Le difficoltà finanziarie, in via di superamento ma ancora dominanti, i bilanci cittadini, l’emergenza rifiuti e la cenere dell’Etna, i lavori avviati e quelli futuri per una nuova prospettiva della città. A poco più di un anno dall’insediamento, il sindaco di Catania Enrico Trantino traccia i punti cardine della sua azione amministrativa, evidenziando gli sforzi non indifferenti messi in campo dalla squadra di governo della città per affrontare le emergenze, da un lato, e per portare avanti progetti importanti dall’altro.
Dalle piccole azioni, come la riqualificazione di alcuni spazi – è di appena qualche giorno fa l’inaugurazione della fontana di piazza santa Maria di Gesù ristrutturata grazie ai fondi della tassa di soggiorno – o alcune modifiche viarie, ai tasselli piantati per cambiare il volto della città, anche a livello culturale, sono tante le questioni affrontate dal primo cittadino che, e questo è un aspetto che tutti riconoscono in città, ha stabilito un rapporto diverso con i catanesi, coinvolgendoli quanto possibile nel cambiamento.
La comunicazione tante volte diretta ai suoi concittadini, utilizzando i social, è infatti uno degli elementi che caratterizza Trantino rispetto a chi lo ha preceduto: che sia la sensibilizzazione verso una più corretta raccolta differenziata dei rifiuti, o che sia illustrare quali difficoltà siano state riscontrate, ad esempio, nella pulizia della città dalla cenere vulcanica, il sindaco la consegna alla pagina di Facebook. Una novità, senza dubbio, che quanto meno avvicina il Palazzo alla cittadinanza. A cui Trantino si rivolge spesso: d’altronde, molte questioni di Catania coinvolgono i suoi cittadini.
Altre meno, come le questioni relative all’organizzazione e agli obiettivi che si è imposti l’amministrazione comunale o quelle legate ad alcuni nodi antichi da sciogliere, come quello relativo al corso Martiri della Libertà. Come spiega lo stesso Trantino che ci aggiorna su quanto messo in campo in questo anno o poco più. Evidenziando il gradimento per questo cambio di passo. “Se per la prima volta nelle classifiche del Sole 24 Ore, un sindaco della città di Catania sale sopra il quarantesimo posto e adesso, per generosità, mi hanno permesso di essere al 17simo posto – dice – lo fanno non per quello che abbiamo fatto ma per l’attitudine evidente di chi si dedica alla città con passione, con amore e prova a dare un diverso tocco identitario alla città”.
Partiamo dalla contingenza: cosa è stato fatto di concreto, per migliorare la città dal punto di vista dei servizi? Relativamente all’emergenza cenere dell’Etna, ad esempio.
“Il Comune ha delle difficoltà nelle procedure. Sono impegni di spesa importanti che devono andare in gara. Noi, per poter accelerare, abbiamo fatto un’ordinanza urgente, ma il problema è a monte, non possiamo più trattare un evento ciclico come una cosa straordinaria. Ed è questa la questione su cui sto cercando di assumere informazioni, perché vorrei mettere d’accordo tutti i sindaci coinvolti: anziché reagire a spot, bisogna muoversi insieme. La Regione ha dato un milione di euro per l’ultima emergenza cenere lavica alla Città metropolitana: io vorrei discutere con i colleghi per vedere se è possibile comprare i mezzi da usare in caso di pioggia di cenere vulcanica. Bisogna trattare il fenomeno come al Nord trattano la neve: essere pronti sul territorio. A quel punto, i comuni si accollerebbero i costi per lo smaltimento in discarica. Si potrebbe affidare alla Scmc, la ex Pubbliservizi”.
La questione rifiuti: il Piano regionale non c’è ancora, nonostante i presidenti che si sono succeduti. Qual è la situazione di Catania?
“La vera piaga di Catania e della Sicilia è non avere gli inceneritori. Il governo guidato da Nello Musumeci aveva fatto una manifestazione di interesse e in un anno e mezzo avremmo potuto avere gli impianti. Il nuovo governo ha pensato di agire diversamente. Noi continuiamo a smaltire in discarica dove prendono i rifiuti per il trattamento meccanico biologico e poi li destinano all’estero. Ma preferisco non dare troppe informazioni al riguardo, perché stiamo facendo un’azione concentrica: non mi piacciono tante cose di cui sto venendo a conoscenza. Abbiamo inaugurato un centro di raccolta comunale a Librino: in tutto ne sono previsti sei – quattro più i due esistenti. Speravamo di arrivare a dieci ma con il Pnrr non ci siamo riusciti. In ogni caso, sto provando per quel che riguarda i piani urbani integrati, a riqualificare specifiche aree come San Berillo. Su questo mi sono impuntato: noi andiamo a riqualificare, ma se poi i residenti mettono il sacchetto con l’organico a terra, non abbiamo concluso molto. Là stiamo individuando delle soluzioni più evolute in via sperimentale”.
