Anche per il settore agrumicolo è tempo di raccolta in un periodo caratterizzato da siccità e cambiamenti climatici in Sicilia.
Ad analizzare per il QdS la situazione relativa al comparto degli agrumi è il numero uno di Confagricoltura regionale, Rosario Marchese Ragona.
Settore agrumicolo in Sicilia, calo di produzione almeno del 50%
Presidente, come va la raccolta degli agrumi in Sicilia in periodo di siccità?
“Molti associati mi dicono che stanno appena cominciando. Le quantità sono enormemente ridotte, c’è un calo di produzione di almeno il 50% e si trovano davanti a pezzatura molto piccola. La siccità e le eccessive temperature di quest’estate hanno fatto aumentare i costi di produzione per i nostri imprenditori che, chiaramente, per provare a irrigare hanno speso un bel po’ di somme per i carburanti e per l’energia elettrica ma pur nondimeno, il prodotto non è quello degli altri anni. Seppur molto buono, con un buon grado Brix, la pezzatura è molto piccola e c’è del prodotto che rischia di non essere commerciabile proprio per le piccole pezzature. Di prodotto buono però non ce n’è tantissimo e anche se i prezzi di mercato sono favorevoli, comunque non riescono a compensare le perdite della minor produzione e della quantità che rischia di non essere venduta proprio per il calibro molto, molto piccolo. È un altro settore – che si aggiunge alla viticoltura e alla olivicoltura – che ha patito enormemente la siccità di quest’anno. Quindi i danni per i nostri agricoltori sono enormi”.
I danni causati dai cambiamenti climatici
Che prospettive ci sono per il 2025 per il settore agrumicolo e l’agricoltura in Sicilia?
“Chiediamolo al Padre Eterno! Se continuano questi cambiamenti climatici e continua a non piovere…Acqua ne è caduta, non eccessivamente, e comunque ci sono ancora degli invasi completamente vuoti. Quell’acqua che è caduta ha causato molti danni perché è un’acqua violenta, che non viene neppure assorbita dai terreni e non si riesce a invasare, per la mancata manutenzione degli alvei, dei fiumi, per le dighe che non sono collaudate; quindi, la tanta desiderata acqua è finita in mare provocando danni come quelli di Licata in provincia di Agrigento. Se ci fosse stata un’opera di prevenzione, di monitoraggio, di pulizia dei canali, di collaudo di dighe e la possibilità di rinvasare le dighe probabilmente questi danni sarebbero stati in parte limitati. Quando piove l’acqua finisce a mare, poi nel periodo estivo desideriamo l’acqua e le nostre coltivazioni ne patiscono la mancanza. Io sono stato sulla Piana di Catania nel mese di agosto ed è tristissimo vedere delle piante che vengono tagliate o degli agrumeti, ancora adulti, tagliati per garantire acqua agli impianti più giovani. Si sta decurtando il patrimonio agrumicolo che avevamo, si va verso l’impoverimento delle nostre campagne in un processo di desertificazione che avanza se continuiamo in questo modo”.
I bisogni degli agricoltori
In che modo auspicate che si venga incontro al settore agrumicolo?
“Ci auguriamo, a parte le piogge che solo il cielo ci può mandare, che vengano anche effettuate delle opere di prevenzione delle acque stesse qualora dovesse piovere per catturare più acqua possibile e affinché l’agricoltore abbia la possibilità di fronteggiare il periodo di emergenza. Apprezziamo lo sforzo della Regione Siciliana, con la pubblicazione del bando 51 che consente alle nostre aziende di dotarsi di bacini idrici o comunque di strumenti atti a fronteggiare l’emergenza idrica. Ma ci auguriamo anche che si intervenga sul pubblico, che si riempiano e si collaudino le dighe, che venga finalmente varata questa riforma sui consorzi di bonifica, che le condutture colabrodo che si trovano nelle nostre aziende e nelle nostre campagne vengano presto migliorate e aggiornate perché è inconcepibile che ci sia poca acqua e quella poca che c’è si perda e poi possibilmente l’agricoltore sia chiamato a pagare cartelle esattoriali o benefici irrigui da parte dei consorzi di bonifica per dei benefici mai avuti. Contiamo quindi su un intervento da parte del pubblico, dei governi nazionale e regionale perché possano porre rimedio a questa situazione”.
Più nello specifico, come supportare l’agricoltore quando il suo prodotto non può essere immesso sul mercato?
“L’anno scorso la Regione ha immaginato un ritiro del prodotto non vendibile. Perché non immaginare questo nuovo provvedimento, non fatto come si fece un anno fa a fine campagna, ma immediatamente, così da fare arrivare subito i soldi agli agrumicoltori? Oggi l’agricoltore ha bisogno di liquidità”.

