Il pianoforte della discordia, tasto dolente per l’ex Provincia - QdS

Il pianoforte della discordia, tasto dolente per l’ex Provincia

Vito Manca

Il pianoforte della discordia, tasto dolente per l’ex Provincia

mercoledì 08 Settembre 2021

Di proprietà del Libero Consorzio Comunale di Trapani, lo strumento è finito al centro di un dibattito per la ricerca di una “sistemazione”. Sarà ospitato nella Chiesa degli Artisti

TRAPANI – Un pianoforte. Sì, uno “Steinway & Sons” che la perizia del professor Domenico Di Noto indica con un valore di mercato di 15-16 mila euro. A mezza coda, color nero lucido, e con tre pedali.

Un pianoforte importante, ma come tanti altri. Comprato alla “Ricordi” di Palermo nel 1984. Quel che lo rende unico – almeno tra pochi – è che il suo proprietario è il Libero Consorzio Comunale di Trapani. Proprio così. È stato acquistato negli anni d’oro della cosiddetta Prima Repubblica ed è arrivato fino ad oggi, in tempi di Terza o Quarta Repubblica – il dibattito è aperto da tempo, senza una soluzione – ma senza una meta. L’ex Provincia vorrebbe “rianimarlo”. Almeno conservarlo da un’altra parte, più consona, come la Chiesa degli Artisti. Lì ce n’è anche un altro, “dello stesso tipo”, si legge nel decreto del Commissario Straordinario Raimondo Cerami.

In un accenno di romanticismo musicale si potrebbe pensare ad un percorso comune per due strumenti che vivono di note. Della Chiesa si occupa L’Associazione degli Amici della Musica. Da qui la proposta formale e soprattutto sostanziale, quella di prendersi cura dello “Steinway & Sons”. Finito anche tra le polemiche quando ha fatto capolino al Comune capoluogo per il “Trapani Piano Festival” nel 2019. Reclamato, in seguito, dal legittimo proprietario.

È infatti nel patrimonio dell’Ente dal 1984, protagonista indiscusso delle prove e dei concerti di una manifestazione internazionale che ha dato lustro al territorio trapanese: il Concorso Internazionale di Musica da Camera. Evento che dal 1985 al 2004 ha avuto un punto di riferimento su tutti, la professoressa Lea Pavarini, per anni al vertice del Conservatorio della città. L’ex Provincia ha scritto e gli “Amici della Musica” hanno risposto: si può fare. Una custodia dinamica. Perché nel decreto di Cerami si sottolinea anche che l’Associazione ha dato la sua disponibilità “a metterlo in esercizio periodicamente onde preservarne lo stato d’uso e renderlo fruibile alla collettività”.

La formula tecnica e giuridica per sottoscrivere l’accordo è quella di contratto di custodia a titolo gratuito. In precedenza, l’ex Provincia aveva provato a dare un “futuro” al suo pianoforte con un avviso e con la relativa manifestazione d’interesse. Puntava su altri enti pubblici, o anche sui privati, ed aveva pensato ad un canone forfettario di 2.500 euro. Venivano detratte le spese di manutenzione e di restauro. Ma, alla fine, non se ne fece nulla.

C’è infatti un punto che complica le cose. Meglio, le rende meno agevoli. La perizia per la stima del valore del pianoforte contiene un ulteriore elemento di valutazione che viene indicato nell’articolo 2 del contratto tra Libero Consorzio ed “Amici della Musica”: “Con la medesima perizia viene rilevata la necessità di una manutenzione straordinaria per il ripristino della piena funzionalità dello strumento in argomento i cui costi approssimativi ammontano a Euro 13.500,00 oltre Iva”. Anche se le polemiche del 2020 dicono che il pianoforte è stato utilizzato. Nel successivo articolo 4 del contratto si mette un paletto di garanzia: “Lo strumento viene concesso ed accettato dall’Associazione nello stato di fatto e di diritto in cui si trova alla data odierna, come meglio descritto al precedente articolo 2 del presente contratto”.

C’è un ulteriore elemento di reciproca garanzia: “L’Associazione si obbliga a conservare e custodire il bene concesso con la dovuta diligenza, e non potrà sub-concederne a terzi il godimento, neppure temporaneo, sia a titolo gratuito, sia a titolo oneroso”. Dunque, una nuova casa per il pianoforte dell’ex Provincia. Ma non come sistemazione definitiva. Il nuovo corso per lo “Steinway & Sons” è a tempo. Lo dice chiaramente l’articolo 5 del contratto: “La custodia avrà durata di ventiquattro mesi, decorrenti dalla data di consegna del pianoforte, che avverrà dopo l’avvenuta sottoscrizione della presente contratto di custodia, previa verbale di consegna sottoscritto tra le parti. La durata della custodia potrà essere prorogata per uguale periodo, previo accordo tra le parti”.

È sicuramente un’occasione per uscire dall’oblio per tornare a respirare l’aria di crome e semicrome. Magari pure per tornare nel tempo, ai fasti del Concorso internazionale. Il pianoforte potrà rimettersi in ghingheri e forse con un nuovo abito.

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