Tumore al seno, scherma e canottaggio buoni alleati nella fase di riabilitazione - QdS

Tumore al seno, scherma e canottaggio buoni alleati nella fase di riabilitazione

redazione

Tumore al seno, scherma e canottaggio buoni alleati nella fase di riabilitazione

Biagio Tinghino  |
giovedì 13 Ottobre 2022

Alcuni studi hanno dimostrato i benefici dell’attività sportiva sulla salute durante e dopo la cura della malattia. Al QdS le considerazioni di Daniele Garozzo e Giovanni Ficarra

PALERMO – Un’attività fisica regolare e adeguata durante e dopo il trattamento in pazienti con tumore al seno risulta benefica per la salute. Questo è quanto risulta da un’attenta analisi degli studi pubblicati in letteratura che sono stati analizzati e commentati da un gruppo di ricercatori, tra cui il Prof. Massimiliano Berretta dell’Università di Messina, facenti parte del Gruppo di ricerca in medicina integrativa (Imrg) di Noceto (Parma); dell’Università degli studi della Campania “L. Vanvitelli” di Napoli; della Federazione medico sportiva italiana (Fmsi) di Roma; del Gruppo oncologico ricercatori italiani (Gori-Onlus) di Pordenone; del Dipartimento di scienze biomediche, odontoiatriche, morfologiche e delle immagini morfologiche e funzionali dell’Unime.

L’incidenza del tumore al seno è in costante crescita e genera preoccupazione per la salute pubblica. Grazie ai recenti progressi dati dai trattamenti farmacologici e grazie agli screening di prevenzione, il tasso di sopravvivenza dei pazienti con questa tipologia di cancro è notevolmente migliorato (88% sopravvivenza a cinque anni). Nonostante questi risultati brillanti, molte pazienti guarite, a seguito di interventi chirurgici, di trattamenti radioterapici e altre cure mediche, riportano effetti collaterali a lungo termine come dolore, edema, mobilità ridotta, affaticamento, postura alterata ecc. Questi aspetti incidono negativamente sulla salute e sulla qualità della vita. Sette recenti studi clinici randomizzati hanno mostrato che un’attività fisica regolare e adeguata durante e dopo il trattamento in pazienti con tumore al seno, risulta benefica per la salute, per la riduzione della fatica, aumenta i livelli di forza fisica, la qualità della vita e le funzioni fisiche.

In questo lavoro, guidato tra gli altri da Massimiliano Berretta, medico oncologo e professore presso il Dipartimento di medicina del Policlinico Gaetano Martino dell’Università di Messina, sono stati analizzati due tipi di sport che hanno dimostrato una notevole efficacia sulla salute: scherma e canottaggio. Sono state riportate le esperienze di due campioni dello sport: Daniele Garozzo, medaglia d’oro olimpica di scherma, e Giovanni Ficarra, Campione del Mondo di canottaggio, che abbiamo intervistato in esclusiva per il QdS.

“La scherma è lo sport olimpico numero uno in Italia con 130 medaglie vinte – ha detto al QdS, Daniele Garozzo -. La scherma è uno sport competitivo uno-a-uno, in cui la vittoria è possibile solo colpendo l’avversario ed evitando il suo contrattacco. Di conseguenza, incoraggia a guadagnare (o migliora se già presente) l’impulso per combattere e vincere la battaglia. Studi clinici randomizzati hanno dimostrato che l’attività fisica dopo il trattamento chirurgico è in grado di migliorare la funzione immunitaria, l’aderenza alle terapie e in generale la qualità di vita correlata alla salute. In questo contesto, recenti studi pilota randomizzati hanno dimostrato l’efficacia della scherma nel trattamento post-chirurgico dei pazienti con tumore al seno. I ricercatori hanno scelto la sciabola come arma da scherma, perché è leggera e permette un ampio raggio di movimento (come alzare il braccio sopra la testa) del lato infortunato durante gli attacchi (parate e risposte)”.

“Secondo la letteratura scientifica il miglior periodo per iniziare una scherma adattata è entro sei mesi dal trattamento chirurgico – ha continuato il campione olimpico -. I risultati ottenuti dai ricercatori sono stati incoraggianti su: miglioramento della qualità di vita correlata alla salute, riduzione della fatica e dell’ansia dei pazienti e infine miglioramento delle capacità funzionali (spalla) del lato operato. Inoltre, i ricercatori hanno concluso che la scherma adattata e sicura può essere avviata nell’immediato trattamento post-operatorio. Inoltre, anche il fioretto, altra arma della scherma, viene proposto all’interno di un progetto riabilitativo italiano, in pazienti con tumore al seno post intervento”.

