Uno scrittore un po’ sfigato - QdS

Uno scrittore un po’ sfigato

Fleres Salvo

Uno scrittore un po’ sfigato

mercoledì 07 Aprile 2021

Non riuscendo a trovare una buona trama per il suo nuovo libro, decise di rivolgersi a un comico

Uno scrittore un po’ sfigato, tant’è che non aveva alcuna voce in capitolo, non riuscendo a trovare una buona trama per il suo nuovo libro, decise di rivolgersi a un comico, dal quale sperava di ottenere qualche buona battuta.

Purtroppo per lui, però, il comico prese il lavoro troppo sul serio e, come accade a un saltatore che ha fallito il suo record, non si rivelò all’altezza, infatti l’unica battuta che riuscì a fornirgli fu una battuta d’arresto.
Lo scrittore, però, non si perse d’animo. Per questo motivo, chiese la collaborazione di un matematico, che viveva in una frazione vicina: lo andò a trovare, ma lui non era in casa, così riuscì a sottrarsi all’incontro.

Fu enorme, però, la sorpresa quando si accorse che, sul letto, c’era la sua metà sotto un terzo, cosa che certamente preludeva a una divisione: tutto sommato era il risultato più giusto per entrambi. Certo, nonostante non si trovasse al Polo, lo scrittore ci rimase di ghiaccio, tuttavia, anche questa volta, non si perse d’animo, anche perché non aveva perso la bussola. Decise, infatti, di armarsi di buona volontà e, pur non essendo in possesso di porto d’armi, si mise in cammino per una nuova destinazione. Dopo diversi giorni, non riuscendo a risolvere il suo problema, lo scrittore pensò di rivolgersi al sindaco della sua città: un tipo strano, tant’è che aveva la moglie fuori dal comune, l’intelligenza sotto il comune e non disponeva del comune senso del pudore, che aveva smarrito da un pezzo, suscitando la protesta dei comuni cittadini!

Il fatto curioso, però, era un altro: il primo cittadino, in quei giorni, era arrivato ultimo, infatti era nei guai fino al collo e purtroppo non era una giraffa, erano debiti.

L’uomo, pur non essendo un macellaio, amava i piaceri della carne, ma era piccolo e gobbo come un dromedario nano, e nessuno se lo filava più di tanto, infatti perdeva sempre più spesso il filo del discorso!

Lui, però, non capì la situazione, tant’è che, pur essendo con i piedi completamente immersi nei rifiuti, continuava ad avere la velleità di fare passi da gigante!
“È vero che mi hanno messo al centro di una giostra”, disse il sindaco ad un suo parente, “ma non prendetemi in giro: io non li conoscevo. Lo sanno tutti che sono un tipo modesto, ma non sono un prete, dunque mostrerò all’intera città il mio organo a canne.”
In Italia, però, le canne non sono ammesse e neanche le canne mozze, mentre sono molto diffusi i cannibali e gli sciacalli.
“Non è colpa mia se ho trovato quadri dirigenti che non contano e conti che non quadrano!” Esclamò!
“Che ne so se qualcuno ha arrotondato i prezzi quadrando illegalmente le squadrate tabelle di raccolta! Per me l’importante è che i conti non siano in rosso e se lo dovessero essere pazienza: la colpa sarebbe sua, non certo mia!”

In quei giorni, dal Comune, volevano sparire tutti: persino i vigili urbani, che temevano di poter essere coinvolti nella turpe vicenda, tentavano di sparire dalla circolazione, ma non se ne accorse nessuno, anche perché lo fanno spesso.

Insomma, nessuno si sentiva al sicuro, ma i sordi si sentivano in colpa. Ognuno di loro aveva una gatta da pelare, ma le gatte pelate fanno un po’ schifo, mentre i pelati con la toga fanno sempre sul serio, soprattutto quando si imbattono in un’operazione ardita, che è peggio di una gatta morta: nessuno può mettere una gatta nel sacco!
Nonostante ogni sforzo, lo scrittore, che le stava tentando tutte, non riusciva a a trovare l’idea giusta per il suo nuovo libro.
Egli, però, ancora una volta, non si perse d’animo: si rivolse a un idraulico, ma l’uomo non capiva un tubo; chiese a una collega scrittrice, ma purtroppo sia lei sia il suo vocabolario erano rimasti senza parole; lanciò invano un appello ad un tipografo di vecchio stampo che stava per finire sotto una pressa, alla fine chiese persino ad una dattilografa, ma fu tutto tempo perso.

La povera donna, infatti, non riuscì a farsi capire, si confondeva e rideva ad ogni battuta: un vero dramma!
Sforzandosi al massimo, però, qualcosa lei riuscì a dirla: “se non si è falegnami e non ci si chiama Geppetto, non si può pretendere di fare un figlio con una sega!”
Sarebbe troppo facile, eppure i burattini non sono solo a teatro!

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