L’intervista esclusiva del QdS al vicepresidente di Conftrasporto-Confcommercio, Paolo Uggé, che sottolinea la posizione logistica dell'Isola, posta di fronte al Canale di Suez. Il Corridoio 1 Palermo-Berlino e l'attraversamento stabile dello Stretto. “Troppi politici non si preoccupano di connettere Nord e Sud”
ROMA – Il Ponte sullo Stretto a sorpresa è ritornato nelle linee di indirizzo sul Recovery Fund e la politica, soprattutto le opposizioni, sono tornate alla carica.
Il senatore della Lega Stefano Candiani sottolinea l’impegno per il Ponte: “Abbiamo fatto inserire nel Piano Nazionale di Ricostruzione e Resilienza il Ponte sullo Stretto di Messina e Alta Velocità”.
Matilde Siracusano, di Forza Italia, ha detto che “I 209 miliardi che arriveranno nei prossimi anni con il Recovery Fund rappresentano un appuntamento unico, che non possiamo mancare. Forza Italia ha sottolineato l’importanza di inserire il Ponte sullo Stretto di Messina tra le grandi opere da finanziare con le risorse europee – ha aggiunto – Lo abbiamo chiesto al governo con una mozione alla Camera, ci aspettiamo un’apertura da parte della maggioranza”.
Sullo spinoso tema relativo alla realizzazione del Ponte abbiamo intervistato Paolo Uggè – vicepresidente Conftrasporto Confcommercio, che ha fatto del Ponte sullo Stretto il cavallo di battaglia, inserendolo addirittura nel proprio manifesto per il Recovery Fund.
Uggé, qual è l’importanza strategica di quest’opera?
“Innanzitutto è una risposta alle necessità di un popolo orgoglioso di oltre 5 milioni di persone. In secondo luogo, attraverso la realizzazione del Ponte, la Sicilia avrebbe dovuto e deve diventare quello che realmente rappresenta dal punto di vista logistico, cioè una piattaforma avanzata del Mediterraneo, posta di fronte al Canale di Suez. Conftrasporto, che si trova pienamente in linea con l’intuizione del commissario europeo ai Trasporti Karel Van Miert che nel 1984 individuò la necessità che la regione Sicilia fosse la piattaforma logistica europea in grado di accogliere i nuovi ingressi del mar Mediterraneo. Idea ripresa negli anni Duemila dalla commissaria Loyola de Palacio che, insieme al ministro PietroLunardi, inserì la Sicilia nei dieci Corridoi europei chiamati Reti Ten. Il Corridoio 1 avrebbe dovuto collegare Berlino a Palermo proprio attraverso il Ponte sullo Stretto”.
Tutti, dal mondo politico a quello imprenditoriale, sembrano aver compreso l’importanza di questa infrastruttura. Tutti tranne il Governo che in questi mesi ha negato di avere pregiudizi nei confronti del Ponte ma poi nei fatti lo ha sempre snobbato. Ieri, invece, la svolta con il riferimento al Ponte nelle linee di indirizzo. È la volta buona secondo Lei?
“Temo di no. Ricordo che l’opera del Ponte è stata approvata e finanziata negli anni Duemila, così come la sua realizzazione. Il mio scetticismo nasce dalle tante, troppe dichiarazioni di uomini politici e di governo che dimenticano tutto quello che è già stato fatto e che pensano più ad annunciare il collegamento tra l’Adriatico e il Tirreno (7 miliardi di euro la spesa prevista; opera necessaria, certo, ma perché non realizzare prima quelle già finanziate?) che non a connettere il Sud del Paese con il Nord. Per questo, come Conftrasporto, riteniamo fortemente necessaria la realizzazione del Ponte: tante le positività che porterà al popolo di Sicilia e alla sua economia. La nostra Confederazione, che in seno a Confcommercio rappresenta la ‘casa’ dei trasporti terrestri, marittimi, ferroviari, e della logistica, è da sempre convinta dell’utilità di quest’opera. In tutti questi anni abbiamo visto come le polemiche abbiano preso il sopravvento sugli interessi del Paese, procrastinando all’infinito i tempi di realizzazione del Ponte. Il pressapochismo e la polemica politica non dovrebbero appartenere ai temi di politica dei trasporti, che non è di destra né di sinistra, ma un’esigenza dell’economia di un Paese”.