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Università, in Sicilia fondi per oltre 550 milioni di euro: incremento del 2,1% rispetto al 2024

Università, in Sicilia fondi per oltre 550 milioni di euro: incremento del 2,1% rispetto al 2024
Università di Catania

Questo importo fa segnare un incremento del 2,1% rispetto al 2024 e del 15,7% rispetto al 2019

Aumentano le risorse per le università della Sicilia. È di 556.711.389 euro lo stanziamento previsto per il 2025 dal Fondo di finanziamento ordinario (Ffo), il principale strumento per l’assegnazione delle erogazioni pubbliche agli atenei per le spese di funzionamento e del personale.

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Questo importo fa segnare un incremento del 2,1% rispetto al 2024 e del 15,7% rispetto al 2019. Palermo a far la voce grossa in Sicilia (+4% rispetto al 2024), ma non è l’unica università a incrementare il beneficio economico.

I fondi e le risorse per le università in Sicilia

Questi stanziamenti fanno parte di un generale aumento del Fondo di Finanziamento Ordinario alle università italiane, che per il 2025 ammonta complessivamente a 9,4 miliardi di euro: 336 milioni di euro in più rispetto al 2024.

Con il decreto di riparto firmato dalla ministra Anna Maria Bernini, il Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) assegna alla Sicilia 556.711.389 euro per il 2025. La crescita è del 2,1% rispetto al 2024 e del 15,7% sul 2019: in sei anni il pacchetto è salito di 75,6 milioni, un salto non marginale per un sistema che ha bisogno di continuità e certezze per programmare. Il Ffo resta l’asse portante del finanziamento pubblico: copre spese di funzionamento e di personale, garantendo la tenuta quotidiana di corsi, dipartimenti e servizi.

Il dettaglio regionale è netto. Palermo guida la ripartizione con 224.640.887 euro, il 4% in più sull’anno scorso. Seguono Catania con 181.430.849 euro e Messina con 150.639.653 euro. Tradotto in quote, Palermo assorbe circa il 40,3% dello stanziamento complessivo destinato alla Sicilia, Catania il 32,6% e Messina il 27,1%. Per l’Ateneo peloritano il superamento della soglia dei 150 milioni segna un cambio di passo nelle risorse disponibili e apre spazio per rafforzare servizi agli studenti, potenziare l’offerta formativa e intervenire sulle infrastrutture accademiche.

La ripartizione

Il rafforzamento per la Sicilia si inserisce in una cornice nazionale espansiva. Il Ffo 2025 ammonta come detto a 9,4 miliardi di euro. La ripartizione appena varata riguarda 8,3 miliardi tra quota base, premiale, perequativa e piani straordinari: su questa tranche l’incremento è del 3% anno su anno e di circa il 25% rispetto al 2019. Ulteriori 1,1 miliardi saranno distribuiti in un secondo momento. Sui primi 8,3 miliardi già allocati, la quota siciliana pesa circa il 6,7% del totale: un valore coerente con la dimensione del sistema isolano e con i parametri che guidano il riparto.

Sul fronte politico, la linea è stata rivendicata dalla ministra: “Un Paese che crede nel futuro investe nell’Università e nella Ricerca”, ha ricordato Bernini dopo anni di tagli al sistema e legando la manovra all’obiettivo di valorizzare i giovani, attrarre talenti e accettare le sfide di un mondo in rapido cambiamento. Tradotto: più risorse stabili per reggere la competizione internazionale e accompagnare le transizioni tecnologica ed energetica che attraversano i campus.

Il confronto e le attese

Il confronto con i grandi atenei del Paese aiuta a leggere la scala del sistema. Nel 2025 si confermano in cima la “Sapienza” di Roma con 558,2 milioni di euro (+4,6% sul 2024), l’Alma Mater di Bologna con 461,1 milioni (+2,8%), la “Federico II” di Napoli con 410,1 milioni (+1,0%), Padova con 386,1 milioni (+5%) e Torino con 341,6 milioni (+2,1%). Numeri che fotografano un Ffo in crescita e un meccanismo che, pur seguendo criteri consolidati, incentiva il miglioramento delle performance di didattica e ricerca.

Per la Sicilia, il 2025 si presenta come un anno di consolidamento con margini operativi più ampi sul fronte delle università. Palermo rafforza la sua capacità di presidio dell’offerta formativa e dei grandi progetti di ricerca; Catania mantiene una dotazione robusta, leva cruciale per mettere in sicurezza strutture e servizi; Messina supera la soglia dei 150 milioni, un livello che consente programmazione pluriennale su servizi agli studenti, corsi professionalizzanti e cooperazione con il territorio.

La sfida sarà adesso quella di trasformare l’aumento dei finanziamenti in risultati misurabili nella ricerca e nel tempo attraverso un reclutamento mirato di docenti e tecnici, laboratori più attrezzati, dottorati competitivi, internazionalizzazione effettiva, sostegno al diritto allo studio e alle borse, uno degli aspetti da sempre carenti del sistema universitario regionale.

Restano ancora da assegnare 1,1 miliardi a livello nazionale: un passaggio che potrà ritoccare il quadro e offrire ulteriori margini, soprattutto sulla leva premiale. Intanto, la fotografia scattata dal decreto di riparto dice che la Sicilia porta a casa un incremento ordinato, senza strappi ma stabile, utile a blindare la tenuta del sistema e a pianificare con meno affanno.

L’obiettivo è semplice da enunciare e complesso da realizzare: trasformare 556,7 milioni di Ffo in più ricerca, più qualità, più opportunità per gli studenti e per il capitale umano dell’Isola. Saranno le governance dei poli universitari di Palermo, Catania e Messina a dover redistribuire le risorse in modo oculato tra i vari dipartimenti.