Fonti rinnovabili, l’Eldorado della Sicilia. In ballo più di mille progetti per 80 GW - QdS

Fonti rinnovabili, l’Eldorado della Sicilia. In ballo più di mille progetti per 80 GW

redazione

Fonti rinnovabili, l’Eldorado della Sicilia. In ballo più di mille progetti per 80 GW

Roberto Greco  |
venerdì 05 Aprile 2024

Nell’Isola un quarto delle pratiche in itinere a livello nazionale: se tutte venissero evase, si supererebbe di oltre sette volte l’obiettivo fissato al 2030 per la nostra regione e si metterebbe in moto un mercato dal valore di 23 miliardi

Rinnovabili ancora troppo lente rispetto a quelli che dovrebbero essere i numeri d’installazione annuale per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030. Infatti, secondo i dati di Terna, le installazioni per il 2023, complessivamente, sono state appena 5.677 MW, di cui 5.234 MW di solare fotovoltaico, 487 MW d’impianti eolici e 42 MW tra geotermia e biomasse, per complessivi 374.136 impianti.

Numeri sconfortanti per quanto riguarda le installazioni

Numeri che portano la potenza complessiva delle fonti rinnovabili a 66.194 MW, in grado di coprire il 37% dei consumi complessivi, ma allo stesso tempo totalmente insufficienti per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030, che richiederebbero sulla base dello studio commissionato a “Ecco” da Legambiente, Greenpeace e Wwf di almeno 90 GW di nuove installazioni, pari quasi 13 GW di nuova potenza annuale dal 2023 al 2030. Preoccupa soprattutto la scarsità dei grandi impianti. Secondo i dati elaborati da Elettricità Futura, l’85% degli impianti dei 487 MW di eolico ha una taglia superiore ai 10 MW e dei 5.234 MW di fotovoltaico, ben il 38% degli impianti ha una potenza inferiore ai 12 kW, e il 78% è sotto il MW.

…e anche per le autorizzazioni

Il quadro sconfortante non riguarda solo le installazioni ma anche quello riguardante le autorizzazioni, un percorso impervio piastrellato di lungaggini burocratiche e contenziosi che coinvolgono anche il Ministero dei Beni culturali. Lo dimostrano gli 81 progetti in attesa di determina da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e che hanno visto pareri positivi da parte della Commissione tecnica Via e negativi da parte del Mic e i 67 progetti in attesa del parere del Ministero dei Beni culturali nonostante da tempo la stragrande maggioranza abbia ricevuto parere della Commissione. Il più vecchio risale addirittura al 2012, sintomo che siano serviti quasi 12 anni per comunicare la fattibilità o meno a un’impresa. A cui si aggiungono i 40 progetti in attesa dal 2022. Tempi non accettabili per un Paese che dovrebbe fare della transizione energetica e della lotta all’emergenza climatica ed energetica un faro indiscutibile.

Le comunità energetiche

Notizie non troppo confortanti anche sul fronte comunità energetiche, le Cer. A oggi sono solo 154 le forme di energia condivisa realizzate in Italia, tra comunità energetiche rinnovabili e configurazioni di autoconsumo collettivo. Sulle 67 realizzate a fine 2023 Piemonte, Veneto e Trentino-Alto Adige sono le regioni con il più alto numero di configurazioni. Numeri importanti, considerando i ritardi burocratici e normativi, ma che avrebbero potuto essere molto più alti, ossia almeno 400 stando alle stime dell’associazione ambientalista realizzate grazie al contributo di diverse realtà – Aess, Caritas, Become, il programma NextAppenino, AzzeroCO2, ènostra, Legacoop, Enel X, Comune di Roma, La Sapienza, Regalgrid, Fondazione con il Sud, Banco dell’Energia.

