Editoriale

Ue, gas e nucleare, energie rinnovabili

Una svolta importante in materia di energia si è verificata a livello europeo. Dopo titubanze e contrasti da parte di alcuni Stati membri, soprattutto quelli del Nord Europa, la Commissione Europea ha approvato l’inserimento di una fonte di energia fossile come il gas e di un’altra di origine nucleare nell’elenco delle energie rinnovabili. Cosicché i relativi impianti possono essere considerati finanziabili dal PNRR.

Non si tratta di una decisione di poco conto perché consente alle imprese di sviluppare tali fonti energetiche, predisponendo impianti di vario genere.
Per quanto riguarda il gas, il nostro Paese è fortemente dipendente dall’estero. Per fortuna, nonostante l’avversione dei falsi ambientalisti, a suo tempo è stato attivato il Gasdotto Trans-Adriatico (TAP) che proviene dalla frontiera greco-turca e approda nelle coste pugliesi, precisamente vicino Lecce.
Provvidenziale è il gas anzidetto perché compensa in qualche modo la riduzione della fornitura russa.


Abbiamo notizia che qualche giorno fa, nella Capitale, è diminuita fortemente la quantità di gas immesso nelle tubazioni, con la conseguenza che fabbriche, alberghi, esercizi pubblici, negozi e abitazioni si sono visti privati del riscaldamento, perché tutte le caldaie non riuscivano ad accendersi. Il fenomeno non è stato spiegato, ma si è dedotto che sia stato conseguenza della forte diminuzione della fornitura russa. Quel Paese l’ha usata come rappresaglia per le restrizioni economiche che l’Unione Europea ha fatto nei suoi confronti.

Per fortuna, la controversia fra Ucraina e Russia sembra avviata verso una soluzione diplomatica, anche perché è impensabile che possa nascere un conflitto in quel confine fra i circa 150 mila soldati russi e le poche migliaia di soldati nazionali, supportati da armi e da forze statunitensi.
Sembra illogico pensare che ai nostri tempi qualcuno voglia fare le guerre, ma non bisogna dimenticare che le industrie produttrici di armi di ogni genere hanno un forte interesse che i conflitti siano quantomeno paventati perché non possono fermare i loro apparati produttivi, con congegni sempre più sofisticati e, ovviamente, sempre più costosi.

Nella trasmissione Che tempo che fa, di Fabio Fazio, vi è stato un accorato appello di Papa Francesco contro le guerre. Egli, fra l’altro, ha detto una cosa non verificata scientificamente, ma plausibile, e cioé che se tutte le industrie del mondo produttrici di armi, orientali ed occidentali, cessassero la loro produzione, le risorse finanziarie conseguenti sarebbero sufficienti per soddisfare la fame di tutti gli abitanti del mondo.

Al riguardo dobbiamo ripetere come qualche giorno fa sia stata superata la fatidica soglia di otto miliardi di abitanti. La crescita della popolazione terrestre è inarrestabile e pare che arriverà al suo culmine intorno al 2065, con circa dieci miliardi. Alcuni ipotizzano che dopo tale data comincerà la discesa numerica dei viventi sulla Terra.
Ma torniamo alle energie, sempre meno bastevoli al soddisfacimento dei bisogni crescenti di tutta la popolazione mondiale. Ovviamente dobbiamo precisare che quella energivora è una parte minoritaria rispetto a quella che ne usa pochissima.


Le popolazioni povere dell’Africa, dell’Asia, dell’America del Sud, consumano poca energia perché non hanno infrastrutture e industrie adeguate e perché il loro prodotto interno lordo è modesto. Cosicché, la maggior parte di energia viene consumata dai Paesi ad economia avanzata, per quanto riguarda l’Occidente, e dai tre Paesi che si sono sviluppati rapidamente in Oriente, quali Cina, Giappone e Corea del Sud.
Il continente australiano, che comprende la Nuova Zelanda, è anch’esso in una fase ascensionale del suo sviluppo, che ovviamente ha bisogno di energia.

Consentire all’Unione Europea di utilizzare l’energia nucleare non porterà vantaggi immediati, in quanto, se si cominciano a progettare e a costruire i relativi impianti, essi diventeranno attivi non prima del 2030. Ciò non toglie che bisogna cominciare a realizzarli fin da subito perché questa fonte energetica, fortemente presente e potenziata in Francia, darebbe un ampio respiro anche al nostro Paese.