Il termine per le manifestazioni di interesse è scaduto il 31 dicembre. Trizzino (M5s): “Non ci sono i tempi per il bando”
PALERMO – Bocche cucite al dipartimento Acqua e rifiuti sull’esito della manifestazione di interesse per la costruzione di due termovalorizzatori in Sicilia. Nonostante l’avviso emanato dal Dar sia scaduto da ormai due settimane (dopo svariate proroghe dei termini) né il dirigente Calogero Foti, né l’assessore ai Rifiuti, Daniela Baglieri, ci hanno rilasciato commenti sulle istanze presentate dalle aziende, sostenendo che sono atti secretati e che non possono visionarli. Tuttavia, le circa sedici aziende che hanno partecipato alla manifestazione di interesse (numero che ci hanno confermato fonti vicine all’assessorato), hanno inviato le loro istanze proprio al dipartimento regionale “Acqua e rifiuti”.
Non solo, nell’avviso emanato dalla Regione ormai a giugno scorso, c’è chiaramente scritto che il responsabile della procedura è il dirigente del Dar. Quindi, i progetti delle aziende, al momento, rimangono chiusi nei cassetti di viale Campania. E lo potrebbero rimanere per ben tre mesi. Secondo fonti dell’assessorato, infatti, si dovrà insediare una commissione apposita per valutare tutte le manifestazioni di interesse ricevute. Commissione che ha tre mesi di tempo per analizzare tutti i documenti: valutare l’aspetto tecnologico, quello della sostenibilità, quello economico, i luoghi. Dopo questi tre mesi, in teoria, sarebbe tutto pronto per preparare il bando. Che, a questo punto, potrebbe essere pronto già per aprile. Ma i dubbi non mancano, dati i ritardi registrati già in fase di raccolta delle manifestazioni di interesse.
“Ho parlato con i dirigenti del dipartimento Acqua e rifiuti – dichiara al QdS Giampiero Trizzino, deputato Ars e componente della commissione Ambiente – e mi hanno detto che molte delle richieste sono solo domande sulla base di quello che è stato scritto sul piano regionale dei rifiuti. Anche le aziende si sono domandate perché non è previsto l’incenerimento nel piano. Tutte domande alimentate dall’incertezza normativa”. Un vero e proprio caos considerando anche che, secondo il piano regionale dei rifiuti, lo scarto dovrebbe essere smaltito all’interno della provincia in cui viene prodotto: cosa che però sarebbe comunque impossibile persino con due termovalorizzatori (ne sono previsti uno per la Sicilia orientale e uno per quella occidentale).
“Finché non viene modificato il piano regionale dei rifiuti – dice ancora Trizzino – le aziende non sanno quante risorse impiegare e che tipo di investimenti fare. Questa prima fase è legata a capire se ci sono le condizioni economiche per poter investire. Una volta che si avvia questo ragionamento, la Regione potrebbe fare il bando. Ma secondo me non se ne parla, perché stanno partendo troppo lentamente e male. La legislatura finirà e il bando non sarà pubblicato. A livello di tempistiche bisogna essere molto pratici: dalla pubblicazione del bando per gli inceneritori deve passare la modifica del piano dei rifiuti, che dovrà riottenere la Vas e tornare in commissione Ambiente all’Ars e se approvato potrà essere pubblicato. Poi devono passare 120 giorni e si possono aprire le buste. Intanto è finita la legislatura”.
Nel frattempo, mentre il mistero continua ad avvolgere l’iter per la costruzione dei termovalorizzatori, continua l’emergenza rifiuti in Sicilia orientale. Emergenza causata proprio dal troppo ricorso alle discariche che si è fatto e si continua a fare. Mentre le Srr sono già pronte alla pubblicazione dei bandi per l’invio dei rifiuti fuori dalla Sicilia a costi triplicati, l’assessore Baglieri sta cercando di convincere le altre discariche siciliane a sopperire alla saturazione dell’impianto della Sicula Trasporti. In ogni caso, dall’assessorato ci assicurano che stanno lavorando per risolvere la crisi. Una crisi che non può essere risolta inviando i rifiuti fuori dalla regione con i soldi dei cittadini o accelerando la saturazione delle poche discariche ancora non stracolme di spazzatura. Una crisi che può essere risolta solamente con la presenza di termovalorizzatori e impianti di smaltimento adeguati al volume dei rifiuti prodotti in Sicilia.
Intanto l’Isola resta “appesa” alle discariche 31 marzo nuovo termine per evitare l’export
Dal primo aprile i Comuni che non raggiungeranno il 65% di raccolta dovranno inviare l’indifferenziato eccedente fuori dalla Sicilia. Le Srr lavorano già ai bandi
PALERMO – Impiantistica inadeguata e discariche sature. È questa la ricetta, tutta siciliana, per una perenne emergenza dei rifiuti. Un’emergenza che ciclicamente causa l’accumulo dei rifiuti sulle strade cittadine o sui camion delle aziende che si occupano della raccolta. Per cercare di risolvere questa problematica la Regione si muove su due fronti: costruire due termovalorizzatori, operazione messa molto a rischio dai tempi decisamente stretti della Giunta Musumeci, e nel frattempo spedire i rifiuti che non è possibile conferire in Sicilia oltre lo Stretto.
