Toghe corporative? Ma io le difendo - QdS

Toghe corporative? Ma io le difendo

Carlo Alberto Tregua

Toghe corporative? Ma io le difendo

venerdì 24 Settembre 2021

Capacità di autoripulirsi

Su ogni fatto che colpisce organizzazioni o persone conosciute, il forno mediatico accende il fuoco e alimenta la diffusione di informazioni, spesso alterandole e altre volte gonfiandole.

È successa un’ecatombe per quella frase che ha detto Barbara Palombelli, una stimata giornalista di lungo corso, e cioè che qualche volta le donne provocano. La provocazione, nel Codice penale, esiste: quindi, non si capisce perché ha destato meraviglia la frase della conduttrice.

Si tratta di un bilanciamento fra azione e reazione: a nessuno deve essere consentito, a prescindere dal sesso o dal censo, di essere irrispettoso delle regole civiche, soprattutto nei luoghi pubblici, nelle vie e nelle piazze. Per fortuna l’ondata mediatica si è assorbita rapidamente, perché il fatto non merita attenzione più di tanto.

Nel forno mediatico è entrata la Magistratura con la vicenda Palamara-Amara-Loggia Ungheria.

In qualunque organismo vi è sempre qualche pecora nera. Accade tra le Forze dell’ordine, accade nella Pubblica amministrazione, nell’Università e in tanti settori. Si sa che qualcuno tiene famiglia, qualcun altro ha bisogno, con la conseguenza che la corruzione si estende a macchia d’olio e coinvolge tutti coloro che credono o sperano di farla franca.

È impossibile che non vi sia corruzione perché è a tutti noto che essa, insieme alla prostituzione, è nata con l’uomo e, finché esisterà la specie umana, corruzione e prostituzione vivranno.

Tornando alle toghe, anche in questo caso, dobbiamo sottolineare la capacità di autoripulirsi. Così Palamara è stato radiato dalla Magistratuta e il Csm ha punito cinque ex consiglieri che hanno partecipato al summit nell’hotel Champagne di Roma. La punizione, con la sospensione da funzioni e stipendio per un anno e mezzo, ha colpito Spina, Lepre e Morlini, mentre nove mesi sono toccati a Criscuoli e Cartoni.

La questione ha gettato molte ombre sulla dirittura morale di tutta la Magistratura. Ma questo è il grave risultato del forno mediatico nel quale vengono gettati organi e persone da giornalisti sprovveduti collegati con procuratori in cerca di gloria e non della verità.

Nonostante ciò, io difendo la Magistratura perché la stragrande maggioranza dei giudici è fatta di persone perbene, oneste, capaci e competenti, che lavorano parecchio per smaltire l’enorme quantità di processi che devono giudicare.

L’Italia, si sa, ha un numero di avvocati molto più grande di quello della media europea, perché i nostri cittadini sono litigiosi e la prima cosa che pensano quando c’è una controversia è adire il giudice, anziché cercare la mediazione.
Ovviamente, questo comportamento è sostenuto dal meccanismo delle leggi in vigore, che prevedono percorsi lunghissimi, senza limitazioni se non formali.

La riforma Cartabia prevede, invece, di tagliare questi percorsi, privilegiando le mediazioni, rendendole quasi obbligatorie e tagliando la possibilità di ricorrere ai gradi superiori di giudizio quando questo comportamento è sconsigliabile.

I processi interminabili non sono da addebitare ai giudici, bensì alle leggi che prevedono percorsi con termini elastici (ordinatori) e non perentori, cioè tassativi, oltre i quali scattano sanzioni di notevole peso.
Solo se i processi di ogni tipo (penali, civili, amministrativi e tributari) si muoveranno su binari tassativi e lineari i tempi si accorceranno sensibilmente.

C’è un’altra questione che vogliamo evidenziare: la carenza dell’organico dei magistrati togati. Ne mancano oltre mille, si tratta di una palese responsabilità del ceto politico che non provvede a bandire i concorsi per coprire questo vuoto, del tutto ingiustificato.

Come nel gioco dell’oca, la pallina ritorna alla casella di partenza, e cioè alla responsabilità della classe dirigente politica che non sa fare il proprio mestiere perché è ignorante, incompetente e incapace – per conseguenza – di affrontare i veri nodi del Paese, che si risolvono con le vere riforme. Ricordiamo che ne occorrono ben 42 per potere usufruire dei fondi europei del Pnrr. Un cappio che il Paese potrà togliersi solo se le farà. Oppure niente soldi.

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