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Strage di Licata, tante armi ritrovate in casa di Diego Tardino

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Strage di Licata, tante armi ritrovate in casa di Diego Tardino

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giovedì 27 Gennaio 2022

Diego Tardino, il fratello ammazzato, insieme a moglie e figli, custodiva nella sua casa, in cassaforte, una pistola. Scoperte dai Carabinieri anche un fucile e una vecchia carabina

Strage di Licata. I Carabinieri hanno accertato che anche Diego Tardino, il quarantaquattrenne ucciso assieme alla moglie e ai due figli di 15 e 11 anni dal fratello Angelo poi morto suicida, aveva una pistola regolarmente detenuta.

Le armi in casa del fratello ammazzato

L’arma però è rimasta all’interno della cassaforte, nella sua abitazione di campagna. La vittima, di fatto, non s’aspettava che il fratello più grande fosse armato e ieri mattina, di buon ora, gli ha aperto tranquillamente la porta di casa.

Gli investigatori non sono riusciti ad aprire la cassaforte di Diego Tardino e hanno chiamato, in serata, i vigili del fuoco ed un fabbro. All’interno è stata trovata una pistola regolarmente detenuta dalla vittima. L’uomo aveva anche un fucile, trovato in casa, e una vecchia carabina.

Indagini, oggi l’autopsia sulle 4 vittime

La Procura di Agrigento, guidata da Luigi Patronaggio, ha conferito l’incarico al medico legale per effettuare l’autopsia sulle quattro vittime della strage di contrada Safarello a Licata.

Il medico legale comincerà già oggi con gli esami che verranno effettuati nella camera mortuaria dell’ospedale “San Giovanni di Dio” di Agrigento, ma appare improbabile che possano essere ultimati in giornata.

Le tre pistole usate dall’assassino

Durante il litigio, Angelo Tardino ha estratto una pistola Beretta calibro 9×21 e fatto fuoco contro il fratello Diego e la cognata Alexandra Angela Ballacchino, 40 anni. I due nipoti Alessia di 15 e Vincenzo di 11 anni, sono stati assassinati con una rivoltrella; il piccolo sarebbe stato trovato sotto il letto avvolto con una coperta.

L’omicida, secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dal procuratore Luigi Patronaggio e dal sostituto Paola Vetro, è poi salito in auto raggiungendo via Mauro De Mauro sparandosi alla tempia con una pistola a tamburo marca Bernardelli. Due delle tre armi utilizzate nella tragedia erano legalmente detenute, delle terza ancora non si hanno notizie.

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