Tra le realtà che si potevano sviluppare in questi anni, e che ora grazie al Decreto Cer potranno realizzare il sogno, Legambiente cita ad esempio: le 15 possibili Comunità energetiche portate avanti dalla Caritas, i 55 progetti di nostra e i 105 del programma Nextappennino, le 25 CER della campagna Become di Legambiente, KyotoClub, AzzeroCO2 per i Piccoli Comuni. Riguardo il progetto BeCome oggi sono stati anche presentati i primi 15 studi di fattibilità con cui si sono superati i 3 MW di impianti fotovoltaici ipotizzati.

Le Commissioni Via-Vas e Pnrr-Pniec

In questo quadro, una nota positiva arriva dal lavoro dalle Commissioni Via-Vas e Pnrr-Pniec del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica che, nel 2023, hanno lavorato su 221 procedure autorizzative, per un valore di opere di oltre 13,5 miliardi di euro e una potenza di 10,5 GW. In particolare, la Commissione VIA-VAS, ha lavorato su 33 istanze di VIA per impianti eolici, per una potenza superiore a 2 GW e un valore economico di circa 3,5 miliardi di euro. Buone notizie arrivano anche dalla Sottocommissione Via, a proposito degli elettrodotti della Rete di trasmissione nazionale, che ha fornito parere positivo su 51 procedimenti per un valore economico di circa 76 milioni di euro. A queste si aggiungono diverse verifiche di ottemperanza che consentiranno lo sblocco e l’avvio di 10 elettrodotti per un costo totale di circa 510 milioni e la valutazione del piano di sviluppo di Terna, secondo la procedura VAS, per un valore di circa 21 miliardi di euro.

La Commissione Tecnica Pnrr-Pniec, invece, sempre nel corso del 2023, ha adottato 115 pareri Via per le rinnovabili, di cui 73 progetti agrivoltaici, 19 fotovoltaici, 16 eolici, 3 eolici off-shore, 3 impianti di pompaggio e 1 GW di accumulo energetico. Sono state inoltre evase 18 istruttorie di Scoping per progetti di eolico off-shore, che riguardano soprattutto la Regione Puglia (26%), Sicilia con il 17% e la Sardegna con il 14%.

In Sicilia 1.110 pratiche in itinere

Sembra diversa, rispetto al panorama nazionale, la situazione in Sicilia. Secondo i dati forniti al QdS dall’Assessorato all’Energia e disponibili sul portale di Terna, sono 1110, pari a un terzo del totale nazionale, le pratiche in itinere per una potenza totale pari a 79,09 GW che corrispondono circa al 24% del totale nazionale. Questo dato indica che la Sicilia, in questo momento, ha disponibili progetti pari a oltre sette volte la quantità prevista dal “burden sharing” che prevede per l’isola 10,38 GW installati entro il 2030. Si tratta, nello specifico, per il 51% di pratiche che riguardano il solare e le rimanenti l’eolico off-shore e on-shore. La provincia con il maggior numero di richieste è quella di Trapani, con richieste di concessione a Terna pari a 25,59 GW, ossia il 32% del totale regionale, di cui poco meno di 7 GW di fotovoltaico, 5,6 GW di eolico on-shore e 13 GW di eolico off-shore.

La Commissione Tecnica Specialistica della Regione Siciliana, presieduta dal professor Gaetano Armao, nel corso del 2023 ha prodotto 360 pareri relativi ad altrettanti progetti che si riferiscono all’energia.
In Sicilia la corsa agli impianti per la produzione di energia rinnovabile sembra non arrestarsi e, probabilmente, le autorizzazioni che saranno concesse supereranno il limite previsto dal “burden sharing”. Il mercato delle autorizzazioni per le rinnovabili oggi in Sicilia vale circa 300.000 €/MW e, se tutte le pratiche in itinere con Terna arrivassero a piena realizzazione, si tratterebbe di un mercato dal valore complessivo di oltre 23 miliardi di euro.

