvviso. Da Hamas sarebbe arrivata la conferma, in quanto l’Iran ha dato il proprio sostegno a Hamas in modo che potesse lanciare l’attacco a sorpresa e senza precedenti contro Israele. Lo ha dichiarato il portavoce di Hamas, Ghazi Hamad, alla Bbc.
Tuttavia, gli Stati Uniti d’America non ne sono certi di questo coinvolgimento. Lo ha dichiarato il Segretario di Stato Usa nel corso di una intervista alla Cnn, riconoscendo che esistono legami di lunga data tra Teheran e il gruppo militante che governa la Striscia di Gaza.
Infine, l’Iran ha risposto così al suo presunto coinvolgimento con il presidente iraniano Ebrahim Raisi che ha accusato il governo israeliano ed “i suoi sostenitori” di aver “messo in pericolo la sicurezza della regione e devono essere ritenuti responsabili”. Raisi, secondo le dichiarazioni riportate dai media locali, ha affermato che “l’equazione è cambiata e innescare una guerra da parte dell’entità sionista le causerà danni”.