Seguire le “orme” nella “foresta” - QdS

Seguire le “orme” nella “foresta”

Seguire le “orme” nella “foresta”

Marco Vitale  |
mercoledì 30 Aprile 2025

Cosa c’è dietro questa concezione dell’impresa, quale economia, quale società, quale uomo?

continua dal QdS del 16/4/2025

Anche per l’impresa valgono le parole di Wiener: “Questo libro si propone di dimostrare che l’aspirazione fascista a una condizione umana modellata su quella della formica è dovuta ad una fondamentale incomprensione sia della natura della formica che della natura dell’uomo…. cercherò di dimostrare che se un essere umano è condannato a svolgere le funzioni limitate della formica, non soltanto cesserà di essere un uomo ma non sarà neppure una buona formica”.

Non ne conosco di bacchette magiche. Per usare un’efficace immagine di Giorgio Prodi noi eravamo come i cacciatori di orme che, sulla base di ripetute esperienze, incominciano a tirare la conclusione che esiste una relazione tra l’orma e l’animale: c’è l’orma, “dunque” è passato l’animale; c’è questo tipo di orma e “dunque” è passato questo tipo di animale. Questo è l’inizio della trama che porta a una teoria, a una teoria utile. Al cacciatore non interessa un “dunque” qualunque; a lui interessa solo quel dunque che è di natura tale da aiutarlo, concretamente, nei suoi obiettivi di difesa o di offesa. L’insieme delle relazioni osservate empiricamente si ricompone, lentamente, in un quadro di riferimento. Il quadro di riferimento, continuamente verificato, aggiustato, sfrondato, arricchito, ci aiuta a fare previsioni e anticipazioni. Se queste si dimostrano corrette, cioè se ci sono concretamente utili, queste conoscenze si articolano in un sistema teorico valido; le ipotesi provate diventano teorie, valide sino a prova contraria, sino a quando nuovi fatti, nuove soluzioni, non chiamino a nuove, diverse ipotesi, attraverso le quali arricchire e modificare la teoria. “È qui la prima differenza tra il cacciatore primitivo e il medico suo contemporaneo (lo stregone), ed è a favore del cacciatore…. Mentre il cacciatore il quadro teorico se lo doveva fare con una precisa e continua verifica della sua attinenza (altrimenti non riusciva a sfamarsi), per attività più complicate e meno verificabili, erano, e sono possibili, le più varie suggestioni, i più radicali imbrogli”.

L’impostazione da noi seguita, che io ritengo rigorosamente scientifica, non soddisfaceva molti allievi. Essi percepivano, correttamente, che la nostra ricerca si fermava a una soglia che essi avrebbero voluto attraversare più velocemente. Non si accontentavano di addestrarsi pazientemente a leggere le orme e a ricercare delle relazioni tra le orme e l’animale. Volevano parlare della foresta. È un’aspirazione comprensibile e giustificabile. Ma la foresta era molto grande, troppo grande per il nostro corso. Essa va esplorata pazientemente, pezzo per pezzo, con molti sforzi, molti contributi, molte esperienze, molto tempo.

Va bene la concezione dell’impresa come ipotesi di lettura delle orme che emergeranno nel corso dei casi, essi dicevano, ma cosa c’è dietro questa concezione dell’impresa, quale economia, quale società, quale uomo? Mi sono sempre rifiutato, di dare troppo spazio a queste, pur fondamentali, domande. Per pudore personale; per pudore scientifico; per esigenze di delimitazione didattica; per non perdere il senso del carattere limitato del corso che era, ripeto, un corso empirico su valori e comportamenti imprenditoriali. Ma, come illustrerò parlando della concezione dell’impresa, non mancarono momenti in cui fu inevitabile inoltrarsi anche in questi impervi sentieri.

Dunque, nel nostro iter, un posto centrale era assegnato alla concezione dell’impresa come in Cotrugli. I valori d’impresa utili non potevano derivare da qualche paradigma estraneo alla natura ed alla logica d’impresa, ma dovevano derivare dalla concezione dell’impresa, dalla sua natura, dalla sua funzione, e da come questi aspetti decisivi erano intesi dai gruppi dirigenti delle varie imprese che avremmo esaminato.

continua…

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