Simone Togni, presidente dell’Associazione nazionale energia del vento (Anev)

“L’Isola tra le regioni con il più alto potenziale per le installazioni”

Simone Togni, presidente dell’Associazione nazionale energia del vento (Anev)

Interviene al QdS Simone Togni, presidente di Anev, l’Associazione nazionale energia del vento, che vede riunite oltre 100 aziende che operano nel settore eolico e oltre 5.000 soggetti, tra cui produttori e operatori di energia elettrica e di tecnologia, impiantisti, progettisti, studi ingegneristici e ambientali, trader elettrici e sviluppatori.

Presidente, sembra che nell’ultimo periodo l’eolico abbia registrato un interessante percorso di crescita…
“A livello nazionale possiamo dire che l’eolico sta continuando il suo percorso di crescita. Si tratta di un percorso meno impetuoso di quello del fotovoltaico ma proprio in quest’ultimo periodo, anche grazie ad alcuni accorgimenti che si sono registrati nella semplificazione delle procedure autorizzative, ha visto una netta ripresa. In particolare l’avvento delle nuove iniziative off-shore hanno cambiato il rapporto di forza grazie a un nuovo impulso anche se i tempi di realizzazione degli impianti saranno lunghi”.

È evidente che ci sono differenze di costo non trascurabili tra la realizzazione degli impianti fotovoltaici e quelli eolici…
“Esatto. L’eolico tradizionale ha oggi un impatto positivo, così come il fotovoltaico, sul costo della bolletta. I recenti aumenti delle materie prime hanno rialzato i costi di queste tecnologie che tuttavia risultano ancora essere le più competitive rispetto alle fonti fossili. Parlando di eolico, le ultime aste GSE hanno visto aggiudicazioni a tariffe intorno ai 75 €/MWh, ricordiamo che il prezzo di rimborso è di 90-95 €/MWh quindi ancora al di sotto del costo relativo al gas e si ritiene che il prezzo si stabilizzerà intorno ai 85 €/MWh in linea con quello che si sta riscontrando nel resto del mondo. Per quanto riguarda, invece, per l’eolico off-shore, trattandosi ancora di una tecnologia non matura ma innovativa, e il suo costo stimato oggi si aggira intorno ai 200-220 €/MWh. È evidente che per l’eolico off-shore saranno necessari incentivi specifici”.

Veniamo alla Sicilia, la patria del sole e del vento…
“Proprio nel canale di Sicilia si prevede la costruzione di quello che possiamo definire un parco eolico con una tecnologia innovativa a livello mondiale. 7Seas, la società che ha progettato l’impianto, ha ottenuto la Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) e ora dovrà completare tutta la procedura autorizzativa e poi affrontare la costruzione che potrà vedere la luce nel 2030”.

Si tratta di venti aerogeneratori con una potenza unitaria di 12 MW, privi delle tradizionali fondamenta fisse al fondale marino. A tenere in posizione le turbine saranno speciali piattaforme composte da strutture tubolari disposte secondo un tetraedro asimmetrico con casse di zavorra nei vertici del triangolo di base e sarà posizionata nel Canale di Sicilia, a circa 35 km dalla costa di Marsala, utilizzando soluzioni ingegneristiche innovative volte a ridurre al minimo l’impatto sia a livello ambientale che visivo.
“Si tratta, senza dubbio, di un ottimo risultato. Oltre a questo sono stati presentati altri progetti, come quello di Renexia, e possiamo definire la situazione in grande fermento. Non tutti saranno realizzati con la conformazione di presentazione ma teniamo conto che, trattandosi di una nuova tecnologia, stiamo assistendo a una vera e propria fase di sperimentazione. Anche l’on-shore, in Sicilia, è in via di sviluppo e lo dimostrano le richieste presentate. Si tratta, oggi, di una capacità produttiva di energia stabile, industriale e con un mercato che oggi non ha bisogno di alcun tipo di sostegno. La Sicilia è la seconda regione in termini di potenza installata al 2030 e una delle regioni con il maggior potenziale d’installabilità sulla base degli obiettivi nazionali. Oggi ci sono circa 2 GW installati con l’obiettivo di arrivare a 2,3 GW al 2030. A questo corrisponderà anche un numero significativo di occupati nella regione e questa considerazione vale anche per l’eolico off-shore che vedrà la luce nel 2030”.

