Bonifiche a rilento: smaltite 22 mila tonnellate di eternit su un totale di un milione, i Comuni non pianificano
PALERMO – Sul sito del ministero della Transizione ecologica c’è una cartina per configurare lo stato dell’aggiornamento della mappatura amianto sul territorio. Tra le regioni colorate diversamente, in base all’anno di censimento, la Sicilia è ferma al 2018, così come confermato in tutti i documenti che accompagnano il Piano regionale amianto, l’indispensabile documento per procedere nelle bonifiche che è stato pubblicato lo scorso agosto sulla Gazzetta Ufficiale per dare supporto e riferimento agli enti locali che dovranno aggiornare o realizzare i piani per arrivare prima possibile al censimento, alla mappatura completa e quindi alla bonifica delle aree interessate.
Secondo gli ultimi dati disponibili del Portale Amianto della Regione, poi riportati anche nei vari rapporti che costituiscono il Piano regionale, i siti attualmente censiti come contenenti amianto ammontano a poco meno di ventimila, praticamente un quinto di quelli attualmente censiti a livello nazionale che sono 108 mila secondo la mappatura amianto 2021 del ministero. Tra i siciliani ci sono, ad esempio, 354 scuole di ogni ordine e grado (sarebbero 600 secondo quanto riportato dall’Osservatorio nazionale amianto), uffici della pubblica amministrazione (212), impianti sportivi (30), ospedali e case di cura (27).
La questione dei dati aggiornati è certamente centrale in questo processo: “Per portare avanti le operazioni di censimento in modo preciso e puntuale, bisognerebbe avviare un serio coinvolgimento degli enti locali – ha spiegato al QdS Valentina Zafarana, deputata del M5S che di recente ha affrontato la questione amianto con una serie di audizioni in Commissione sul monitoraggio delle leggi – coordinando a livello centrale le varie azioni di ricognizione e verifica puntuali su tutto il territorio di propria competenza, con aggiornamenti al massimo annuali”.
Anche perché i pochi numeri disponibili, pur non essendo aggiornati, lasciano intravedere una situazione tragica. Da una parte ci sono i piani comunali amianto approvati, necessari per procedere alle attività di bonifica, che sono appena un terzo del totale (120 su 390) mentre sul rapporto preliminare ambientale si fa riferimento a 4.933 siti bonificati per circa 10 milioni di materiale contenente amianto bonificato a fronte di circa 50 milioni di metri quadri totalmente presenti. Considerando una stima effettuata per il periodo 2016-2017, la progressione delle bonifiche è stata pari al 2% del totale del materiale da smaltire.
Di numeri discutiamo ancora con la deputata stellata che si sta occupando da vicino del tema, promettendo ulteriori approfondimenti nelle prossime settimane. Siamo all’anno zero in tutto? “Possiamo dire di essere all’anno uno – ha spiegato –, vista l’approvazione, finalmente, del Piano Amianto regionale, dal quale si spera si possa addivenire a una nuova concretezza nelle azioni da intraprendere per la bonifica e lo smaltimento. Ma i dati sono quelli riportati da Legambiente e dal Piano stesso: su una stima di 1 milione di metri cubi di amianto presenti sul territorio della Regione, ne risultano smaltiti appena 22mila tonnellate. Di fronte a numeri così chiari, ogni giudizio risulta superfluo: i dati si commentano da soli”.
A prendere come riferimenti i dati della Regione o quelli di Legambiente poco cambia: di questo passo ci vorranno secoli, anche perché ci sono già voluti decenni per la legge regionale e per il Piano. La regione Sicilia ha approvato la normativa sull’amianto, L. 10/2014, detta anche Legge Gianni, con riferimento all’onorevole Pippo Gianni, componente del comitato tecnico scientifico dell’Ona, già parlamentare regionale, e attualmente sindaco di Priolo Gargallo, soltanto dodici anni dopo la normativa nazionale che bandiva l’amianto (257/92).
“Questa legge ha sancito fondamentali principi posti a tutela della salute e dell’ambiente – ha spiegato l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Ona – con l’istituzione degli strumenti, tra i quali quelli di tutela legale della salute”. La legge tuttavia non ha risolto i problemi, perché la sua applicazione è stata lenta e farraginosa.
