Il QdS.it ha intervistato il siciliano Vittorio Messina, presidente nazionale di Assoturismo-Confesercenti.
Luci ed ombre in Italia per il turismo organizzato nei primi tre mesi del 2025 secondo l’indagine del Centro Studi Turistici di Firenze per Assoviaggi-Confesercenti: da una parte aumentano gli italiani in viaggio, dall’altra l’incremento si registra anche nei costi sia per i viaggiatori che per le agenzie di viaggi, in particolare per i trasporti (+11,5%) e per alloggio e ristorazione (+12%). In aumento sono anche i costi di gestione delle agenzie di viaggi che raggiungono il 13% e le polizze obbligatorie di esercizio che arrivano al 9,3% in più mentre il costo del lavoro è aumentato del +4,2%. E nella nostra Isola come procedono le cose? Per farci il quadro della situazione il QdS.it ha intervistato il siciliano Vittorio Messina, presidente nazionale di Assoturismo-Confesercenti, associazione che comprende anche Assoviaggi.
In Sicilia pochi riscontri positivi ad inizio 2025
Qual è l’andamento del turismo organizzato in Sicilia nel primo trimestre del 2025 rispetto al resto del paese? Ci sono particolari tendenze o criticità?
“Il turismo nella nostra Isola è quasi squisitamente balneare e risente di ciò nei primi tre mesi di ogni anno anche quello organizzato – ha dichiarato Vittorio Messina -, quindi non abbiamo riscontri particolarmente positivi se non in alcune zone, soprattutto a Palermo e nel ragusano, dove si è più votati al turismo culturale e delle città d’arte e lì, in questi primi tre mesi, abbiamo notato una continuità rispetto agli anni passati: la presenza dei turisti sia italiani che stranieri è stata costante e non ha subìto alcun tipo di flessione”.
In Sicilia tariffe più care
L’aumento dei costi del trasporto, che a livello nazionale è all’11,5%, ha sicuramente un impatto significativo su una regione insulare come la Sicilia. Quali misure potrebbero aiutare a contenere questi costi e mantenere competitiva l’offerta turistica?
“Sui costi dei trasporti giriamo il coltello nella piaga perché la Sicilia, indipendentemente dai periodi di aumenti, soffre di tariffe molto alte: è più facile volare da Malpensa o da Fiumicino in qualunque capitale europea piuttosto che volare su Palermo o Catania. Questo è stato sempre qualcosa che ha frenato le nostre destinazioni. Detto ciò, noi abbiamo dei costi particolarmente significativi anche per quanto riguarda gli spostamenti all’interno della Sicilia, spostamenti che devono essere quasi sempre effettuati in macchina e l’affitto delle auto da noleggio nella nostra Isola ha un costo maggiore rispetto alle altre regioni italiane”.
Governo Nazionale sensibilizzi compagnie aeree
Come si può risolvere il problema delle tariffe troppo alte dei biglietti aerei?
“Indubbiamente occorre un intervento da parte del Governo Nazionale che sensibilizzi le compagnie aeree ad utilizzare – dichiara Messina -, non solo questa scontistica che grazie alla Regione Siciliana viene attuata e applicata nei confronti dei residenti in Sicilia, ma soprattutto nei confronti dei turisti in particolare nei periodi di alta stagione: mi riferisco ai ponti come quello pasquale a cui stiamo andando incontro, quando le tariffe dei trasporti aerei subiscono un’impennata che di fatto limita notevolmente le presenze nella nostra regione. D’altra parte, se il nord Italia ha una crescita di presenze turistiche annue di oltre l’8%, in Sicilia, questa crescita in genere si ferma al 3 o 3,50%. Ciò vuol dire che il freno sta proprio nei costi che il turista deve sopportare per raggiungere la destinazione della nostra Isola”.
Gli stipendi degli italiani non aumentano al contrario dei costi
I rincari nel settore dell’alloggio e della ristorazione, che a livello nazionale arrivano al +12%, stanno influenzando la domanda turistica in Sicilia? Si registra una preferenza per formule più economiche o per pacchetti esclusivi?
“L’aumento dei costi relativi alla ristorazione o relativi alla ricettività in genere, in Sicilia, risente dei costi dell’intera filiera: energia, mutui, materie prime, che a cascata necessariamente hanno un impatto sul prezzo finale della vacanza o della filiera del turismo e ogni aumento ha un impatto soprattutto nei confronti del turista italiano che soffre questi aumenti perché vede diminuire la capacità di acquisto del proprio stipendio e del reddito di cui può disporre. Questo è un problema che affrontiamo anno dopo anno considerando che gli stipendi non aumentano al contrario dei costi ed è un altro fattore che impedisce al turista italiano di viaggiare in maniera, diciamo, disinvolta: se l’italiano deve tagliare una spesa, indubbiamente taglia quella dei viaggi. Gli italiani già preferiscono l’estero – chiosa -, se noi aumentiamo sempre le nostre tariffe l’italiano preferirà viaggiare all’estero piuttosto che in Italia”.