A proposito dello sviluppo occupazionale, possiamo parlare, nel caso dell’eolico di una vera e propria filiera?
“L’elemento è doppio, a vantaggio dell’eolico, perché oltre a quello occupazionale c’è anche l’aspetto industriale visto che la tecnologia è realizzata in Italia. L’Italia è esportatrice di tecnologia eolica nel mondo mentre nel fotovoltaico siamo importatori di tecnologia dalla Cina. L’impianto eolico è un impianto complesso, dal punto di vista della manifattura, e serve mano d’opera molto specializzata e proprio per questo abbiamo mantenuto in Europa e in Italia gran parte del know-how e della capacità industriale di realizzazione sia delle pale, sia dei generatori sia dei motoriduttori oltre alla produzione dell’acciaio che compone la torre di sostegno. La filiera oggi è molto forte e lo dimostrano i distretti industriali realizzati in Puglia e nel Nord-est del paese”.

Cosa deve fare oggi la politica?
“È necessario dare visione esatta al comparto. Siamo riusciti a semplificare le procedure autorizzative anche se, ancora oggi, ci sono resistenze di carattere più ideologico che altro. Quello che ci aspettiamo è che si vada verso l’attuazione delle normative esistenti che, seppur chiare, devono poter essere applicate al meglio. Siamo in attesa, da circa due anni, delle normative FER-2 e FER-X e riteniamo che sia arrivato il momento per la loro definizione al fine di una completa caratterizzazione del quadro normativo del comparto”.

Dalla lunga filiera delle autorizzazioni alle carenze nelle documentazioni, perché i tempi a volte sono “biblici”

Le imprese sono in fila per realizzare un impianto per la produzione di energia rinnovabile in Sicilia, che fa gola a molti grazie alle eccezionali condizioni di ventosità e irraggiamento, ma arrivare al decreto finale di autorizzazione è essa stessa un’impresa. Le cause? Sono molteplici. Anzitutto occorre rendersi conto del contesto. A partire dal 30 luglio del 2021 le autorizzazioni ambientali che riguardano gli impianti fotovoltaici ed eolici superiori ai 30 MW richiedono la Via (Valutazione di impatto ambientale) di rango “nazionale” e quindi non sono più di competenza regionale alla quale sono rimaste le autorizzazioni relative agli impianti più piccoli, tra i 10 e i 30 MW.

Per quest’ultimi, tuttavia, si deve passare da una serie di “gironi”, a cui si accede dalla procedura unica regionale in cui sono messi insieme tutti i soggetti che devono rilasciare le autorizzazioni. Si tratta, circa, di cinquanta soggetti che devono dare, a vario titolo, il via libera: la Sovrintendenza ai beni culturali che deve escludere che il progetto ricada in aree di interesse archeologico e individuare le problematiche relativamente alla compatibilità con il paesaggio, il Genio civile per quanto riguarda la solidità dell’intervento che si intende realizzare, l’Autorità di bacino per quanto concerne i sistemi idrici, i Vigili del fuoco per quanto riguarda il rischio incendio, l’Azienda foreste per quanto riguarda il rischio idrogeologico, l’Enac che si deve pronunciare sulle interferenze sull’aeronautica civile e militare e, non ultima, l’Arpa e i singoli Comuni sul cui territorio sarà realizzato l’impianto. Si tratta, quindi, di un processo complesso che prevede consultazioni e pareri intermedi.