“La Regione Sicilia, solo recentemente – ha proseguito Bonanni – ha dato esecuzione alla legge e ha istituito il Centro di Riferimento Regionale per la cura delle malattie asbesto correlate di Augusta, dopo che, per anni, l’Ona ha intensificato le sue azioni, anche giudiziarie”. Quella stessa legge che adesso, secondo Zafarana, corre il rischio di perdere parte della sua efficacia con “lo smantellamento di fatto dell’ufficio amianto creato con l’art. 3 della legge, che doveva occuparsi di attivare in modo coordinato tutte le azioni di bonifica e tutela della salute”.
Ritardi e omissioni che pesano come macigni sulla coscienza della politica regionale che, secondo Zafarana, mantiene “grandi responsabilità che vanno cercate nelle scelte politiche dei Governi regionali che fin qui si sono succeduti, frutto di un evidente disinteresse rispetto al problema e alle ricadute ambientali e sanitarie” perché il “problema è stato sottovalutato” in quanto “la pericolosità per la salute derivante dalla presenza di amianto sul territorio è qualcosa che ‘non si vede’, quasi fosse solo un mero dato statistico”.
Di amianto, invece, si muore. Stime dell’Ona parlano di 7 mila vittime all’anno nel 2021 in tutta Italia. In Sicilia l’ultimo registro mesoteliomi – il mesotelioma è una forma tumorale legata all’esposizione all’amianto – arriva fino al 2018 e censisce, tra il 1998 e il 2018, circa 1426 casi. “Per questi motivi l’ONA, fin dal 2008, si è mobilitata per poter ottenere una moderna organizzazione delle strutture sanitarie per la diagnosi precoce – ha aggiunto Bonanni –, la cura e la tutela delle vittime, oltre che la bonifica”.
Comuni, meno di un terzo ha una pianificazione
PALERMO – Nella gestione della problematica amianto si sono certamente accavallate, nel corso degli anni, diverse responsabilità che vanno dalla politica regionale – in ritardo di quindici sulla legge regionale e di venti sul Piano amianto – e si spingono fino alla politica e alle amministrazioni locali che dal 2014/15, cioè dall’approvazione della normativa regionale e poi dalle linee guida del dipartimento della protezione civile, avrebbero potuto procedere alla redazione dei piani comunali amianto, necessari per mappare il territorio e quindi dare corpo alle bonifiche sul territorio, e, invece, nella maggior parte dei casi, non l’hanno fatto.
Senza piani comunali niente bonifiche
Senza piani comunali non sarà possibile procedere alle bonifiche. Lo ha detto l’estate scorsa il governatore Musumeci, in seguito alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Piano regionale amianto: “costituisce un’efficace risposta ai Comuni siciliani [il piano regionale, ndr], in affanno per l’enorme quantità di materiale pericoloso presente sui propri territori. Ora spetterà proprio agli enti locali realizzare o implementare i propri Piani comunali per arrivare prima possibile al censimento, alla mappatura completa e, quindi, alla successiva bonifica delle aree interessate”.
A tal proposito, il ruolo dei comuni, recita una nota del dipartimento della Protezione Civile della Regione Siciliana, è fondamentale per “la tutela della salute dei cittadini dai rischi connessi con l’esposizione all’amianto‚ e deve esplicarsi attraverso il censimento su base locale dei siti o edifici con presenza di amianto ai fini della sua progressiva rimozione”.
Lo prevede anche la legge regionale 10/2014 all’articolo 4 (comma 1, lettera b) che esplicita che gli enti locali “devono dotarsi di un ‘Piano comunale amianto’ e rendicontare annualmente al DRPC Sicilia su aggiornamenti e bonifiche effettuate”. Le linee guida sono già operative da sette anni, infatti sono state emanate dal DRPC Sicilia con circolare n. 29257 del 7 maggio 2015.
Peccato che il numero dei piani comunali amianto sia ancora pari ad appena un terzo del totale dei comuni siciliani, secondo quanto rilevato dalla deputata regionale Valentina Zafarana, del M5S, che ha affrontato la questione amianto nell’ambito della commissione Monitoraggio leggi all’Ars in seguito alle segnalazioni di diversi cittadini. Nel corso delle audizioni, sono emerse notevoli criticità proprio nell’ambito dei piani comunali amianto visto che “se ne contano – ha dichiarato – appena 120 su 391 Comuni”.