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Settimana corta, un terzo dei lavoratori italiani la vorrebbe di 4 giorni

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Settimana corta, un terzo dei lavoratori italiani la vorrebbe di 4 giorni

Redazione  |
martedì 14 Marzo 2023

Sarebbero interessati a sperimentare nuove forme di flessibilità oraria sul posto di lavoro

Come i loro colleghi inglesi, anche i lavoratori italiani sarebbero interessati a sperimentare nuove forme di flessibilità oraria sul posto di lavoro. Quasi un terzo dei lavoratori italiani vorrebbe una settimana lavorativa di 4 giorni, al posto di quella tradizionale. Lo rivela il Randstad workmonitor, l’indagine realizzata da Randstad in 34 Paesi del mondo, che ha intervistato 1.000 lavoratori dipendenti di età compresa tra 18 e 67 anni in Italia (35mila a livello globale) sulle ultime tendenze del lavoro.

Il 9% invece vorrebbe lavorare in orari tradizionali

Secondo la ricerca, ben il 29% dei dipendenti in Italia preferirebbe la settimana corta. Il 9% invece vorrebbe lavorare in orari tradizionali, ma in giorni diversi della normale settimana lavorativa. Il 14% in turni divisi, alla mattina presto e alla sera tardi. Il 6% vorrebbe lavorare di notte. Meno di un lavoratore italiano su due, invece, il 43%, preferisce l’opzione di giorni e orari tradizionali.

A preferirla sono soprattutto le persone tra i 35 e i 44 anni

Sull’ipotesi della settimana corta, età diverse dimostrano sensibilità differenti. A preferirla sono soprattutto le persone tra i 35 e i 44 anni, il 32% del totale, percentuale che scende al 31% tra i 55 e i 67 anni, al 30% tra i 25 e i 34 anni e al 28% tra i lavoratori di età compresa tra i 45 e i 54 anni. La percentuale più bassa si riscontra tra i giovani compresi tra i 18 e i 24 anni, che vorrebbero lavorare su 4 giorni solo nel 16% dei casi. A prediligere la settimana corta sono più gli impiegati (favorevoli nel 32% dei casi), degli operai (15%).

Rilevante la flessibilità di orario

Di certo, la stragrande maggioranza dei lavoratori italiani, l’83%, considera rilevante la flessibilità di orario. Una flessibilità che, in realtà, è già sperimentata in grande parte: il 27% ha visto introdurre forme di flessibilità negli ultimi 12 mesi, dal proprio datore di lavoro, potendo stabilire autonomamente il proprio orario professionale. Il 35% dei lavoratori italiani, infine, ritiene che un motivo valido per non accettare un’offerta di lavoro sia che questa non offra flessibilità di orario e non permetta di stabilire il proprio orario di lavoro.

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