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Lavoro, continua la fuga giovani dalla Sicilia, manca la manodopera specializzata

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Lavoro, continua la fuga giovani dalla Sicilia, manca la manodopera specializzata

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domenica 01 Agosto 2021

Gregory Bongiorno e Giuseppe Pace, presidenti rispettivamente, di Sicindustria e Unioncamere Sicilia: "servono competenze e formazione, accordi tra scuole, università e imprese del territorio"

“Uno dei problemi che impedisce la vera ripartenza oggi è quello legato alla mancanza di manodopera specializzata. Sembra strano, ma in una regione dove la disoccupazione raggiunge dei livelli impressionanti, dove i dati sono falsati dall’alta quota di giovani che lasciano la Sicilia, le nostre imprese non trovano manodopera specializzata. E questo perché il sistema della formazione in Sicilia è fallito.

È servito solo al clientelismo e non ha prodotto lavoratori. La Sicilia in passato aveva una delle leggi più d’avanguardia sull’apprendistato. Molte delle nostre imprese di oggi, sono frutto di quella legge. Ripristiniamola, con il meccanismo semplice di allora”.

Sono le parole di Filippo Ribisi, siciliano, vice presidente nazionale di Confartigianato, intervenuto alla presentazione dello studio annuale dal titolo: “Imprese artigiane: protagoniste della ripartenza dell’economia della Sicilia”, realizzato dall’Osservatorio economico regionale di Confartigianato Sicilia.

Sul tema sono intervenuti Gregory Bongiorno e Giuseppe Pace, presidenti rispettivamente, di Sicindustria e Unioncamere Sicilia.

Ai due rappresentanti abbiamo chiesto come si può rimediare alla mancanza di manodopera specializzata nella nostra regione e come scongiurare la fuga dei giovani che costituirebbero importante manodopera per le aziende della nostra terra.

Entrambe le domande sollevano un unico grande tema, quello delle competenze e della formazione. – afferma Bongiorno –. Solo con una formazione tarata sulle esigenze dell’impresa sarà possibile rimediare alla mancanza di manodopera e scongiurare la fuga dei cervelli.

La strada più diretta, piana e soprattutto la strada che ci porta più lontano, è quella degli Its, cioè percorsi di formazione di eccellenza con un taglio professionalizzante già all’interno degli istituti superiori. Sempre a proposito di giovani: è fondamentale il raccordo costante tra le scuole superiori, le università e le imprese con l’obiettivo di formare lavoratori con professionalità richieste dalle imprese del territorio.

L’ideale – conclude il presidente di Sicindustria – sarebbe un filo diretto tra mondo della scuola, mondo accademico e mondo imprenditoriale prima ancora di organizzare gli indirizzi scolastici e i corsi di laurea specialistici”.

Secondo, Giuseppe Pace, presidente regionale di Unioncamere, “purtroppo, la formazione professionale, negli anni passati, è stata un vero e proprio fallimento in Sicilia.

Mi trovo d’accordo con il vicepresidente nazionale di Confartigianato Filippo Ribisi, quando sostiene che è servita come strumento di clientelismo e non ha prodotto lavoratori. Infatti, la formazione professionale è stata utile soltanto a mantenere a galla strutture spesso imponenti che non hanno prodotto lavoratori in grado di entrare nel mondo produttivo.

E’ difficile in questo momento trovare un rimedio. Che la manovalanza da un po’ di tempo scarseggi è un dato di fatto oggettivo che sanno tutti. Un problema per le nostre imprese. Faccio una domanda retorica a me stesso: attualmente a chi conviene un contratto part time che farebbe perdere il reddito di cittadinanza a chi lo percepisce? Tutti oggi optano per il reddito di cittadinanza, che però non so quanto possa essere gratificante, anche se è una misura giusta per le fasce bisognose.

La fuga dei giovani -prosegue Pace – si scongiura offrendo opportunità concrete di lavoro. Purtroppo la pandemia non ci ha aiutato, ma ritengo che intanto dobbiamo farci trovare pronti con la formazione professionale di personale di cui le nostre imprese hanno bisogno: tecnici, manutentori, operai specializzati, parlo di personale altamente qualificato.

Penso anche che la fuga dei giovani oggi sia verso altri paesi europei dove ci si confronta con mondi nuovi, dove è possibile anche lavorare un periodo più o meno lungo e poi rientrare in Sicilia per trovare sbocchi occupazionali importanti, grazie all’esperienza maturata all’estero.

Ritengo che sia la politica che le imprese debbano operare assieme per permettere ai nostri giovani di restare in Sicilia. In questo senso, – conclude il presidente regionale di Unioncamere – ci sono anche progetti e la volontà di riportare a casa quanti hanno pensato di trasferirsi fuori”.  

Roberto Pelos

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