Sicilia, le rinnovabili che ci sono ma non vengono sfruttate: l'arretratezza dell'isola - QdS

Sicilia, le rinnovabili che ci sono ma non vengono sfruttate: l’arretratezza dell’isola

Sicilia, le rinnovabili che ci sono ma non vengono sfruttate: l’arretratezza dell’isola

Hermes Carbone  |
giovedì 06 Giugno 2024

In Sicilia l'energia rinnovabile c'è in abbondanza ma cresce troppo lentamente. Questi i dati che emergono dagli ultimi rapporti.

In Sicilia l’energia rinnovabile c’è in abbondanza ma cresce troppo lentamente. Questi i dati che emergono in modo chiaro dagli ultimi rapporti di settore pubblicati da Terna e dal Rapporto Statico 2023 solare fotovoltaico del gruppo GSE. A supportare queste statistiche, anche i dati dell’Osservatorio Fer di Anie Rinnovabili e il report “Filiere del futuro: Geografia produttiva delle rinnovabili in Italia” di Symbola.
Stando alle statistiche, appunto, la Sicilia non si colloca neppure sul podio delle regioni produttrici di energie rinnovabili. Tema, quest’ultimo, del quale ha parlato anche il vicepremier Matteo Salvini in visita a Messina lo scorso 31 maggio. Nonostante sole, vento e vulcani non manchino nell’Isola, Catania a parte per l’esempio virtuoso dello stabilimento 3Sun di Enel Green Power, non si registrano eccellenze ramificate ma investimenti localizzati.

Processi, quelli evidenziati dai report, che non hanno fino ad ora permesso di costituire una rete delle rinnovabili per consentire alla Sicilia uno sviluppo del mercato e una emancipazione energetica per il futuro. Fin qui, dunque, nessun primato appartiene alla Regione. Ma spostiamoci sui dati per comprendere il gap in atto con chi, nelle rinnovabili, ha creduto sin dal primo momento e sfruttato una rete infrastrutturale della quale proprio l’Isola non ha mai potuto godere.

Alcuni dati generali

Nel corso del 2023 sono entrati in esercizio in Italia circa 371.500 impianti fotovoltaici, per una potenza complessiva poco superiore a 5.200 MW. Alla fine dell’anno la potenza installata complessiva in esercizio ammonta a 30.319 MW, in aumento del 21% rispetto al 2022. La produzione registrata nell’anno è pari invece a 30.711 GWh; in questo caso, l’aumento rispetto al 2022 è pari a +9,2%. Circa 1 milione e 600 mila sono poi gli impianti presenti in tutto il Paese: di questi, soltanto poco più di 100 mila in Sicilia, che produce una potenza di 2.164 MW a fronte di 32.547 sistemi di accumulo e una produzione netta di 2.340 GWh. Prendendo in considerazione solo il tema della produzione netta, basti pensare che la Sicilia si posiziona dietro a Puglia (4.193 GWh), Lombardia (3.470 GWh), Emilia Romagna (2.922 GWh) e Piemonte (2.356 GWh). E per numero di impianti, Lombardia e Veneto duplicano abbondantemente proprio l’Isola, rispettivamente con 264 mila e 228 mila circa. Eppure l’industria che opera nel settore delle rinnovabili conta circa 38 mila operatori in tutta Italia, dato questo in crescita rispetto all’anno precedente (+13,2%). In Lombardia la maggior concentrazione di aziende operanti in questo specifico segmento dell’industria. A seguire Lazio e Campania. Soltanto quarta la Sicilia, dietro la quale si colloca il Veneto. In queste cinque regioni si concentrano metà delle aziende che lavorano con le rinnovabili. Ma in Sicilia il dato è di appena l’8% del totale, a dimostrazione di quanto poco si sfruttino l’energia geotermica, quella eolica e anche quella solare.

Le statistiche in Sicilia

La produzione di energia rinnovabili in Sicilia è aumentata nel geotermico e sull’eolico, mentre per la bioenergia gli impianti sono rimasti gli stessi (63 con 104 megawatt di produzione). Nel solare, in tre mesi, la Sicilia ha aumentato la presenza di impianti produttori di più energia pulita, che consente alla regione di coprire un terzo del suo fabbisogno per l’energia elettrica. Questi dati raccontano in modo abbastanza chiaro come nonostante si stia investendo in questo particolare segmento che rappresenta l’energia del futuro, la Sicilia sia rimasta talmente indietro da non riuscire al momento a colmare il gap con le realtà appartenenti ad altre regioni. E dire che la sola presenza dell’Etna e delle Eolie basterebbe per poter garantire uno sviluppo maggiore delle centrali geotermiche.

