Vino, nel messinese un nuovo Consorzio - QdS

Vino, nel messinese un nuovo Consorzio

Michele Giuliano

Vino, nel messinese un nuovo Consorzio

giovedì 19 Gennaio 2023

Nasce il “Mamertino”: messe insieme 15 aziende per una produzione annua di 100 mila bottiglie. La presidente Mondello: “Produttori seri che hanno creduto fortemente nel progetto”

MESSINA – Una nuova Doc in Sicilia, un nuovo progetto di sviluppo e di rilancio di una storica denominazione, che coinvolge 15 aziende e un ampio territorio della provincia di Messina. Per la Sicilia in generale si tratta di un accrescimento della propria offerta di qualità, mentre anche la zona occidentale porta novità importanti di garanzia del prodotto. Il nuovo Consorzio Doc è quello di Mamertino: dopo il riconoscimento della denominazione nel 2004 e la nascita dell’associazione nel 2019, giunge a compimento il lungo percorso del Mamertino con la fondazione del Consorzio. Le quindici aziende, storiche e di nuova generazione, si sono riunite sotto la guida della presidente, Flora Mondello, che ha lavorato per creare una realtà funzionale, produttiva, che guarda al futuro tenendo i piedi ben saldi nella tradizione.

“Il Mamertino è un piccolo gioiello della storia vitivinicola siciliana che, pur venendo da un glorioso passato, deve poter interpretare oggi una modernità enologica davvero interessante e competitiva grazie, soprattutto, al coinvolgimento delle nuove generazioni”. L’area di interesse è quella nord-orientale della provincia di Messina che abbraccia 31 comuni, dalla costa tirrenica fino ai Nebrodi. Il suo tessuto produttivo identifica, oggi, la presenza di piccole aziende a conduzione familiare, con una media di 3/4 ettari ad azienda (per un’estensione complessiva pari a circa 50 ettari) e piccole produzioni di nicchia per un totale di 100.000 bottiglie annue; un progetto quindi che mira ai grandi numeri senza perdere di vista il legame con il territorio, che è fatto di storia ma anche di famiglia e di socialità.

“Produttori seri che hanno creduto fermamente nel progetto sin da primo istante, uniti insieme per promuovere il grande patrimonio vitivinicolo e paesaggistico del mamertino: una gloriosa terra che ha nella coltivazione della vite il suo cuore produttivo” conclude Flora Mondello. Tra le più importanti iniziative che prenderanno il via durante il 2023, quella di sviluppare e promuovere la conoscenza dei vini della denominazione, facendone percepire identità e valore. Ancora, verranno organizzate iniziative legate a una moderna e più contemporanea formula di enoturismo e hospitality, così da stimolare la crescita del settore vitivinicolo con un’offerta esperienziale più ampia, in grado di valorizzare ogni singolo attore del Mamertino Doc.

Il primo appuntamento del neonato Consorzio è al Vinitaly 2023, in programma dal 2 al 5 aprile nella città scaligera. Le aziende che hanno aderito al Consorzio sono: Antica Tindari, Barone Ryolo, Cambria Vini, Cantina Vinicola Bongiovanni, Cantine Lipari, Feudo Solaria, Gaglio Vignaioli, Guzman Tenuta Moreri, Paone Vini, Planeta, Principi di Mola, Sapuri Cantina Siciliana, Tenuta Lacco, Vigna Nica e Vasari.

Il Consiglio direttivo del Consorzio Doc Mamertino è composto dalla presidente Flora Mondello (Gaglio Vignaioli), dal vice Presidente Carmelo Grasso (Feudo Solaria), dal tesoriere Simone Paone (Mimmo Paone) e dalle consigliere Ylenia Martino (Antica Tindari) e Maria Genovese (Vigna Nica). Le tipologie ammesse dal disciplinare di produzione sono, ad oggi, diverse, e varie: bianco e bianco riserva; rosso e rosso riserva; calabrese o nero d’Avola e calabrese o nero d’Avola riserva e, infine grillo-inzolia. Il disciplinare regola anche le percentuali varietali minime e massime ammesse per ciascuna tipologia. Sia per i bianchi che per quelli rossi, è previsto un periodo minimo di 6 mesi di maturazione tra legno e bottiglia. La differenza tra bianco e riserva e rosso e riserva è coerente al periodo di affinamento obbligatorio, prima della commercializzazione. Nei vini rossi con l’appellativo riserva il periodo di affinamento non può essere inferiore ai due anni dalla vendemmia.

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