Spesa sanitaria, in Sicilia sottodimensionata - QdS

Spesa sanitaria, in Sicilia sottodimensionata

Serena Giovanna Grasso

Spesa sanitaria, in Sicilia sottodimensionata

giovedì 04 Luglio 2019

Osservasalute: nel 2017 quella privata è stata di 411,70 euro, quella pubblica di 1.765 euro. Valle d’Aosta regione in cui i cittadini spendono di più di tasca propria (962,30 euro)

PALERMO – In Sicilia si spendono 411,70 euro procapite per la spesa sanitaria privata e 1.765 euro a testa per quella pubblica. Secondo i dati 2017 contenuti all’interno del “Rapporto Osservasalute 2018 – Stato di salute e qualità dell’assistenza nelle regioni italiane”, entrambe le voci di spesa risultano sottodimensionata rispetto alla media nazionale.

La spesa sanitaria privata pro capite esprime l’onere sopportato direttamente da ciascun cittadino per il pagamento diretto delle prestazioni e del ticket. Mentre quella pubblica fornisce una misura dell’ammontare delle risorse monetarie utilizzate in media per ogni individuo di una data regione per far fronte all’erogazione dei servizi di assistenza sanitaria e consente di valutare le disparità tra le regioni: indica le risorse impegnate mediamente per garantire i Lea e gli altri servizi socio-sanitari che la regione ritiene di dover assicurare alla popolazione.

Nella nostra regione, la spesa privata procapite sconta le difficoltà economiche dei cittadini; mentre quella pubblica risulta più contenuta a causa del piano di rientro. La prima, a livello nazionale, è mediamente pari a 591 euro (180 euro in più della Sicilia), mentre la seconda ammonta a 1.866 euro (oltre cento euro in più rispetto alla nostra regione).

Tornando alla Sicilia, la spesa privata pro capite è andata via via crescendo nel corso degli anni, anche se, nel 2017 è apparsa in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente (414,40 euro nel 2016): basti pensare che nel 2003 era pari ad appena 297,90 euro. La Valle d’Aosta è la regione in cui si osserva l’incremento e l’importo più sostenuto: infatti, nel 2017 la spesa privata procapite è stata pari a 962,30 euro, oltre 300 euro in più rispetto al 2003 (641 euro).

Mentre in Lombardia, seppur parliamo di importi più alti rispetto alla media nazionale, l’incremento è meno sostenuto: infatti, nel 2017 la spesa è stata pari a 664,20 euro, contro i 598,20 euro del 2003. Nonostante la crescita, la spesa procapite mantiene ancora un valore inferiore a quello di altri Paesi dell’Unione Europea con sistema sanitario pubblico. La posizione nella graduatoria della spesa privata procapite delle regioni è relativamente costante nel tempo: le regioni del Nord che registravano nel 2003 valori superiori al dato nazionale si posizionano nel 2017 con valori ancora superiori al dato nazionale e maggiori a 620 euro.

Passando alla spesa sanitaria pubblica, in Sicilia i valori procapite si sono mantenuti pressoché invariati nel tempo: infatti, nel 2011 si parlava di 1.769 euro, appena 4 euro in più rispetto al 2017. Medesimo andamento si osserva anche a livello nazionale (1.856 euro nel 2001, contro i 1.866 euro del 2017). Stavolta la Valle d’Aosta figura come la regione con il decremento più sostenuto: infatti, tra il 2011 e il 2017 la spesa procapite è diminuita di oltre 200 euro (rispettivamente 2.237 euro e 2.015 euro). Mentre si rileva nel Veneto l’incremento maggiore: infatti, con circa 70 euro in più, si è passati dai 1.745 euro del 2011 ai 1.813 euro del 2017.

Quest’ultimo indicatore, però, è incapace di tenere conto del differente livello di bisogno assistenziale tra le regioni, dovuto prevalentemente alla diversa composizione della popolazione per età, genere e quadro epidemiologico. Infatti, a parità di spesa pro capite, regioni con molti giovani e quindi presumibilmente con minori bisogni attesi, saranno avvantaggiate rispetto a regioni con molti anziani. Inoltre, a parità di spesa procapite le regioni in grado di utilizzare in modo maggiormente appropriato le risorse saranno in grado di assicurare maggiori servizi con un maggiore contributo allo stato di salute della popolazione: quindi, non è possibile valutare l’impatto dei diversi livelli di efficienza ed appropriatezza regionale.

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