Strage di partite Iva, dimezzate le nuove aperture in Sicilia - QdS

Strage di partite Iva, dimezzate le nuove aperture in Sicilia

Serena Giovanna Grasso

Strage di partite Iva, dimezzate le nuove aperture in Sicilia

sabato 16 Maggio 2020

Per l'Osservatorio del Mef, si è passati dalle 4.157 del marzo 2019 alle attuali 2.178 (-48%). Maggiore flessione per le attività di intrattenimento. La mazzata definitiva dall’emergenza sanitaria da coronavirus

Anno nero per le partite Iva siciliane e non è solo colpa del coronavirus. Infatti, secondo i dati recentemente diffusi dall’Osservatorio partite Iva del ministero dell’Economia e delle finanze, già i primi due mesi del 2020 sono stati caratterizzati da un notevole decremento di nuove aperture: infatti, mentre a gennaio 2019 erano state aperte ben 6.516 nuove partite Iva, nel primo mese dell’anno corrente si è scesi a quota 5.956 (-8,59%); stesso dicasi per il mese di febbraio (da 4.207 del 2019 a 3.948 del 2020, ovvero il 6,15% in meno). In realtà, è opportuno dire che i primi due mesi dello scorso anno erano stati caratterizzati da un notevole incremento di aperture dovuto all’innalzamento del limite di ricavi a 65.000 euro.

Certo è che la mazzata definitiva l’ha impartita l’emergenza sanitaria da coronavirus: infatti, durante lo scorso marzo le nuove partite Iva aperte si sono letteralmente dimezzate rispetto a quanto accaduto durante lo stesso mese dell’anno scorso (2.178, contro le 4.157 del 2019, corrispondenti al 48% in meno). Complessivamente, nel corso del primo trimestre sono state aperte 12.082 partite Iva in Sicilia (pari al 7,6% delle 158.740 aperte in Italia), quasi tremila unità in meno rispetto alle 14.880 apertura registrate durante il primo trimestre 2019.

Stesso quadro infausto caratterizza tutte le regioni italiane, senza alcuna eccezione. Infatti, tutte le regioni italiane hanno incassato notevoli perdite nei primi due mesi dell’anno, con la batosta più grande proprio a marzo. Proprio in riferimento al mese di inizio di lockdown generalizzato, che solo ora iniziamo a lasciarci alle spalle, nelle altre regioni italiane possiamo osservare decrementi ancora più pesanti rispetto a quanto registrato nell’Isola.

Questo è quanto accade in Lombardia, la regione italiana maggiormente martoriata dalla pandemia, che sconta il decremento percentuale più marcato a livello nazionale: infatti, nello scorso mese di marzo in questa regione sono state aperte appena 4.184 nuove partite Iva, ben il 55,24% in meno rispetto alle 9.348 aperte nello stesso periodo del 2019 (praticamente meno della metà).

Decrementi particolarmente sostenuti hanno caratterizzato anche il Lazio (passato dalle 6.386 aperture del marzo 2019 alle 2.877 del 2020, esattamente il 54,95% in meno) e l’Emilia Romagna (anche in questo caso con un numero di partite Iva letteralmente dimezzato, da 3.895 del 2019 a 1.937 del 2020, ovvero -50,27%). In generale, pesanti riduzioni hanno interessato tutte le regioni, comprese tra il -45,47% del Piemonte e il -55,24% della Lombardia. Valle d’Aosta (-30,7%) e Molise (-36,45%) sono le uniche due regioni con un decremento percentuale inferiore al 40%. A livello nazionale, le perdite sono mediamente pari al -50,5% (dalle 55.171 aperture del marzo 2019 alle 27.308 del 2020).

In base alla classificazione per settore produttivo, a livello nazionale la maggiore flessione di aperture si è avuta nelle attività di intrattenimento (-24,9% nel corso del primo trimestre, in marzo -63,9%); mentre il settore meno sensibile alla contrazione è quello della sanità (-10,5% nel primo trimestre e -31,78% nel mese di marzo).

Serena Grasso

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