Tonno rosso, la Sicilia è la prima regione italiana per sequestri - QdS

Tonno rosso, la Sicilia è la prima regione italiana per sequestri

redazione

Tonno rosso, la Sicilia è la prima regione italiana per sequestri

giovedì 06 Agosto 2020

Rapporto del Wwf che ha analizzato le denunce per pesca eccessiva del 2019 e 2020. In testa c’è Palermo, poi Catania. Un fenomeno pericoloso non solo per la sopravvivenza dei tonni ma anche per la salute umana

di Oriana Sipala

PALERMO – Il tonno rosso è tra i pesci più richiesti e consumati in tutto il mondo. Proprio per questo, negli anni, la pesca eccessiva di questa specie marina ha fatto sì che il suo stato di conservazione oggi sia critico, rischiando l’estinzione. Eppure, in barba alla situazione, il tonno rosso, un tempo re del Mediterraneo, continua ad essere pescato e commercializzato anche in condizioni di illegalità.

A dircelo, con una recente “Analisi sui sequestri di tonno rosso illegale in Italia nel 2019 e 2020”, è il Wwf, che ha ci ha restituito un quadro della situazione italiana attingendo informazioni e dati da articoli pubblicati online dalla stampa locale e nazionale e dai siti web della Guardia Costiera. Il periodo preso in esame è quello compreso tra il primo gennaio e il 17 giugno del 2019 e del 2020. In tale periodo, secondo i risultati della ricerca, il totale delle catture illegali equivale, in termini di peso, a ben 10 tonnellate di tonno rosso l’anno. In termini di sanzioni effettuate, si parla di 183 mila euro nel 2019 e 132.716 euro nel 2020.

In base a quanto riportato dallo studio dell’associazione ambientalista, nel 2019 sono stati registrati un totale di 16 interventi, mentre nel 2020 il numero è salito a 27. La maggior parte degli illeciti rilevati ha riguardato proprio la Sicilia. Per essere esatti, 11 dei 16 interventi del 2019 (il 68,7% del totale dei casi) sono avvenuti proprio nella nostra Isola, di cui otto nella provincia di Palermo, due a Catania e uno a Messina. E anche nel 2020 la Sicilia continua a detenere il triste record, poiché proprio qui sono stati effettuati 22 dei 27 interventi dell’anno (l’81,5%), di cui sei a Palermo, 6 a Messina, cinque a Catania, due a Siracusa, due a Trapani e uno a Ragusa.

Diversi sono i motivi per cui la Guardia Costiera è dovuta intervenire con il sequestro del prodotto ittico. Nella maggior parte dei casi (oltre il 50% sia per il 2019 che per il 2020) il sequestro è avvenuto per la macanza di tracciabilità e documentazione. In altri casi per inadeguata conservazione (6% nel 2019 e 4% nel 2020), per violazione del regolamento della pesca sportiva (6% nel 2019), per non possesso di quota (6% nel 2019 e 4% nel 2020), per violazione delle norme di sbarco (4% nel 2020), per cattura in zona non consentita (4% nel 2020). Nel resto dei casi il motivo dell’illecito non è specificato. Ma la cosa peggiore è che, tutti questi illeciti rilevati costituiscono solo la punta dell’iceberg di un fenomeno molto diffuso e preoccupante.

La cattura e il commercio illegali del tonno rosso non costituiscono una minaccia solo per la specie marina, ma anche per la salute umana. Nella sola città di Palermo, tra il 2019 ed il 2020, sono stati accertati 14 casi di sindrome sgombroide, ovvero di intossicazione alimentare dovuta proprio all’ingestione di tonno non idoneo al consumo (che equivale al 43,7% dei casi rilevati nel 2019 e al 40,7% di quelli rilevati nel 2020).

Ad aggravare l’ipotesi di un numero più elevato di illeciti in mare vi è sicuramente il continuato uso delle vietate reti derivanti. Agli inizi di giugno 2020 la Guardia Costiera ha sequestrato cinque chilometri di reti illegali nel porto di Sant’Agata Militello, in provincia di Messina. Le reti erano occultate in appositi sacchi adagiati sul fondale del porto. Si tratta della cosiddetta “tecnica della sommersione”, molto comune per aggirare i controlli. Tale tecnica è probabilmente una delle principali cause dell’alterazione delle carni e, quindi, dell’insorgere della sindrome sgombroide.

Sempre in tema di reti illegali, a marzo 2019, la Guardia Costiera di Milazzo ha sequestrato una rete derivante di 1,5 km a largo di Capo Milazzo per la cattura del pesce spada. Lo scorso 25 maggio, invece, è apparso agli onori della cronaca il sequestro di 7,5 km di derivante, operato dalla Guardia Costiera tra Alicudi e Filicudi ai danni di un peschereccio. Casi rilevati in un lasso di tempo così ristretto da far pensare che la pesca illegale del tonno rosso sia un fenomeno ben più ampio rispetto a quello che gli interventi di polizia riescono a rilevare.

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