La riqualificazione del Borgo di Ognina e l’abbattimento del cavalcavia. Ci sono 15 milioni a disposizione, occorre aprire la seconda corsia della viabilità Rotolo – Ulisse e si riparla del lotto Europa – Rotolo. Qual è la situazione?
“Intanto, abbiamo modificato in parte la viabilità nella via De Gasperi. In attesa di verificare la percorribilità degli espropri, abbiamo scelto la via più breve ed economica e prevediamo di completare in due anni. Nel frattempo, abbiamo fatto questa piccola modifica importante, con l’arretramento del semaforo, per ridurre le interferenze. Per quanto riguarda il borgo di Ognina, abbiamo mandato al Ministero una richiesta di proroga perché abbiamo perso 7 mesi in attesa che la piattaforma nazionale degli architetti ci consentisse la pubblicazione del bando per il concorso internazionale di progettazione. E la piattaforma non è ancora riuscita a caricarlo. Stiamo dovendo ripiegare: dovremmo farcela lo stesso a completare entro il 2027”.
Quali progetti ambiziosi per quel che riguarda le infrastrutture? Per quanto riguarda l’avvicinamento della città al porto, a che punto è il nodo Catania?
“Il Limite dell’operazione è che deve esserci consentita dal Ministero perché c’è un costo di 1,2 miliardi circa. Quando è venuto il ministro Salvini, ho rinnovato la richiesta, anche perché se non facciamo questo intervento i treni ad alta velocità non potranno certo passare dalla galleria sotto il Castello Ursino. Deve andare tutto sotto terra, compresa la Stazione, per permettere il passaggio dell’alta velocità. Questo è un progetto ambizioso. Stiamo poi chiedendo l’autorizzazione a presentare un piano di fattibilità economica per un bypass che congiunga il casello di Giarre o Acireale, alla Catania – Siracusa, perché la terza corsia della tangenziale non si potrà mai realizzare. E ancora, finalmente con i sindaci abbiamo trovato un’intesa per realizzare il collegamento tra Catania e l’Hinterland attraverso una monorotaia: sono due le linee che stiamo progettando nel piano tecnico economico, una che parta dalla stazione Milo e una dalla stazione Borgo, che permettano di raggiungere le fasce pedemontane. Stiamo parlando di un’opera dal costo di circa 1,4 miliardi ma che, finalmente, scaricherebbe il traffico dalla città. Qui è mancata sempre la visione, chi ha governato pensava all’immediato”.
Il nodo corso Martiri della Libertà. Lei ha diffidato i privati e proposto di acquistare le aree per mettere fine a questo incubo. A che punto è la questione?
“Anche in questo caso, in questo momento, questo preferisco non dire troppo. Ci sono delle novità che, per adesso, non mi consentono di essere ottimista. Occorre comprendere perché la proprietà è stata trasferita di nuovo. Avremo un incontro nei prossimi giorni perché vogliamo capire che intenzioni hanno i nuovi proprietari. I nostri strumenti legali sono un po’ spuntati: abbiamo diffidato i privati per quel che riguarda la messa in sicurezza. Li possiamo diffidare a realizzare il parcheggio di piazza della Repubblica entro 5 anni. Ma se poi non lo realizzano, noi non possiamo costruire. Insomma, bisogna capire quali siano le reali intenzioni dei privati. Come Comune, avremmo teoricamente la possibilità di espropriare, ma il costo rispetto al valore effettivo è sproporzionato. Il prezzo è sconsiderato. La mia speranza era di riuscire a comprare e già avevo un’intesa per una piccola porzione, quella gestita dal Ministero. Non ci siamo riusciti. Comunque, abbiamo chiesto all’Agenzia delle entrate di quantificare il valore di esproprio. Dopodiché non è escluso che io vada a Roma per vedere se c’è qualche possibilità di legge che ci permetta di agire su corso Martiri. Contemporaneamente ci muoviamo anche per cercare di stimolare l’interesse privato, ad esempio, attraverso la riqualificazione di San Berillo. C’è una visione complessiva finalizzata a una riflessione più ampia in termini urbanistici”.
L’azione amministrativa passa anche dei piccoli segnali, come ad esempio la riqualificazione di piazza Duca di Genova o altro. Quali le prossime novità?
“Beh, potrei dire che, per carità so che è piccola cosa ma i catanesi sono molto affezionati a dei luoghi simbolo e il fatto che abbiamo restituito la fontana di piazza Santa Maria di Gesù illuminata crea interesse. Sono appunto segnali che valorizzano un luogo. Per quel che riguarda l’area del Santa Marta, ad esempio, anche se i lavori non li gestiamo noi ma il Genio Civile, anche lì si accenderà una nuova luce. Poi appunto, piazza Duca di Genova, anzi piazza Cardinale Pappalardo. Insomma, anche questi sono importanti segnali”.
Ci sono novità relative alla realizzazione della Cittadella della Polizia a Librino? E di quella giudiziaria in via di realizzazione in viale Africa?