Le sequele croniche di interventi chirurgici al seno come linfedema e alterazioni morfofunzionali della spalla e dell’arto superiore, potrebbero essere alleviate dalla scherma come sport adattato. Il linfedema, ad esempio, è un problema che può manifestarsi anche anni dopo il trattamento, presentandosi come il gonfiore di una parte o dell’intero arto, che interessa solitamente il braccio ipsilaterale all’intervento. È causata da un mancato drenaggio da parte del sistema linfatico, a causa del suo danneggiamento durante l’intervento chirurgico o dalla radioterapia. La scherma è in grado di contrastare queste sequele croniche e, inoltre, riduce l’affaticamento oncologico, migliora le funzioni cardio-vascolari e respiratorie ed infine l’attività fisica modifica positivamente il profilo metabolico (valore glicemico e lipidico) e la funzione immunitaria.

“Inoltre, l’uso della maschera da scherma vince la timidezza – ha concluso Daniele Garozzo – e la protezione del torace evita ulteriori traumi al seno. Infine, l’eleganza della scherma consente alle donne di accrescere la propria autostima, solitamente messa in gioco dopo l’intervento chirurgico, e le incoraggia ad avvicinarsi a uno sport poco conosciuto che, tuttavia, è particolarmente vantaggioso per i sopravvissuti al tumore al seno”.

Il canottaggio può essere considerato uno degli sport acquatici più completi – ha detto dal canto suo Giovanni Ficarra -, in quanto coinvolge i muscoli sia degli arti superiori che inferiori, dell’addome e quasi tutta la muscolatura del corpo. Un’altra caratteristica tipica del canottaggio è legata ai movimenti simmetrici eseguiti sulla barca o sull’ergometro, che non richiedono posizioni forzate, rendendo questo sport praticabile anche per persone con difficoltà motorie. Il canottaggio combina anche esercizi di forza e resistenza aerobica necessari per stimolare l’adattamento cardiaco, il tasso metabolico e l’ipertrofia, soprattutto delle fibre muscolari a contrazione lenta. Come per qualsiasi altro approccio integrativo, anche nel caso dell’attività fisica, alcune ricerche hanno dimostrato un miglioramento della qualità di vita correlata alla salute nei sopravvissuti al tumore, sebbene non sia sempre facile per i pazienti aderire ai protocolli di esercizio, soprattutto nei primi mesi dopo l’intervento chirurgico o durante la radio terapia e trattamenti medici. Di conseguenza, due pazienti oncologici su tre non eseguono i livelli minimi di esercizio raccomandati dall’American College of Sports Medicine (ACSM). In questo contesto, il canottaggio è uno sport di squadra all’aperto in cui gli atleti devono condividere il piccolo spazio di una barca e lavorare in sincronia per mantenere la barca in movimento. Questo promuove le relazioni sociali non solo con altri malati di tumore, ma anche con altri compagni di squadra e allenatori”.

“I migliori risultati per i sopravvissuti al tumore al seno sono stati ottenuti con programmi di 12 settimane – ha aggiunto Ficarra – che combinano esercizi aerobici e di forza. Infatti si è avuta una riduzione delle sequele della malattia, in particolare del dolore, aumentando il range di movimento degli arti superiori, migliorando l’attivazione muscolare, e aumentando la forza e la funzione muscolare, anche con una forte riduzione del linfedema. I programmi di allenamento di canottaggio possono essere una promettente terapia di supporto”.

Il riposo a letto e l’iperprotezione hanno dominato i reparti ospedalieri per molto tempo, ma le crescenti prove scientifiche provenienti da studi sull’esercizio fisico hanno dimostrato l’importanza dell’attività fisica per ridurre o addirittura prevenire le conseguenze legate alla malattia o ai trattamenti. Non bisogna dimenticare che l’attività accompagnata ad uno stile di vita corretto e un’alimentazione equilibrata sono fortemente raccomandati dal codice europeo contro i tumori e sono in grado di ridurre significativamente l’incidenza del tumore.

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