Strage di Casteldaccia, "operai senza dispositivi di sicurezza"

Strage di Casteldaccia, la rivelazione dei consulenti: “Nessuno aveva dispositivi di sicurezza”

Strage di Casteldaccia, la rivelazione dei consulenti: “Nessuno aveva dispositivi di sicurezza”

Redazione  |
mercoledì 13 Novembre 2024

La relazione dei consulenti della Procura di Termini Imerese rivela nuovi dettagli sul tragico incidente sul lavoro dello scorso maggio.

Nessun dipendente di Amap Spa e di Quadrifoglio Group presente presso l’impianto di sollevamento fognario il 6 maggio 2024 aveva in dotazione i dispositivi di sicurezza per le vie respiratorie. E nessuno degli operatori di Amap e Quadrifoglio, tranne forse uno, aveva avuto una specifica formazione e addestramento all’uso delle misure di sicurezza”: è la nuova terribile verità sulla strage sul lavoro di Casteldaccia (PA) dello scorso maggio, costata la vita a 5 operai.

Sull’incidente sono in corso le indagini della Procura di Termini Imerese, che hanno aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo.

Strage di Casteldaccia, “operai senza dispositivi di sicurezza”

A rivelare in una relazione l’informazione secondo la quale gli operai intossicati e soffocati dal gas non avrebbero avuto a disposizione i dovuti dispositivi di sicurezza sono i consulenti tecnici nominati dalla Procura di Termini Imerese. Il documento confermerebbe, quindi, i sospetti degli inquirenti che indagano sulla morte dei cinque operai coinvolti in lavori alla rete fognaria di Casteldaccia: Epifanio AssaziaGiuseppe MiragliaRoberto RaneriIgnazio GiordanoGiuseppe La Barbera.

Secondo gli esperti, citati dall’Ansa, inoltre, non risulta che – a differenza di Amap – le “società TEK Infrastrutture e Quadrifoglio Group dispongano di rilevatori multigas e di attrezzatura specifica per l’attività di lavoro in ambienti confinati e/o sospetti di inquinamento”. Inoltre, i liquami fognari presenti nella vasca dell’impianto ISF 51 e nell’intero condotto fognario avevano “valori di solfiti e solfuri decisamente superiori ai limiti previsti per scarichi in rete fognaria”.

Sempre secondo gli esperti, “i liquami fognari presenti nella vasca dell’impianto ISF 51 e nell’intero condotto fognario presentavano valori di solfiti e solfuri decisamente superiori ai limiti previsti per scarichi in rete fognaria”. Al centro dell’indagine, oltre alla catena degli appalti, c’è appunto il rispetto delle misure di sicurezza: già i primi accertamenti svelarono che le vittime non sarebbero dovute scendere all’interno dell’impianto e che non indossavano le protezioni. Le vittime sarebbero morte soffocate dal gas sprigionato dai liquami.

La ricostruzione

La strage di Casteldaccia è avvenuta lo scorso 6 maggio, quando – durante dei lavori alla rete fognaria cittadina – un guasto avrebbe provocato lo sprigionamento di liquami e le vittime sarebbero morte soffocate dal gas.

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Foto da Adnkronos

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