A marzo partiranno i lavori nel sito archeologico di Agrigento per il recupero di Olympeion
Saranno quattro i cantieri sull’area del tempio di Giove Olimpo a costituire uno degli interventi più importanti dell’ultimo decennio per il Parco archeologico di Agrigento. Sarà possibile, una volta terminati i lavori, ripercorrere l’esatta strada che conduceva all’imponente altare di Giove.
L’intervento più delicato e allo stesso tempo più scenografico sarà quello del riassemblaggio della trabeazione (architrave, fregio e cornice) sorretta dai telamoni – 38 in origine – e la musealizzazione delle parti dell’imponente statua che sarà sostenuta in piedi da una sottile lastra in acciaio con mensole di pochi millimetri: un supporto sismico di ultima generazione. Secondo la testimonianza storica, il Tempio di Giove era tra i più grandi d’Occidente, addirittura più imponente del Partenone.
Il grande tempio dorico – oltre 56 metri di ampiezza per oltre 113 di lunghezza per 6340 mq – fu costruito in blocchi di calcarenite, una novità per il tempo, anche per le diverse soluzioni architettoniche impiegate. Secondo Diodoro Siculo, il timpano era decorato con scene della Gigantomachia e della guerra di Troia, per eccellenza le più dinamiche e scenografiche.
I telamoni (alti quasi 8 metri) dovevano trovarsi a circa 11 metri di altezza rispetto al pavimento, appoggiati su mensole e con il busto ancorato alla muratura. Oggi si cerca di ridisegnare la mappa dell’Olympeion, crollato dopo un terremoto nel 1401, e del tutto sconquassato nel XVIII secolo quando gran parte dei suoi blocchi di calcare furono utilizzati per costruire il molo di Porto Empedocle.
È bello vedere come in questo momento storico i siti archeologici e i musei in Sicilia stiano operando al massimo dell’impegno per riaprire con ambienti più accoglienti e nuovi progetti.