Le situazioni sono molto diverse l’una dall’altra ed è necessario tenere in considerazione che le valutazioni ambientali si basano su un processo partecipato. Questa tipologia di procedura prevede che, nella fase iniziale, debba stare ferma per alcuni mesi, al fine di permettere a cittadini, associazioni e a tutti gli interessati di esprimere la propria opinione di dissenso, anche parziale, attraverso osservazioni di merito al progetto, creando un ritardo non imputabile ai singoli Enti interessati. Solo a quel punto la Cts può esprimere un parere intermedio in cui si esegue la disamina di tutte le criticità del progetto presentato. Purtroppo capita anche che, su alcuni progetti, siano riscontrate carenze sotto il profilo documentale o mancanza di coerenza nelle valutazioni ambientali.

Parte delle responsabilità, in ultima analisi, è anche delle aziende presentatrici di progetti, in quanto non vengono presentati studi e documentazioni sufficienti per poter effettuare una valutazione puntuale senza dover incorrere nel rilascio di pareri intermedi con richiesta di integrazioni significative che richiedono un ulteriore tempo di attesa per poter esaminare formalmente il progetto nella sua interezza e poter, quindi, esprimere un parer positivo. La procedura dell’autorizzazione unica regionale richiede circa un anno di tempo e i problemi di quello che può sembrare un collo di bottiglia burocratico è da individuare nella procedura, nella debolezza economica e strutturale di tante imprese, e in alcune lentezze della catena delle amministrazioni che devono rilasciare i pareri.

La Regione sta comunque provando ad accelerare, almeno stando a quanto ci ha comunicato la Commissione tecnica specialistica per le autorizzazioni ambientali di competenza regionale, attualmente guidata dal professore Gaetano Armao. Sono 905 i pareri espressi dalla CTS nel 2023 nel suo complesso. Dato meramente statistico, ma non per questo non importante ancorché significativo, il numero dei P.I.C., l’acronimo che indica i pareri istruttori conclusivi, espressi dalla CTS è passato dai 452 del 2020 agli 812 del 2023 con un picco di pareri pari a 216 nel solo mese di dicembre.

La nuova Cts si è insediata lo scorso mese di agosto e, oltre alla nomina di Armao, sono stati nominati i 27 componenti mancanti. Nel frattempo sono diventate vigenti le nuove regole che riguardano sia il funzionamento della Commissione sia la questione dei compensi, legata alla produttività secondo un meccanismo per fasce utilizzato a livello nazionale. A tal proposito, nel rendiconto riguardante il 2023, compare anche il dato della produttività dei commissari, produttività calcolata sulla base della loro emissione di pareri. I dati indicano che il 23% dei commissari non ha emesso alcun parere, il 49% nonostante l’elaborazione dei pareri non ha raggiunto un punteggio utile, il 26% ha raggiunto un punteggio utile a conseguire la performance di seconda fascia e solo un commissario ha raggiunto il punteggio utile per la terza fascia con 105 pareri.

Un nuovo corso, quindi, che sintetizzato indica che “se non lavori non sarai pagato”. Sperando che ciò possa essere da stimolo per cancellare il concetto di “poltronificio”, che storicamente ha contraddistinto le varie commissioni regionali, sostituendolo con quello dell’efficienza e della produttività.

Povertà energetica, le Cer in aiuto ai quartieri disagiati

La lotta alla povertà energetica è il settimo degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite al fine di “assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni entro il 2030”. Basso reddito, costi elevati dell’energia e scarsa efficienza energetica degli edifici sono i tre fattori che contribuiscono a sedimentare questo fenomeno in tanti territori del nostro paese. Proprio per questo in Sicilia le Cer, le Comunità energetiche rinnovabili, dalla periferia sud di Messina, da Ballarò a Palermo, dal Parco delle Madonie fino ai Monti Iblei stanno cercando di tracciare una strada diversa, creando un percorso che aggredisce le disuguaglianze con criteri di equità, con algoritmi sociali che non lasciano indietro nessuno creando, quindi, delle comunità solidali.

