Il Quotidiano di Sicilia ha intervistato la Dottoressa Roberta Fidone, psicologa, affrontando il tema della depressione post partum dopo la tragedia avvenuta a Misterbianco
La comunità di Misterbianco, nel Catanese, è ancora sconvolta dalla morte della piccola Maria Rosa, la neonata di soli 7 mesi lanciata lo scorso 30 aprile dalla madre, A.M.G, dal balcone dell’abitazione di famiglia, sita in via Marchese. Un volo, quello dal terzo piano, che non ha lasciato scampo alla bimba, gettando nello sconforto e in un dolore straziante il padre, D.V, il fratellino di soli 7 anni, i familiari e tutti gli abitanti del Comune in provincia di Catania. Lunedì 5 maggio, presso la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, l’ultimo saluto alla tenera Maria Rosa: commozione, applausi e lacrime hanno accompagnato entrata e uscita della minuscola bara bianca in cattedrale, con i palloncini lasciati andare simbolicamente verso il cielo. Stando a quanto appreso sin dai primi momenti dopo il delitto, la madre autrice dell’infanticidio era affetta da patologie di carattere psichiatrico, aggravate ancor di più dalla depressione post partum subentrata dopo la nascita di Maria Rosa, mai realmente “accettata” dalla donna sino al momento della tragedia. Ma cos’è la depressione post partum? Quali sono i suoi sintomi e come può essere affrontata questa patologia subdola? Lo abbiamo chiesto alla Dottoressa Roberta Fidone, psicologa ed esperta in supporto alla genitorialità, di gestione dell’ansia, dei conflitti relazionali e degli stati depressivi.
Depressione post partum, l’intervista all’esperta
– Dottoressa Fidone, cosa s’intende per depressione post-partum? Come si manifesta la patologia?
“La depressione post partum è una condizione molto complessa, che comporta molto sofferenza – esordisce – Si manifesta in circa il 10-15% delle donne. I sintomi sono quelli di un episodio depressivo maggiore: stanchezza, irritabilità, forte senso di tristezza, insonnia, iperfagia oppure mancanza di appetito. L’eziologia precisa è ancora sconosciuta, però si possono rilevare i fattori di rischio di questa malattia: sicuramente aver avuto un episodio di depressione maggiore in precedenza, oppure avere una familiarità clinica per la depressione. Anche il mancato supporto sociale o della coppia influisce, così come lo scompenso ormonale che si viene a creare dopo la nascita del bambino/a. Riguardo i fatti di cronaca che abbiamo appreso in questi giorni, tuttavia, si è appurato come la donna avesse altre patologie psichiatriche molto più severe. In questo caso, dunque, più che di depressione post partum, parlerei di psicosi post partum. Esistono marcate differenze tra le due patologie. Se nella depressione c’è consapevolezza del disturbo, con la madre che a causa della sofferenza non riesce a instaurare in nessun modo una forma di attaccamento nei confronti del figlio nonostante sia presente il forte desiderio di creare il legame; nella psicosi post partum, invece, si perde il contatto con la realtà, con la presenza di allucinazioni, deliri paranoidei, impulsività, disturbi del sonno. Si tratta di una condizione molto complessa che può degenerare dalla depressione – risolvibile se presa in tempo in modo più semplice – e che può giungere sino all’infanticidio: possono essere presenti voci o pensieri che possono “comandare” al genitore di uccidere il figlio in quanto visto come fonte di tutte le sofferenze”.
– Cosa scatta nella mente di una donna a tal punto di non accettare il proprio figlio o la propria figlia?
“Ciò che scatta è molto complesso da spiegare – prosegue – perchè generalizzare è un’arma a doppio taglio e bisognerebbe indagare in modo approfondito la storia pregressa della donna. Sicuramente c’erano state delle patologie pregresse nel caso della mamma di Misterbianco, di cui si occuperà il perito psichiatrico incaricato del caso. A grandi linee, però, si può dire che i fattori di rischio della psicosi post partum sono avere una predisposizione genetica alla psicosi, disturbo della personalità borderline o un disturbo bipolare. E’ probabile che la donne soffrisse di questo: per questo credo sia fondamentale la prevenzione. Se ci fosse stata una prevenzione ancora prima della nascita della bambina, come uno screening periodico prima del parto, questo sarebbe stato essenziale”.
– Quanto è importante la vicinanza di familiari e affetti più cari per affrontare una malattia del genere?
“La vicinanza, il supporto e la comprensione dei familiari sono essenziali. Fungono sicuramente da fattore di prevenzione della depressione post partum e della psicosi. Tuttavia, a maggior ragione nei casi in cui la patologia diventi più severa, il solo supporto dei familiari non è sufficiente. Si rendono necessari l’ospedalizzazione, la cura farmacologica e un percorso di psicoterapia”.
– Secondo Lei, si parla abbastanza al giorno d’oggi della depressione post partum o bisogna fare ancora di più in ambito di sensibilizzazione e comunicazione a riguardo?
“Sicuramente se ne parla di più rispetto agli anni passati, anche se potrebbe parlarsene ancora maggiormente. Credo debba aumentare la sensibilizzazione non soltanto in merito a questo argomento, ma in generale sull’igiene mentale, discutendo dell’importanza di screening periodici e di prevenzione del disturbo mentale nel complesso. Fondamentalmente la nascita di un figlio è un evento significativo nella vita di una persona e ciò può slatentizzare qualsiasi disturbo psicologico: nel caso della signora di Misterbianco, è emersa la psicosi o un probabile disturbo di personalità, ma si può slatentizzare qualsiasi tipo di patologia. Se le malattie mentali venissero trattate a dovere in precedenza, dunque, la situazione diventerebbe certamente più gestibile”.
– In conclusione, da esperta nel settore, cosa consiglierebbe ad una donna che cominci ad avvertire sintomi simili alla depressione post partum?
“In primis chiedere aiuto, chiedere aiuto ai professionisti. E’ indispensabile rivolgersi agli sportelli di ascolto anche pubblici: ci sono diversi consultori ad esempio nel territorio catanese che organizzano corsi pre parto e seguono poi le donne con follow up dopo la nascita. Vi è anche il servizio di psicologia dell’ospedale San Marco: ci sono tantissimi sportelli d’ascolto che trattano in modo adeguato questo importante argomento”.
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