Taormina ha approvato il Preventivo 2017 due anni oltre i termini previsti dalla legge - QdS

Taormina ha approvato il Preventivo 2017 due anni oltre i termini previsti dalla legge

Massimo Mobilia

Taormina ha approvato il Preventivo 2017 due anni oltre i termini previsti dalla legge

mercoledì 31 Luglio 2019

Situazione economico-finanziaria difficile, ma l’Amministrazione Bolognari rimane ottimista. Si è concluso nei giorni scorsi un lungo iter che ha rallentato l’azione del Comune

TAORMINA (ME) – Con oltre due anni di ritardo rispetto ai termini previsti dalla legge, il Comune ha finalmente approvato il Bilancio di previsione relativo all’anno 2017 e al triennio 2018-2020.

La seduta di Consiglio comunale del 18 luglio ha messo la parola fine (delibera n. 41) sull’estenuante iter che si trascinava da oltre un anno, sia per ritardi ereditati dall’Amministrazione precedente, sia per i ripetuti pareri negativi espressi dal Collegio dei Revisori dei conti, costati anche le dimissioni dell’assessore al Bilancio Giuseppe Caltabiano, sostituito poi dal tecnico Alfredo Ferraro.

L’Amministrazione del sindaco Mario Bolognari, in sella dall’estate dello scorso anno, si è trovata infatti a operare in una situazione economica davvero difficile, con un Comune già dichiarato in stato di pre-dissesto e aderente al Piano di riequilibrio finanziario pluriennale. Era riuscita subito a chiudere il Rendiconto del 2016, trovandolo ancora pendente, senza riuscire poi a proseguire verso la via del risanamento.

Nell’esprimere parere negativo, i Revisori – Margherita Fontana, Aldo Fava e Salvatore Rapisarda – avevano mostrato riserve sullo stato delle partecipate, soprattutto sull’Asm, ma anche per il Consorzio Rete Fognante e per il Gal Valle Alcantara. “Abbiamo cercato di ottimizzare le risorse facendo attenzione alla spesa, con la possibilità di contrarre un mutuo per il 2019 con la Cassa Depositi e Prestiti da 11,7 milioni di euro”, ha dichiarato l’assessore Ferraro in Consiglio comunale, garantendo che per l’Asm dovrebbe arrivare a breve la certificazione dei bilanci.

Alla fine è venuto fuori un documento contabile in cui le prime due annualità, in sostanza, rappresentano capitoli già consolidati, del valore di 53,6 milioni per il 2017 e di 59 milioni per il 2018, ma ovviamente pieno di spese correnti e privo di investimenti. Nel 2017, ad esempio, soltanto 1,1 milioni di euro sono andati in conto capitale a fronte di 28,8 milioni di spese correnti, mentre nel 2018 con 3,9 milioni in investimenti, le spese sono salite a 32 milioni e mezzo. Insomma, una differenza davvero consistente, di circa 28 milioni di euro, tra spese ordinarie e quelle che dovrebbero andare invece per lo sviluppo della città, che dal Dup sembra destinata ad aggravarsi anche per l’anno in corso. Numeri quasi inevitabili di fronte a previsionali di spesa già scaduti e con le “mani legate” dai fondi vincolati.

L’unico spazio nel quale si è riusciti a operare è stato quello dell’aumento delle aliquote tributarie, riviste al rialzo per fronteggiare i livelli di riscossione da sempre troppo bassi. Quindi, se nel 2017 e nel 2018 le entrate dalle tasse sono state intorno ai 13 milioni di euro, per il 2019 e 2020 si prevede un incremento di circa 3 milioni.

Nonostante la triste realtà dei numeri, dopo questa manovra, il Comune di Taormina guarda avanti e, mentre la Giunta ha già presentato il Consuntivo 2017 (delibera 209 del 25 luglio), l’assessore Ferraro e gli uffici finanziari sono al lavoro sul Previsionale 2019 e sul Dup 2020-2022, per tentare di rimettersi in linea coi tempi entro la fine dell’anno.

Nel frattempo è arrivata una notizia che permette a Palazzo dei Giurati di “respirare” sul fronte contenzioso perché, nell’ambito del Lodo Impregilo, il Tribunale di Messina ha annullato l’ultima richiesta d’ingiunzione, da 28 milioni di euro, che la ditta aveva avanzato contro Taormina. Un provvedimento che, non solo evita al Comune il tracollo economico nel breve periodo, ma lo rimette in gioco nel filone più importante della contesa con Impregilo, che sarà discusso in Cassazione. La quota di debiti fuori bilancio per oltre 40 milioni, legati al contenzioso, più volte richiamati dalla Corte dei Conti, potrebbero alla fine azzerarsi.

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