Superbonus, Sicilia settima regione d'Italia: finora investiti 4,5 milioni per ristrutturare 25mila edifici

Superbonus, Sicilia settima regione d’Italia: finora investiti 4,5 milioni per ristrutturare 25mila edifici

Daniele D'Alessandro

Superbonus, Sicilia settima regione d’Italia: finora investiti 4,5 milioni per ristrutturare 25mila edifici

Chiara Billitteri  |
sabato 13 Maggio 2023

Riqualificati anche ospedali e scuole. Ma un quarto dei progetti non è stato ultimato. L'allarme del Centro Pio La Torre: “I crediti bloccati fanno gola alle mafie”

Prima viene il Nord, poi il Lazio, quindi la Sicilia, solo settima tra le Regioni d’Italia per gli investimenti relativi al Superbonus 110 per cento. Il dato è fornito dal periodico report mensile dell’ENEA, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.
Secondo i dati riportati nel documento, la misura che permette di detrarre le spese per la realizzazione di interventi per l’efficienza energetica, il consolidamento statico o la riduzione del rischio sismico ha visto, a livello nazionale, progetti approvati per un valore complessivo di circa 74 miliardi di euro di investimento per 407.000 edifici.
La Sicilia si conferma tra le regioni più attive, con lavori che hanno riguardato oltre 25.000 edifici, per un totale di investimenti di circa 4,6 miliardi di euro.

Scuole e ospedali

Tra le opere finanziate dal superbonus in Sicilia, spiccano la riqualificazione energetica di edifici pubblici, come scuole e ospedali, e la ristrutturazione di edifici privati, in particolare condomini e case singole. Queste ultime due categorie, sul totale dei 25.772 edifici per cui sono stati presentati i progetti di riqualificazione, 3.490 sono edifici condominiali (con un investimento medio di 617.640 euro per intervento), mentre 18.128 sono edifici unifamiliari che hanno presentato un investimento medio di 116.431 euro a progetto.

Sicilia settima regione d’Italia per sfruttamento superbonus

Numeri che garantiscono alla regione il settimo posto nella classifica dei territori che hanno “sfruttato” meglio la misura entrata in vigore con il Decreto Rilancio del 2020, una lista che vede ai primi posti tutte regioni del Nord: la Lombardia con 64.000 edifici, poi il Veneto con 51.000, al terzo posto l’Emilia Romagna con 35.000 circa, quarta la Toscana con circa 32.000, e prima della Sicilia ha fatto meglio il Piemonte che ha investito su più di 29.000 progetti. Peggio dell’Isola, invece, tra le grandi regioni per dimensione e/o densità di popolazione, Puglia e Campania, rispettivamente con 24.000 e 22.000 circa progetti ammessi a detrazione.

Ammessi a detrazione 8 lavori su 10

Poco al di sotto della media nazionale (che si attesta sul 79% circa), la percentuale dei lavori realizzati in Sicilia e ammessi a detrazione è del 77,4%. Peggio di noi fanno l’Abruzzo (76,4%), il Molise (75,9%), il Lazio (74,4%), la Liguria (72,4%) e la Campania (70,6%).
Come evidenziato dal report dell’ENEA, nonostante i vantaggi del superbonus, soprattutto per le regioni del Meridione, esistono ancora alcune criticità da affrontare per rendere l’incentivo più efficace.

“Semplificare l’accesso al credito e maggiori incentivi”

In particolare, il report sottolinea la necessità di semplificare le procedure amministrative per l’accesso al credito e di garantire maggiori incentivi per le piccole e medie imprese, al fine di agevolare il coinvolgimento di un maggior numero di attori nel processo di riqualificazione.

Quasi un quarto dei progetti non ultimati

Ma il problema più grosso, al momento, è probabilmente capire quanti e come potranno completare i progetti non ancora ultimati, che in Sicilia sono circa il 23% delle oltre 25 mila asservazioni registrate nell’Isola alla voce Superbonus: lavori al momento incompleti e per i quali i proprietari aspettano si possa mettere al più presto la parola fine.

L’ombra della criminalità

Oltretutto, come spiegato dal Centro Pio La Torre nella rivista Asud’Europa, “i crediti bloccati dallo stop al superbonus fanno gola alle mafie e agli usurai: nel mirino dei criminali ci sarebbero infatti oltre duemila imprese in Sicilia, con l’acqua alla gola per via dei crediti incagliati per 1,2 miliardi di euro, e con 11mila lavoratori coinvolti”.
Altre imprese impegnate nei lavori per opere pubbliche sono in fortissima difficoltà perché ancora non arriva loro l’erogazione dei rimborsi per il caro-materiali. “Il rischio – scrive il Centro – che per far fronte a esigenze di cassa si scelgano ‘canali informali’ o usurai, è reale, sino al punto da acquisire la proprietà reale delle imprese, formalmente pulite, ma di fatto sotto il controllo di Cosa Nostra, facendo così un regalo enorme alle mafie”

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