Ursula, Automotive e Welfare - QdS

Ursula, Automotive e Welfare

Ursula, Automotive e Welfare

Giovanni Pizzo  |
lunedì 09 Dicembre 2024

"Per le crisi ineludibili di questo mondo in transizione industriale e tecnologica, ci vuole una Cassa integrazione europea": il commento di Giovanni Pizzo.

In una cosa, incredibile, Salvini ed Elkan hanno parzialmente ragione. La crisi dell’Automotive è europea, per dimensioni, perimetro e decisioni. È una crisi di futuro, che ci coglie incerti per visioni, competenze e capacità di gestione, sia gli organismi istituzionali europei sia l’apparato industriale. Era ovvio che il green deal lanciato dalla tedesca Ursula avrebbe causato tutto ciò. E i primi a pagarne le conseguenze sono proprio i tedeschi che vedono licenziati gli operai dalla mitica Volkswagen, la macchina del popolo che licenzia il suo popolo.

A seguire, ça va sans dire, gli italiani di Stellantis, o Stallantis se le previsioni di bilancio verranno confermate. Ma tutto questo Alice-Ursula non lo sa, potrebbe parafrasare De Gregori, c’è sempre lei, chissà perché, squadra che arranca non si cambia. Si poteva immaginare che la decarbonizzazione verso l’elettrico avrebbe solo aiutato la competitività cinese, che da molto più tempo e con efficienza è sul pezzo. E non potendo introdurre dazi si doveva guardare al problema con un occhio sociale. Perché fare imbestialire la working class tedesca, facendogli perdere potere di acquisto, oltre a ridurre la domanda interna, produce gente incattivita che verrà attratta dai populismi, vedi AFD.

Questa cosa l’abbiamo già vista quasi cento anni fa ma sembra che ci sia in Germania una rimozione che va avanti dal Dopoguerra, che finché il tedesco guadagna bene e mangia bene tutto a posto, dopodiché mangerà meno bene e frequenterà, tra il depresso e l’imbelvito, le famose birrerie, e ricordiamoci cosa producono gruppi di teutonici poco allegri in quei posti. Se Ursula vuole spegnere subito la crisi che origina dal suo Paese deve mettere in piedi uno strumento che questa Europa finanziaria ha tralasciato da tempo che si chiama Welfare e Debito comune. Per le crisi ineludibili di questo mondo in transizione industriale e tecnologica, ci vuole una Cassa integrazione europea, non più gestita dalle singole INPS dei Paesi aderenti, quantomeno per i gruppi industriali sopra una certa fascia. Solo una grande dimensione di piano di compensazione e riqualificazione può trasferire competenze da alcuni settori ad altri, come quello della Difesa che in questo momento se si guardano le quotazioni è quello a più alta crescita. Se un’azienda deve seguire le regole europee su vari fronti, deve essere dotata di strumenti di compensazione europea, e non scaricando le crisi sui singoli Paesi. In questo può fare la voce grossa la Meloni, perché è facile tacciare di populismo alcuni Paesi con il di dietro altrui.

La recessione tedesca lungi dal terminare, può produrre una pandemia socio industriale di preoccupanti dimensioni. L’Europa la deve fermare, come ha fatto, bene o male con il Covid, che è l’unico motivo di vanto della gestione Ursula, molto scadente su altri dossier. È giunto il momento di guardare all’Euro non solo come moneta di scambio, ma di stabilità sociale, se non vogliamo incendiare questa Europa. O cresce, o L’Europa muore. Bisogna fare tutto quello che deve essere fatto. Ci vuole una pensione minima europea, una cassa integrazione europea, una Mutua sulla salute europea. Solo così i cittadini di questo continente non si ribelleranno alle regole, e le opinioni pubbliche non andranno in mano ai populisti, ma a partiti popolari. Se ne discusse alcuni lustri fa in un direttorio che comprendeva Francia, Germania ed Inghilterra, allora pre Brexit, a cui l’Italia, essendo un paese finanziario a rischio, era uno dei Pigs, non venne invitata. Si parlò di una Maastricht del Welfare, ma non se ne fece nulla, troppi egoismi finanziari; forse fu proprio il tedesco Schäuble, l’uomo del rigore di una allora ricca Germania, a dare il diniego. Ora come accade sempre nei corsi e ricorsi della Storia è proprio la Germania a essere più in crisi, industriale, sociale e politica. Sarebbe bene farla subito questa nuova Maastricht, che guardi ai cittadini più che alla finanza.

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