Dopo l’incontro di Trump con Xi Jinping, avvenuto a Gimhae, in Corea del Sud, i volti dei due leader erano veramente sorridenti. Sembra di poter dire che fra essi vi sia un rispetto reciproco basato sulla consapevolezza che, di fatto, entrambi sono i padroni del mondo in quanto gestiscono due nazioni che producono la maggior parte del Pil: gli Usa con circa trenta trilioni di dollari e la Cina con circa venticinque trilioni di dollari. Sembra che il divario fra le due nazioni diminuisca anno dopo anno, per cui molti economisti prevedono il sorpasso del Pil cinese rispetto a quello americano.
I due Leader si sono accordati sulle terre rare, sulla soia, sui dazi e altro. Non vi è alcun cenno sulla questione di Taiwan, cioé sull’ipotesi che quell’isola, indipendente e filoamericana, passi nella sfera di competenza della Cina.
Di fatto, i due Leader hanno accantonato le questioni spinose che potevano dividerli e hanno puntato, invece, su quelle che uniscono i loro interessi e gli interessi dei loro Paesi.
In questo quadro, tutti gli altri Paesi del mondo e i loro leader sono passati in secondo piano. Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda e Sud America gravitano nell’orbita statunitense, mentre un’altra porzione di Asia e soprattutto una grande fetta di Africa è entrata nell’orbita cinese.
Anche quello che una volta era il cuore del mondo, cioè l’Europa – oggi divisa fra Unione europea e Russia – fa parte della sfera dei due Capi di Stato: l’Ue di Trump e la Russia di Xi Jinping.
Questa considerazione ci riempie di amarezza perché assistere al decadimento politico ed economico della nostra cara e vecchia Europa è quasi drammatico ed è anche drammatico il fatto che Putin sia entrato nell’orbita della Cina.
In ogni caso, a volerla pensare positivamente, si capisce che entrambi questi comprimari non faranno nulla di grave e di diverso da quello che pensano e vogliono i loro riferimenti, cioè, ripetiamo, Trump per l’Ue e Xi Jinping per la Russia.
Così ragionando risulta evidente come la guerra russo-ucraina perda valenza sul piano internazionale, per cui diventa sempre meno influente la volontà dell’Unione europea in un senso o nell’altro.
Trump ha di fatto abbandonato l’Ucraina, anche se la rifornisce di armi, ma non più gratuitamente, bensì pagate dall’Unione europea. Quest’ultima fornisce ancora delle armi prodotte sul proprio territorio e anche risorse finanziarie, ma nessuno dei ventisette Paesi si azzarda a mandare i propri eserciti nel territorio ucraino perché sarebbe una dichiarazione di guerra alla Russia e questo non è consentito.
Dalle pochissime notizie vere che arrivano dall’Ucraina si scopre uno scenario diverso da quello che propaganda il suo presidente Zelensky e cioè che gli uomini che sono al fronte sono scoraggiati, sono stati decimati in maniera consistente, non ricevono rifornimenti di armi e la sussistenza essenziale all’esercito è diventata scadente.
Cosicché, sul piano proprio della guerra, sembra evidente che la Russia si approssima a conquistare altre fette di territorio, città importanti e intere regioni; per cui non ha nessun interesse a fermare l’avanzata delle sue truppe.
Dal quadro che precede risultano del tutto evidenti le scellerate decisioni dell’Ue e della sua presidente, Ursula von der Leyen, nel continuare a illudere il povero Zelensky che il sostegno europeo l’avrebbe portato alla vittoria; un’ipotesi scartata da molti osservatori obiettivi fin dall’inizio della guerra e confermata da noi continuamente in tutti gli editoriali che si sono susseguiti in questi oltre tre anni e mezzo.
L’evidenza è stata volutamente celata per interessi non tanto nascosti e i danni delle sanzioni che l’Ue ha imposto alla Russia si sono rivoltati contro gli stessi ventisette Paesi, che hanno visto triplicare il costo dell’energia e perdere un importante mercato come quello russo, senza alcun costrutto.
Auspichiamo un ripensamento della politica europea e un indirizzo per rafforzare l’Unione perché così com’è non serve a se stessa come organismo politico e a nessuno dei Ventisette, ricordando quello che abbiamo scritto prima, cioé che ormai bisogna tener conto del nuovo scenario geopolitico e prendere adeguate decisioni.