Per queste due operazioni il Dar ha emanato due manifestazioni di interesse differenti. La prima, quella per l’invio per un anno dell’indifferenziato fuori regione, è caduta nel vuoto e adesso tocca alle Srr individuare le aziende disposte a esportare l’immondizia siciliana. La seconda, quella per la costruzione dei termovalorizzatori, è solo il primo passo di un lungo processo che, a causa dei ritardi della Regione stessa, rischia di non essere portato a termine. Per venire incontro ai Comuni in attesa che queste due operazioni abbiano successo, il Dar ha elaborato circa tre mesi fa una soluzione-ponte: l’indifferenziato degli oltre 150 comuni che conferivano nella discarica di proprietà della Sicula Trasporti, viene trattato nel Tmb di proprietà della stessa azienda che successivamente si occuperà di distribuirlo presso altre discariche siciliane disposte ad accoglierlo (quella pubblica di Gela, quella di proprietà della Oikos e quella appartenente alla Catanzaro costruzioni).
Una soluzione che doveva essere di brevissimo respiro e pensata per non andare oltre il 15 novembre 2021. Tuttavia, in seguito ad un’ordinanza emanata qualche giorno fa dal Dar, questo sistema durerà fino al 31 marzo 2022. Dopo quella data, tutti i Comuni che non hanno raggiunto il 65% di differenziato, dovranno esportare l’indifferenziato fuori dalla Regione. Sperando che le Srr riescano a trovare in tempo le aziende disposte a farlo. “Per l’invio dei rifiuti oltre lo Stretto – dichiara Francesco Italia, sindaco di Siracusa e presidente della Srr siracusana – la Srr aretusea ha preparato un capitolato e quindi una manifestazione di interesse. L’iter speriamo che non sia lungo. Ancora non abbiamo idea delle aziende che si presenteranno e dei costi che proporranno. È ovvio che parallelamente, siccome la Regione ha detto che ci rimborserà tutto quello che eccede il 65%, perché noi per legge dovremmo avere una raccolta differenziata del 65%, per ovviare e ridurre il più possibile i conferimenti fuori regione anche noi stiamo facendo un ulteriore sforzo per limitare la produzione di indifferenziata. Stiamo spingendo sui controlli e sulle multe”.
In una fase più avanzata, da questo punto di vista, si trova la Srr Etna. “Noi come Srr – dichiara Francesco Laudani, presidente dell’Ente – abbiamo già inoltrato tutta la documentazione all’Urega che è l’ente che si attiverà per fare la gara però l’Urega giornalmente ci chiede dei chiarimenti. Il rifiuto tal quale può essere inviato fuori solo per recupero energetico. Invece, i vagli e i sottovagli possono andare ma solo a seguito di un iter di autorizzazione. Noi siamo in fase avanzata ma non è così semplice. Infatti, secondo me, anche la Regione, dopo aver fatto l’avviso esplorativo non è andata avanti. Attualmente stiamo studiando gli elaborati ed alcune informazioni che ci hanno chiesto. Anzi ringrazio la Regione che ci viene incontro e ci permette di conferire in queste discariche e nello stesso tempo noi come Srr cerchiamo sempre più di fare una politica mirata di riduzione dell’indifferenziato e devo dire che il servizio sta andando bene. Ovviamente non possiamo avere una visione globale di Catania proprio perché il lotto centro, che è quello più importante, in questo momento non ha un sistema di raccolta differenziata se non solo per alcune utenze”.
Altro fronte su cui stanno lavorando le Srr per cercare di mettere la parola fine a questa emergenza è quello della progettazione di una nuova impiantistica da inserire nei piani d’ambito. “La Srr aretusea – dichiara Italia – sta ancora lavorando sul nuovo piano d’ambito e sta dando nuovo impulso. Per quanto riguarda l’impiantistica, invece, siamo stati commissariati da almeno due anni e adesso se ne occupa solo il commissario ai rifiuti Alizzio. Nonostante questo commissariamento il nuovo piano d’ambito lo dobbiamo fare noi”. La Srr catanese, invece, al momento non sta più lavorando all’aggiornamento del piano d’ambito in quanto sta lavorando per ricevere i fondi del Pnrr.
“Abbiamo una scadenza importante – dichiara Laudani – il 14 febbraio sul piano del Pnrr. Stiamo analizzando le eventuali ipotesi di progettazione e inserimento in questo piano di finanziamenti riguardo un impianto che possa dare un aiuto ai Comuni per smaltire la differenziata. Parliamo di un impianto per lo smaltimento dell’umido e per la produzione di compost. Poi nel Piano d’ambito, ovviamente, ma non so quando, dobbiamo analizzare bene l’eventuale inserimento di un impianto di termovalorizzazione. Sicuramente faremo un avviso esplorativo come quello fatto dalla Regione, però prima dobbiamo modificare il piano d’ambito e ancora non l’abbiamo fatto”.