“La Cittadella della polizia è come la tela di Penelope, non ho ancora capito le intenzioni, anche perché non dipende da noi ma dal Ministero degli Interni. Per quanto riguarda la Cittadella giudiziaria di viale Africa, è cosa diversa. Il progetto è in corso di realizzazione e, per quel che riguarda le polemiche sterili che hanno seguito la demolizione dell’ex palazzo delle Poste, ovvero che si stava sottraendo il mare ai catanesi, vorrei dire che lì ci sono 400 metri di linea ferrata tra il mare e la Cittadella che, oltre tutto, non saranno interrati completamente con il progetto Nodo Catania. In ogni caso, il progetto che stanno eseguendo permette quel vuoto che rende permeabile viale Africa con il mare, con la vista del mare. E il godimento dello stesso perché ci saranno esercizi pubblici che permetteranno la fruizione”.
La riscossione delle entrate, un nodo dolente. Tari, Imu, immobili nemmeno conosciuti dal Catasto. E ancora, la cartellonistica pubblicitaria ampiamente abusiva. Come vi state muovendo?
“Per quanto riguarda la mancata riscossione della Tari, l’azienda che si è aggiudicata la gara, Municipia, si è impegnata a portare nel 2027 a 75% la quota di riscossione. Ora siamo al 56%. Per quel che riguarda il censimento dei beni, basta dirvi che non sono catastati nemmeno i beni dove esercitiamo la nostra attività e questo incide, ad esempio, sull’occupazione degli alloggi popolari, di conseguenza sugli allacci abusivi e sull’efficienza della rete elettrica. È una cosa a catena che noi abbiamo difficoltà ad affrontare con pochissimi vigili urbani. Abbiamo fatto una cosa epocale e ne stiamo assumendo 180 ma fino a quel momento dobbiamo fare il pane con la farina che abbiamo. Il problema non è solo l’organico, sottodimensionato, ma anche l’età media e l’attitudine. In ogni caso, di questi nuovi vigili che assumeremo, almeno 80, se siamo bravi, potrebbero iniziare l’addestramento già a gennaio.
Per quel che riguarda le affissioni, è stata fatta una gara con la localizzazione di questi impianti con la possibilità di spostarli nel momento in cui fossero sorte questioni urbanistiche o altro. Ma non abbiamo neanche la mappa dei sottoservizi. Abbiamo ereditato una situazione disarmante. Ho investito della questione il collegio di difesa. Noi stiamo creando le premesse per ripartire. Mettiamo un punto fermo e andiamo avanti. E questo è ovviamente inserito in un Piano di intervento organizzativo, che è il presupposto per l’approvazione del bilancio. Ogni anno lo facciamo”.
Per quel che riguarda il litorale e la direttiva Bolkestein in particolare, vi state organizzando per mandare in gara gli stabilimenti balneari?
“È un tema molto difficile che implica una condivisione del percorso. Perché noi dobbiamo mandare in gara, ma ci sono anche dei risvolti sociali: c’è chi ha investito tanto pensando a una scadenza al 2033 e potrebbe chiedere un indennizzo. Occorre trovare un modo. Ciò non toglie che noi abbiamo un progetto bellissimo che fa parte del Piano di utilizzo del demanio marittimo e che abbiamo proposto ai concessionari. Ma bisogna fare attenzione a immaginare la realtà di Catania secondo la sua conformazione della costa. Abbiamo provato a creare un sistema che possa rendere il litorale della Plaia molto più efficiente e nello stesso tempo competitivo dal punto di vista turistico, ma questo si può fare se si trovano le aree di sosta che permettano di liberare il viale Kennedy. Un tempo c’era il progetto del Pua, ma ad opera di privati, noi abbiamo poche aree dove realizzare parcheggi e non sarebbero risolutive”.
Cosa può dirci, invece, relativamente al depuratore? E della zona industriale?
“È una cosa che non ci compete, per quanto io sia molto attivo su questo tema. Anche per quel che riguarda la condotta di riuso, noi perdiamo una quantità di acqua imbarazzante, soprattutto per la condizione di siccità in cui ci troviamo. Relativamente alla zona industriale, di cui una parte è ancora competenza dell’Irsap, io credo di avere dato un segnale importante nel momento in cui ho tenuto per me la delega. Stiamo attraversando un momento fortunato e tantissimi chiedono di investire nella zona industriale. Mi sono fatto garantire 50 milioni dal governo Schifani, ora però bisogna capire se andranno al Comune o all’Irsap. Si tratterebbe comunque di una goccia nel mare: lì si tratta di far illuminazione, strade, rete fognaria, sistemi di pulitura. Per cui ho riunito sindacati, Confindustria, e altri soggetti per creare un tavolo che individui le priorità. La Zes unica per Catania è stata certamente penalizzante, si stava lavorando bene, ma evidentemente hanno voluto compiere questa scelta”.