Stando ai dati presentati dalla tabella di Symbola in merito alla suddivisione delle imprese operanti nel settore e presenti sul territorio, dominano le province di Palermo e Catania (range 501 – 3.096 imprese). A seguire Siracusa, Ragusa, Agrigento e Messina, che contano sul territorio tra 301 e 500 imprese. Dietro ancora c’è Trapani (range 201 – 300 imprese). A sfruttare molto meno delle proprie possibilità il settore sono le imprese di Enna e Caltanissetta. Nel merito degli investimenti nel settore delle rinnovabili, per le quali la Sicilia non può più restare indietro, ha avuto modo di parlarne in questi giorni anche Mauro Fabris, Vicepresidente Anev e Direttore Relazioni Esterne di Renexia. Il manager, in particolare, si concentra sulla necessità di far decollare il settore dell’eolico offshore galleggiante, comparto strategico e dalle grandi potenzialità per l’Italia sulla quali è chiamato a investire anche il governo.

“L’eolico offshore floating è un settore che richiede pianificazione e ricerca e per farlo decollare serve una decisione politica che possa consentire agli operatori un’adeguata programmazione – ha spiegato Fabris. Il primo passo sarebbe stato quello di definire lo spazio marino, un passaggio ancora mancante e per cui l’Italia è stata deferita dall’UE nei giorni scorsi”.

Arretratezza nell’isola

Ma perché la Sicilia è così arretrata nel settore delle rinnovabili? A pesare, come detto in precedenza, è l’aspetto logistico: le città dell’isola sono collegate male tra loro, peggio con la terra ferma, dove il ponte sullo Stretto potrebbe rappresentare quella svolta infrastrutturale di cui la Sicilia necessita. E poi vi sono le opposizioni delle amministrazioni locali allo sviluppo di nuovi progetti che potrebbero risultare di impatto per il territorio, portando in alcuni casi a modifiche importanti del paesaggio.
L’iter autorizzativo di un impianto rinnovabile spesso si arena per via delle opposizioni degli enti locali, nonostante il parere positivo della Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale della quale sempre più spesso abbiamo avuto modo di parlare proprio sulle pagine del Quotidiano di Sicilia. In ambito onshore, solo il 20% di questi progetti arriva a ottenere l’Autorizzazione Unica (AU), mentre l’offshore resta inchiodato allo 0 %. Una problematica che secondo Renexia risiede nella mancata percezione di vantaggi per il territorio.

Di recente la Commissione europea ha approvato un piano di investimenti da 35 miliardi di euro predisposto dal governo italiano per sostenere l’incremento della produzione di energia proveniente da fonti rinnovabili. Una minima parte di questi fondi andrà anche alla Sicilia, in particolare nell’isola di Panarea. Di questo si è discusso durante la seconda giornata dei “Green Salina Energy Days”, l’evento organizzato dall’associazione “Isole sostenibili” con il sostegno di Ance Sicilia.
L’Ue darà priorità nei bandi di gara a energia geotermica ed eolico offshore attraverso la realizzazione di nuove centrali per un totale di 4,6 Gigawatt di nuova capacità installata. Proprio alle Isole Eolie, e in particolare al largo di Panarea, c’è l’intenzione di poter realizzare un “pozzo geotermico” per alimentare la centrale elettrica dell’isola e il mini-dissalatore che sarà costruito con i fondi della misura “Isole Verdi” del Pnrr. Spesa al momento stimata in 200 mila euro.

Sul tema delle energie rinnovabili si era espresso anche il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, in visita lo scorso febbraio insieme al ministro per le Imprese e il Made in Italy Urso alla fabbrica di pannelli fotovoltaici 3Sun di Catania. In quella occasione è stata sottolineata l’esigenza di fare in modo tale che “parte della produzione da rinnovabili resti in Sicilia”. A pesare lo “scontro” col governo nazionale sul tema delle royalties, con la Sicilia che aveva minacciato di bloccare il rilascio di autorizzazioni proprio nei confronti delle aziende operanti nell’indotto. Una richiesta che aveva trovato solo un parziale accoglimento nel decreto Energia, con la speranza che i fondi provenienti proprio da questo decreto, insieme a quelli approvati dall’Ue, possano garantire all’isola quel salto di qualità fin qui mai davvero percorso.

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