È il caso della Cer Palermo Est, la più grande della Sicilia, in grado di produrre 1,4 milioni di KWh ogni anno e servirà i quartieri di Brancaccio, Ciaculli, piazza Torrelunga e via Messina Marine coinvolgendo 250 utenti tra famiglie e imprese, oppure quella nella città di Messina, più precisamente nel rione Mangialupi, che si svilupperà a partire dalla sede dell’Associazione Le.LA.T, la Lega Lotta Aids e Tossicodipendenza, promotrice dell’iniziativa insieme al Comune di Messina, un progetto che prevede il repowering e la messa in funzione di un impianto da 20 KW e che sarà ampliato anche con un secondo impianto da 35 KW, per una potenza complessiva di 55 KW e che vedrà il coinvolgimento anche di diverse famiglie del rione cittadino che si trovano nella condizione di povertà energetica, per un totale di 20 soci.

Fer-2 e Fer-X, tornano gli incentivi per gli impianti

Fer, ossia Fonti energie rinnovabili. È questa la sigla che caratterizza i decreti che si riferiscono alle incentivazioni per il settore rinnovabili. La bozza datata fine gennaio 2024 del Decreto FER-2 definisce gli incentivi che ne stimolino la competitività e consentano loro di contribuire al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030. Gli impianti incentivati dal Decreto FER-2 sono quelli alimentati da biogas e biomasse, solari termodinamici, geotermoelettrici, eolici off-shore, fotovoltaici floating sia off-shore sia su acque interne e gli impianti alimentati da energia mareomotrice, del moto ondoso e altre forme di energia marina, che presentino caratteristiche di innovazione e ridotto impatto sull’ambiente e sul territorio.

Gli incentivi previsti saranno assegnati sulla base di procedure competitive telematiche, ossia di gare, che saranno bandite periodicamente nel quinquennio 2024-2028 dal Gestore dei servizi energetici (Gse) mettendo a disposizione contingenti di potenza individuati dal Decreto. Le gare avranno tariffe di riferimento poste a base d’asta indicate nel Decreto che prevede una scadenza di applicazione per il 31 dicembre 2028.

In arrivo anche l’approvazione definitiva del nuovo Decreto FER-X per il sostegno della produzione elettrica di impianti rinnovabili “con costi vicino alla competitività di mercato” nell’ottica di perseguire gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030. Sul provvedimento è già stata aperta l’interlocuzione con la Commissione Ue e il nuove regime agevolativo sarà in vigore fino al 31 dicembre 2028. Previsto dalla Direttiva RED II e dalla norma italiana di recepimento, il D.Lgs. 199/2021, la bozza del Decreto FER-X attualmente al vaglio dell’Ue prevede importanti semplificazioni nei meccanismi di incentivazione dell’energia come nuove tariffe incentivanti per l’energia generata attraverso risorse rinnovabili con un prezzo predefinito per l’elettricità prodotta; gare per l’assegnazione di fondi per creare un contesto concorrenziale e trasparente per l’assegnazione degli incentivi; semplificazione delle procedure amministrative e misure di supporto alla ricerca e all’innovazione, con finanziamenti per progetti di ricerca e lo sviluppo di tecnologie all’avanguardia per potenziare l’efficienza energetica e la generazione di energia proveniente da fonti rinnovabili.

Il Decreto prevede l’incentivazione della produzione di energia elettrica mediante impianti fotovoltaici, impianti eolici, impianti idroelettrici e impianti di trattamento di gas residuati dai processi di depurazione. Le tariffe per il 2024, assegnate direttamente per i piccoli impianti e a base d’asta per i grandi impianti, sono di 85 €/MWh per il fotovoltaico, 80 €/MWh per l’eolico, 110 €/MWh per l’idroelettrico e 100 €/MWh per i gas di depurazione.

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