Sindaci siciliani sotto costante minaccia criminale ma le intimidazioni non arrivano solo dalla mafia - QdS

Sindaci siciliani sotto costante minaccia criminale ma le intimidazioni non arrivano solo dalla mafia

Valeria Arena

Sindaci siciliani sotto costante minaccia criminale ma le intimidazioni non arrivano solo dalla mafia

sabato 12 Ottobre 2019

Nel primo trimestre del 2019 il ministero dell’Interno ha censito 31 episodi violenti. Un primato in Italia. Roberto Ammatuna, sindaco di Pozzallo, “Zero scuse da chi ha ruoli istituzionali”

PALERMO – La Sicilia continua a essere una terra ostica per chi governa gli Enti locali. L’Isola, infatti, secondo l’ultimo report del ministero dell’Interno relativo al fenomeno degli atti intimidatori ad amministratori locali, occupa il primo posto della classifica nazionale con 31 episodi censiti nel solo primo trimestre 2019, seguita dalla Puglia (a quota 16) e da Sardegna e Piemonte (15).

Tra gennaio e marzo, quindi, in Sicilia si sono registrati il doppio degli atti intimidatori individuati nella regione che si trova in seconda posizione. Un dato che rischia di interrompere il trend positivo registrato a fine 2018, quando l’Isola chiuse con 57 episodi censiti a fronte dei 64 registrati l’anno precedente.

In generale, sempre secondo i dati pubblicati dal ministero dell’Interno, il 2018 ha fatto evidenziare una flessione (-9,2%) del fenomeno degli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali su base nazionale con 599 episodi rispetto ai 660 del 2017. Le regioni maggiormente interessate sono state la Sardegna con 78 casi censiti (66 nel 2017), la Lombardia con 73 episodi (96 nel 2017), la Puglia con 65 atti intimidatori registrati (88 nel 2017), la Calabria con 59 episodi (79 nel 2017), la Sicilia a quota 57 (64 nel 2017), la Campania a 47 (52 nel 2017), il Veneto a 38 (47 nel 2017), il Lazio con 25 episodi (31 nel 2017), la Toscana sempre a 25 (10 nel 2017) e la Liguria ferma a 24 (24 nel 2017).

Un fenomeno che taglia trasversalmente la Penisola, a conferma del fatto che il si tratta di un problema nazionale, prima ancora che meridionale. Un trend evidenziato anche da Avviso pubblico, associazione di Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie, nell’ultimo rapporto presentato a Bruxelles davanti al Parlamento europeo. Dal 2013 al 2017, ultimo anno censito dall’associazione, nell’Isola sono stati contati infatti 396 casi. A seguire Calabria con 328, Puglia con 312 e Campania con 305, regioni che sin dal 2011, anno della prima edizione del rapporto “Amministratori sotto tiro”, occupano i vertici di questa triste classifica. Negli ultimi sei anni, peraltro, i casi censiti sono aumentati del 153% e nel 2017 il fenomeno ha per la prima volta coinvolto l’intero territorio italiano.

“Un dato – ha commentato Claudio Forleo, giornalista e co-autore del rapporto – che ci dimostra sempre di più come nessun territorio può considerarsi immune, e non solo in Italia. Decidere di candidarsi e, se eletti, di impegnarsi per governare le proprie città è quindi diventato un atto che sta assumendo sempre di più le caratteristiche di una sfida animata da un grande coraggio, da una forte passione civile e da un alto senso di responsabilità individuale e collettiva”. In questi in cinque anni, infatti, sono stati 2.182 gli episodi di minacce censiti da Avviso Pubblico.


Roberto Ammatuna, sindaco di Pozzallo
“Zero scuse da chi ha ruoli istituzionali”

Il primo cittadino è stato vittima, nell’ultimo anno, di alcune azioni intimidatorie

POZZALLO (RG) – Per comprendere meglio comune vivano la loro difficile situazione gli amministratori siciliani abbiamo intervistato Roberto Ammatuna, sindaco di Pozzalo dall’11 giugno 2017 e vittima, nell’ultimo anno, di alcuni atti intimidatori.

Lei figura nella lista degli amministratori locali vittima di minacce e intimidazioni. Il suo lavoro contro la politica dei porti chiusi e in favore dell’accoglienza nell’ambito dell’immigrazione può aver scatenato qualche rappresaglia? Come ha vissuto in questo contesto?
“Non penso che i problemi che ho dovuto affrontare abbiano a che fare con il tema della politica dell’accoglienza e dell’immigrazione. Credo piuttosto che riguardino la vita amministrativa fine a sé stessa e i problemi che hanno direttamente a che fare con il Governo locale, come il lavoro o altri tipi di interessi economici. Si tratta di minacce da parte chi cerca un lavoro o ha avuto in passato problemi con la giustizia e ritiene di essere una persona a cui si può concedere tutto. Quello che mi preoccupa di più, però, sono determinati supporti etici e morali da parte di chi svolge ruoli istituzionali. Le faccio un esempio: se un pregiudicato va a vantarsi in giro di aver minacciato il sindaco affermando di avere il sostegno di esponenti politici o della Giunta comunale, e non so quanto questo sia vero, siamo allora davanti a una situazione davvero preoccupante. A ciò si aggiunge anche il fatto che spesso le indagini delle Forze dell’ordine procedono in maniera lenta, perché naturalmente si tratta di problemi complessi, e tu nel frattempo devi continuare la tua attività amministrativa con la preoccupazione che minaccino te e possano intimidire anche i tuoi familiari”.

Secondo i dati del Ministero dell’Interno nei primi tre mesi del 2019 in Sicilia si sono registrati il doppio degli episodi della Puglia, che si trova al secondo posto. Quanto può essere difficile fare l’amministratore in questa regione?
“Il contesto è importantissimo. I sindaci siciliani, un po’ come tutti gli altri sindaci del Mezzogiorno, operano in condizioni economico-finanziarie di estrema difficoltà, quindi molte risposte non possono essere date a chi te le chiede. Il sindaco siciliano ogni giorno riceve delle richieste, sicuramente giuste e legittime, di chi cerca lavoro, richieste che non si riescono a fronteggiare. Ti viene riconosciuto un potere che tu non puoi assolutamente avere. Da qui derivano sfoghi che possono arrivare alla violenza. Dalle nostre parti c’è una richiesta asfissiante di posti di lavoro e il Comune diventa l’unico punto di riferimento, ma se l’Ente non riesce a dare risposte soddisfacenti, possono esserci reazioni violente o atti intimidatori gravi”.

Come si fa, quindi, a operare in maniera serena?
“Naturalmente ho allertato le Forze dell’ordine e ho avuto il sostegno della Procura di Ragusa. Quello che mi preoccupa, però, e lo ripeto, è la lentezza delle indagini: possono passare mesi, anni e magari nel frattempo il soggetto che ti minaccia può avere la sensazione, per non dire la certezza, che può continuare nella sua opera intimidatoria senza avere nessun tipo di problemi. Pozzallo è una città in cui è sempre valsa la regola della legalità. Certo, i delinquenti ci sono ovunque, nessun paese ne è immune, ma se questi rami non si tagliano subito potrebbero portare a qualche problema che speriamo non si concretizzi mai”.

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