Terza guerra mondiale ma dei semiconduttori - QdS

Terza guerra mondiale ma dei semiconduttori

Terza guerra mondiale ma dei semiconduttori

venerdì 31 Maggio 2024

La Cina investe 47,5 miliardi

Francia e Germania scherzano col fuoco quando pensano di inviare uomini e armi in Ucraina per colpire il territorio russo. Non si capisce la ratio di questa iniziativa, se non a effetto populista e comunicativo per uso di politica interna di quei Paesi.

Per fortuna, nessuno crede a queste fandonie perché tutti sanno che vi è un punto di non ritorno, consistente nell’intervento della Nato nella guerra russo-ucraina. Bene hanno fatto quei Governi, fra cui quello italiano, a non avallare questa iniziativa, confermando gli aiuti, tra cui armi da non utilizzare sul territorio russo e materiali per la sussistenza. Peggio hanno fatto codesti Paesi nel fare balenare, seppure in modo sfumato, il ricorso al nucleare. Insomma, sull’orizzonte figura la possibilità della Terza guerra mondiale, ma nessuno ci crede, perché nessuno vuole la distruzione totale del Pianeta.

E’ invece vera la Terza guerra mondiale economica, la quale non usa armi nucleari, ma prodotti elettronici di vario tipo, tra cui primeggiano i semiconduttori. Questi prodotti costituiscono il petrolio dell’oggi e del domani perché sono indispensabili per la costruzione di apparecchi digitali di ogni genere come i satelliti che, via via, stanno coprendo dall’alto tutta la superficie terrestre. Non ci riferiamo solo a quelli militari, che sono decine di migliaia, ma anche a tanti altri costruiti e messi in orbita da gruppi imprenditoriali per sviluppare con la loro rete il business relativo.

La Cina ha già investito 47,5 miliardi di dollari in apparati produttivi di semiconduttori perché intende spingere fortemente la costruzione di auto elettriche e non solo, anche con uno dei suoi marchi che primeggiano a livello mondiale e cioè Byd (Build your dreams). Peraltro, la Cina è già al vertice della classifica, al cui secondo posto si trova la Tesla di Elon Musk, che però non cresce come il concorrente asiatico.

E’ proprio questo il pericolo a livello mondiale: la guerra dei semiconduttori. Chi continua a investire nelle relative tecnologie avrà un predominio nell’economia di qualunque settore perché ognuno di essi è influenzato dalla digitalizzazione massiccia che alimenta la competitività e spinge il Pil dei Paesi produttori.

Anche gli Stati Uniti investono in semiconduttori, ma il loro sistema democratico non consente di far prendere al Governo federale le decisioni precise e concise che invece la dittatura intelligente di Xi Jinping è in condizione di assumere. E’ il caso di ricordare che la maledetta epidemia di Covid-19 è stata fronteggiata in maniera esemplare in Cina, con una tempestività straordinaria, per cui quel Paese ne è uscito prima del resto del mondo e non con le ossa rotte come invece è capitato all’Occidente. Intendiamoci, non mettiamo in discussione il sistema democratico rispetto a quello dittatoriale, però non possiamo negare che, ove vi è una concentrazione del potere, vi è anche una rapidità delle decisioni che servono a risolvere enormi problemi come, appunto, quello della pandemia che ha tartassato il mondo.
In silenzio, la Cina sta conquistando immensi territori africani, costruendovi infrastrutture di ogni genere, ma soprattutto creando università e ospedali che migliorano la qualità della vita di quelle popolazioni. Tutto questo, ovviamente, non è fatto in modo gratuito perché ha la finalità di soggiogare quelle popolazioni alla cultura cinese.

Il mondo occidentale si dibatte fra mille difficoltà e per certi versi è inconcludente. La battaglia elettorale tra il debole Joe Biden e l’aggressivo Donald Trump terrà col fiato sospeso i satelliti degli Usa fino al prossimo martedì 5 novembre. Neanche l’Unione europea sta bene perché non è una vera Unione se non in modo formale e non sostanziale perché non dotata di alcuni elementi essenziali fra cui la difesa, l’economia, il sistema fiscale, quello sanitario, i trasporti e via enumerando. Le enormi differenze tra uno svedese e un greco o fra un danese e uno spagnolo, non aiutano a comporre una vera Unione europea, quegli “Stati Uniti d’Europa”, della cui definizione si è appropriato Matteo Renzi, che è un furbacchione. Ecco, chi guarda lontano dovrebbe vedere lo scenario in cui la guerra economica avrà vinti e vincitori. Non dimentichiamolo.

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