Ucraina, i francesi puniscono Macron - QdS

Ucraina, i francesi puniscono Macron

Carlo Alberto Tregua

Ucraina, i francesi puniscono Macron

martedì 21 Giugno 2022

Le Pen da 8 a 89 seggi

La pagliacciata del viaggio di Macron, Scholz e Draghi sul treno per Kiev è costata cara al presidente francese, fresco di riconferma, perché ha trasmesso il messaggio negativo che egli si sia occupato e preoccupato di Zelensky e delle sue paturnie piuttosto che dei gravi problemi che incombono sui francesi con l’inflazione alle stelle, l’aumento delle bollette e una disoccupazione non usuale.
Forse la sua inesperienza gli ha fatto credere di essere il nuovo big europeo, un De Gaulle o un Mitterrand, padri del dopoguerra transalpino, ineguagliati almeno fino ad oggi dai successori.
Per la verità, Macron si è fatto abbindolare dall’attore ucraino, burattino nelle mani dei servizi statunitensi, con le conseguenze gravissime che si stanno ritorcendo sui Paesi che si sono esposti in questa drammatica situazione bellica.
Marine Le Pen ha avuto una clamorosa vittoria, decuplicando i propri rappresentanti parlamentari da 8 a 89.

Il messaggio è chiaro: non si devono più inviare armi a Zelensky perché, se si vuole aprire la trattativa, bisogna deporle non in segno di resa bensì come dimostrazione della volontà di chiudere questa guerra.
Il nostro primo editorialista, Pino Grimaldi, presidente internazionale decano del Lions international – ora a Montreal per la convention mondiale – scrive con lucidità, nonostante i suoi 93 anni, sulla vicenda ucraina e chiama col nome giusto l’azione dell’Italia: “Cobelligerante”, in violazione dell’art. 11 della Costituzione in base al quale “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Non è che vogliamo nascondere le gravissime colpe di Vladimir Putin, consistenti nell’aver inviato la sua armata in un territorio che ritiene fosse sotto l’influenza russa ma che apparteneva all’Ucraina; colpa più grave, la morte di migliaia e migliaia di incolpevoli cittadini, fra cui anziani e bambini.
La storia ci dirà se Putin avesse comunque qualche piccola ragione nel ritenere il territorio del Donbass illegittimamente controllato da Kiev e quindi russofono a tutti gli effetti.

I francesi, dunque, hanno punito duramente Macron, che non ha più la maggioranza in Parlamento, per cui potrà fare un governo di minoranza che, di volta in volta, si dovrà fare approvare le leggi da una o entrambe le opposizioni (la seconda fa riferimento a Jean-Luc Mélenchon), oppure sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni. La sua Presidenza è comunque assicurata per tutto il quinquennio.
Lo scioglimento sarebbe un rischio ancora maggiore per Macron, in quanto dalle elezioni è emerso un sentimento di forte disapprovazione della sua azione a favore di Zelensky ( non del popolo ucraino) e di grande preoccupazione per i riflessi che questo conflitto ha per i francesi.

Si parla alla suocera perché intenda la nuora: i Governi tedesco e italiano sono avvertiti indirettamente dalla vicenda d’Oltralpe e si sente elevare, ogni giorno in maggior misura, la contrarietà a questo continuo sostegno alla guerra ucraina, mentre si deve imboccare tassativamente la via della pace.

Ma come si deve raggiungere la pace, se le due parti non offrono soluzioni di reciproca convenienza per raggiungere un punto di incontro? Da un canto, Putin vuole conquistare una certa parte del territorio, ove già vi è il proprio esercito; dall’altra, Zelensky continua a spararla grossa: “Vinceremo”.
Da un accordo nessuno vince e nessuno perde, anzi vincono la ragionevolezza e la ragione rispetto al velleitarismo e all’imbecillità, quella forma ottusa di chi pensa di poter ottenere l’impossibile anziché usare la diplomazia per concludere un accordo possibile.

Se non si formula subito questo patto di pace, gli italiani non potranno accendere i riscaldamenti nel prossimo inverno e, se tornasse l’epidemia, si verificherebbero situazioni drammatiche che si sommerebbero all’alta inflazione, all’estensione della povertà e allo squilibrio macroscopico fra Nord e Sud.
Buonsenso, dunque, e volontà di pace, obbedendo al monito di Papa Francesco che come sempre dimostra equilibrio e realismo, quello dei gesuiti.

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